Ma il silenzio non spegne l'Intifada

Ma il si non spegne l'Intifada Ma il si non spegne l'Intifada NOSTRO SERVIZIO TEL AVIV — Israele ha dovuto trasformare 1 territori occupati in un grande carcere per soffocare le manifestazioni di giubilo popolare in seguito alla dichiarazione di indipendenza palestinese: i 700 mila abitanti della striscia di Gaza sono sotto regime di coprifuoco da cinque giorni (il periodo più lungo mai imposto su questa zona dalla «Guerra del sei giorni» del 1967 a oggi); identico provvedimento è stato preso nei confronti di altri 300 mila palestinesi residenti in città e in campi profughi della Cisgiordania; altri grossi centri arabi (come Ramallah. Betlemme, Jenin e Hebron) sono stati ieri accerchiati e isolati dalle truppe israeliane, rafforzate in una misura senza precedenti. In questi giorni i palestinesi di Cisgiordania e di Gaza sono isolati dal resto del mondo. Le autorità di occupazione hanno disattivato le linee telefoniche e martedì sera, per diverse ore, interrotto la corrente elettrica per impedire loro di vedere alla televisione le immagini che provenivano da Algeri. Anche le trasmissioni della radiotelevisione israeliana erano ieri insolitamente parche per quanto concerneva le risoluzioni del Consiglio nazionale palestinese: un ordine della direzione aveva consigliato ai giornalisti di limitarsi all'essenziale e di non trasmettere la viva voce di Yasser Arafat «per non eccitare gli animi nei territori occupati» (un giornalista della televisione si è dimesso, gli altri meditano agitazioni sindacali di protesta). Ai giornalisti stranieri è concesso di entrare in Cisgiordania e a Gaza solo in convogli guidati da ufficiali dell'esercito. Un giornalista, recatosi nelle prime ore della mattinata a Gaza, ha notato qualche pneumatico in fiamme agli angoli delle strade e ha attirato qualche sassata. Poi è stato fatto uscire senza che gli fosse concesso di discorrere con gli abitanti Ma le informazioni escono ugualmente e indicano che l'esercito non è riuscito ad ottenere quanto si era proposto, di convincere cioè la popolazione che Vlntifada non ha alcuna speranza di ottenere successi politici. Nelle ore successive alla dichiarazione di indipendenza le truppe hanno dovuto soffocare sul nascere decine di manifestazioni spontanee. Fonti arabe sostengono che in una di queste, avvenuta martedì alla periferia Nord di Gerusalemme, un palestinese è stato ucciso dai soldati (ma il portavoce militare non è stato in grado di conferma¬ re o smentire la notizia). Un altro palestinese è morto sempre martedì per le ferite riportate tre giorni fa in uno' scontro avvenuto nella striscia di Gaza. Non solo i giovani sfidano le autorità israeliane, ma anche la leadership palestinese locale. Nella «zona franca» della moschea di Al Aqsa, a Gerusalemme, trecento attivisti palestinesi si sono riuniti per leggere assieme e sottoscrivere il testo della dichiarazione di indipendenza approvato ad Algeri: vi era Hanna Siniora, direttore del quotidiano AI Fajr (in passato, indicato come possibile membro di una delegazione giordano-palestinese In una trattativa di pace con Israele); vi erano medici, attivisti sindacali, esponenti di organizzazioni femminili e giovanili palestinesi. Osservatori militari ritengono che quando le misure precauzionali saranno allentate, l'entusiasmo palestinese si esprimerà, almeno in un primo momento, nel lancio di bottiglie incendiarie contro veicoli israeliani in transito nei territori occupati. Parallelamente si prevede una recrudescenza del terrorismo palestinese. Durante i lavori del Consiglio nazionale due commando palestinesi hanno cercato di infiltrarsi dal Libano in Israele «per pren¬ dervi ostaggi e scambiarli con i palestinesi detenuti nel corso della rivolta» (così almeno affermava un volantino trovato in loro possesso). Ora, ritengono questi osservatori, tentativi del genere potrebbero essere Intensificati su iniziativa delle organizzazioni palestinesi fllosirlane o flloliblche (che fanno capo ad Ahmed Jibril, ad Abu Mussa e ad Abu Nldal). In questi giorni esse hanno criticato con veemenza i documenti approvati ad Algeri e potrebbero essere intenzionate a dimostrare l'inflessibilità della loro volontà di continuare la lotta armata contro lo Stato sionista. Sia l'Israele ufficiale che 1 principali mass-media locali sostengono che ad Algeri l'Olp non ha ripudiato affatto il terrorismo, non ha riconosciuto (nemmeno implicitamente) Israele e ha invece ravvivato le fiamme della rivolta nei territori. Nella riunione di ieri del gabinetto ristretto alcuni ministri laboristi hanno tuttavia detto di «vere scorto nella politica di Yasser Arafat qualche novità che potrebbe preludere a una soluzione negoziata del conflitto. Queste timide valutazioni sono state però respinte nettamente dai ministri del Likud, il partito del primo ministro incaricato Yìtzhak Shamir. f. a. , ■' ■ Gaza. Un poliziotto israeliano intima con il manganello a un fotografo di allontanarsi mentre manda un giovane palestinese a rimuovere le barricate dalle strade (Tel. Ap)

Persone citate: Ahmed Jibril, Hanna Siniora, Yasser Arafat, Yìtzhak Shamir