In albergo un museo clandestino

In albergo un museo clandestino Sequestrata a Tivoli la maxicollezione archeologica di un professore In albergo un museo clandestino I reperti erano in armadi a muro scavati nel terrazzo - Al vaglio degli esperti 45 mila pezzi che vanno dal paleolitico all'età romana - L'accusato si difende: «Poche cose di valore e tutte regolarmente comprate» ROMA — Quarantacinquemila pezzi, una specie di piccolo Louvre privato con reperti archeologici che vanno dal paleolitico all'età romana: è l'incredibile bottino scoperto a Tivoli nell'abitazione dell'ingegner Piero Ceruleo e in un albergo di sua proprietà, in seguito a un blitz del nucleo eentrale di polizia tributaria della Guardia di Finanza. -Un sequestro del genere, sia per quantità che per qualità degli oggetti, non lo avevamo mai visto», commenta Giovanni Scichilone, sovrintendente del museo protostorico e etnografico «Pigorini» di Roma, i cui esperti hanno fornito una prima provvisoria valutazione e catalogazione dei pezzi: punte di frecce di selce levigata, amigdale, asce, raschiatoi e altri strumenti tagliènti coi quali gli uomini dell'età della pietra squartavano animali o scuoiavano pelli. Ancora, ossa e denti di prede di cui quegli uomini si erano probabilmente cibati comprese le zanne di un elefante, insieme a un certo numero di vasi, piatti, anfore e statuette di epoca etnisca e romana. Schierinone non nasconde lo scandalo. «Moia reperti preistorici provengono da none italiane e nordafricane dove sono in corso scavi da parte di istituzioni pubbliche: è come se esistesse un'archeologia parallela, delle stesse dimensioni di quella ufficiale — aggiunge —. E viene da chiedersi se nel nostro Paese esistano altrove delle collezioni analoghe». Piero Ceruleo, l'ingegnere collezionista al centro della vicenda, imputato a piede libero dal pretore di Tivoli Renato Croce, tende ovviamente a sminuire la portata del ritrovamento. -Si è parlato di 45.000 reperti ma bisogna intendersi: , in ùùfl^cfiiàlin^ c'erano mila" denti di squalo di nes¬ sun valore commerciale che un amico mi aveva portato dalla Tunisia». Quarantuno anni, professore alll'istituto tecnico di Tivoli, proprietario fra l'altro di una vecchia Jeep, Ceruleo tiene à presentarsi come un appassionato. Racconta che gran parte del materiale preistorico gli è stata lasciata da suo padre morto alcuni anni fa, che gli aveva trasmesso questa passione per -quelli che ài profani potrebbero sembrare semplici sas8i.Il valore commerciale dei miei pezzi è pari a zero», insistè confessando di aver avuto in dono molti esemplari. Quelli di cui è stata accertata la provenienza dal Nord' Europa per esempio, affer¬ ma di averli ricevuti da amici dèlia moglie danese. -Altre cose le ho comprate in Italia e all'estero: ho tuttala documentazione necessaria per dimostrarlo». Un semplice, innocente collezionista? Eppure il professore di Tivoli ai finanzieri e agli esperti del Pigorini fino a ieri si era fatto passare come un vero e prono studioso dell'argomento, autore di articoli scientifici; in contatto con un non meglio precisato istituto universitario di Firenze, e si era vantato di aver speso vènt'anni per accumulare tutto quel tesoro di cui pareva andare molto fiero. Quel che è certo è che il bliz della Finanza, nelle prime ore della mattina, lo ha lasciato di stucco: -Francamente non,, me lo aspettavo». Invece il nucleo del capitano Delio Cardili! quell'operazione l'aveva preparata con cura. Una decina di uomini, -senza.grandi mezzi e tanto meno computer da guerre stellari» sottolinea alludendo ai più numerosi e meglio attrezzati «concorrenti» dell'Arma dei carabinieri, fiutavano la pista da quaranta giorni, dopo che l'Immancabile soffiata aveva dato l'allarme. -Dopo pedinamenti e appostamenti ci siamo introdotti nella casa travestiti da postini, poi, nell'albergo Monte di Ripoli fingendo di dover ordinare un pranzo di nozze. Tutto per'racogliere gli indizi necessari a ottene- re un mandato di perquisizione», raccontano gli uomini di Cardilli. '/ pezzi più decorativi erano in una teca ben illuminata del salotto della villa. Ma il grosso lo.abbiamo trovato nell'albergo, su nell'attico dove vive la madre del Ceruleo, che è anche la direttrice». il materiale era sistemato in armadi a muro scavati lungo il terrazzo coperto che circonda l'appartamento, piccole e grandi scatole, a volte ordinati, altre buttati alla rinfusa. Lì nel terrazzo, sparso sulle piastrelle lo hanno esaminato Enrico Pellegrini e Franco Tagliacozzo, 1 due archeologi preistorici del museo Pigorini accorsi per un primo sopralluogo. < Un effetto impressionante», racconta Pellegrini secondo il quale un certo numero di reperti viene da Venosa, in Basilicata. Altri sembrano provenire dalla valle dell'Aniene, intorno a Roma. Ma i pezzi più preziosi sono, quelli paleolitici che appartengono agli scavi del Circeo dove comunità umane vivevano 40-50.000 anni fa. -Il delitto è che sottraendo il materiale allo scavo si rendono impossibili quei rilievi stratigrafici che forniscono l'informazione scientifica più rilevante; si lamenta Pellegrini. Resta da vedere se quei «sassi» e quegli «ossi» finiranno nel museo protostorico dell'Eur o ritorneranno, magari solo in parte, nelle teche e negli armadi a muro dell'ingegnere di Tivoli. La famosa norma 1089 che dovrebbe tutelare il patrimonio artistico e archeologico risale al 1939 ed è del tutto insufficiente, ammettono ai Beni Culturali. Il rischio è che, cerne altre volte, tutto finisca con un'ammenda dalle 300.000 lire a un massimo (eccezionale) di tre milioni. "~ Maria Grazia.Bruzzc ne