Un altro «libro bianco» di dp sulla gestione della salute pubblica in Piemonte di Gianni Bisio
Sanità, affari d'oro per i privati Un altro «libro bianco» di dp sulla gestione della salute pubblica in Piemonte Sanità, affari d'oro per i privati In 50 cartelle dattiloscritte denunciate alla magistratura incongruenze e disfunzioni - A Torino, il 52% delle analisi dirottate ai laboratori esterni - Così il costo di un esame passa da 2300 a 4500 lire Secondo 'libro bianco» di dp sullo stato della sanità in Piemonte. Il primo—V'Industria della malattia a Torino» — annunciò lo scandalo che nell'87 travolse i vertici dell'Usi 1-23. Questa volta, il consigliere regionale di dp Igor Stagliano e Gianni Caruso di Medicina democratica, denunciano le «convenzioni, d'oro» che legano le strutture sanitarie pubbliche a quelle private. In una cinquantina di cartelle, che saranno consegnate questa mattina alla magistratura, si indicano cifre, circostanze e testimonianze. 'La relazione della maggioranza — dice Stagliano — riconosce che la situazione della sanità è disastrosa, ma non fornisce indicazioni sulle radici del disastro. Noi le abbiamo cercate». In sintesi, dal documento di dp emerge che la sanità piemontese (4500 miliardi l'anno di fatturato, 45 mila operatori) «non conosce se stessa». Ne consegue che non é in grado di investire (né in attrezzature, né In personale) per migliorare le strutture; che per anni è stata «scassinata dai privati» mentre alcuni politici, accusa dp, 'facevano da palo»; che una parte della classe medica, quella degli affaristi, ha approfittato del 'sabotaggio» o almeno della «negligente superficialità» degli amministratori pubblici. E, infine, che 'l'occhio della magistratura ha governato la sanità, dove i politici hanno voluto chiudere entrambi gli occhi» se è vero che nel primo semestre '87 (all'inizio dell'inchiesta giudiziaria sulla 1-23) gli esami negli ospedali sono aumentati di colpo del 34% e le prestazioni nei poliambulatori del 9%. Stagliano e Caruso spiegano che il problema è l'Usi 123, cioè Torino, dove 11 servizio pubblico della salute col moltiplicarsi delle convenzioni è diventato un'industria privata: 1152% delle analisi, il 38 della radiodiagnostica e addirittura 1*87 della ria- bilitazione sono stati affidati ai privati, contro una media rispettivamente del 4, del 10 e del 44% del resto del Piemonte. Costi: un'analisi in un laboratorio pubblico costa in media 2300 lire, ma a una struttura convenzionata viene pagata 4500 lire: 1800 lire sono l'«affare malattia». Sulla 'ignoranza» del settore sanitario Stagliano si limita a citare alcune testimonianze alla commissione re¬ gionale. L'ex assessore Olivieri aveva ammesso di «non avere dati sul volume delle prestazioni» e di non essere in grado di individuare 'dove e come sono stati effettuati gli stanziamenti». Un funzionario, il dott. Bianco, ha detto che «non sono mai state fatte rilevazioni». Devecchi (de) ha detto che il totale degli esami c'è solo dal 4° trimestre '84, Calligaro (pei) e Santoni (pll) hanno denun¬ ciato 'l'atteggiamento non collaborativo dell'assessorato». E i sindacati, pur invitati, non hanno partecipato alla commissione. Ma già nell'85 in una 'Verifica» sulla sanità si diceva che nell'Usi 1-23 non era possibile «alcun processo di riordino», mentre si assisteva ad un •ulteriore peggioramento». Investimenti e personale: solo il 60% dei fondi a disposizione è stato utilizzato per i poliambulatori, il 75 per gli ospedali, mentre le insufficienze organiche del personale superano il 10%, con punte del 28 per gli aiuti di laboratorio e del 32 per radiologia. «Afa il 3 giugno dell'82 —fa notare Stagliano—l'Usi 1-23 (presidente Olivieri) riteneva "di non procedere ad investimenti in attrezzature per i laboratori". Era naturale: i privati erano fuori della porta ad aspettare le convenzioni d'oro che potevano nascere proprio dall'insufficienza, presunta o pilotata, delle strutture pubbliche». Gianni Bisio
Persone citate: Calligaro, Devecchi, Gianni Caruso, Igor Stagliano, Olivieri, Santoni, Stagliano
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