Bisogno di Barbara Spinelli

Bisogno Bisogno vela antisemita non è roba da niente, non è un affare che si può subito chiudere. E' un evento esplosivo, sempre che la sorte degli ebrei ci stia a cuore. E' un nemico che ci minaccia, sempre che il nemico sia vero. Oppure il nemico non è vero, è un nemico posticcio, e l'immane corrucciarsi ha origini più oscure. Ha piuttosto a che fare con la letteratura, non con un giudizio politico realistico, dunque allarmato. In ogni caso — almeno a me sembra — è segno di un disagio delle nostre democrazie: della democrazia tedesca, e anche della nostra. E il motivo è comprensibile, visto che gli antichi fronti sono venuti meno, che i vecchi blocchi si stanno sgretolando. Per quarantanni, il nemico esistenziale dell'Europa occidentale è stato l'impero sovietico, e attorno a tale inimicizia si formavano schieramenti, si elaboravano politiche, si affermavano posizioni. Le sinistre (e oggi i Verdi tedeschi) potevano accusare le destre conservatrici e democristiane di volere la guerra fredda e il riarmo. Le destre potevano sospettare le sinistre di neutralismo, o finlandizzazione. Gorbaciov ha messo fine a tutto questo, una nuova era di fratellanza e amore si è aperta, i democristiani sono i più zelanti difensori della pere strojka, e all'orizzonte si profila la magnifica Casa comune europea, dove occidentali e orientali coabiteranno felicemente. Non per questo diminuisce tuttavia il bisogno di nemico esistenziale. Un nemico è fondamentale per vivere intelligentemente, non è necessario Freud per capirlo. Senza nemico non ha più senso alcunché: né la storia, né il progresso, né il conflitto politico. Bisognava dunque inventarlo, per non soffrire di un così grande lutto. O meglio, reinventarlo, visto che nei nostri cervelli ne abbiamo uno di riserva, da tanto tempo; il nemico in questione è sempre e ancora la Germania Federale. E' una gran fortuna che le nostre menti gli riservino da 43 anni un posto ben preparato, illuminato, e calduccio. Inoltre è un nemico così comodo, facile. Voluttuoso è scagliarsi contro l'eterno ritorno dell'antisemitismo tedesco, e per di più non costa nulla: possiamo scagliarci e al tempo stesso continuare a godere, ciucciare benessere, pensare ad altro, costruire (con la stessa Germania!) l'Europa del 1992. La battaglia contro il nazismo è semplice perché già l'abbiamo vinta nel '45, già ne conosciamo l'esito felice e inoltre siamo in sintonia con i regimi comunisti. Confortevole è battersi con un cadavere, e dire tutto il tempo che il cadavere è vivo. E' confortevole, ma niente affatto edificante. Jenninger ha tentato di ricordare cose assai spiacevoli per i tedeschi, ha parlato della bestia che ciascuno di noi alberga, quando ci affascina il successo di una Guida, o la tranquillità effimera che esso ci dà, o il capro espiatorio che esso ci offre. Ha messo uno specchio di fronte ai tedeschi, un orribile specchio, e questo non gli è stato perdonato. Ha tentato di rompere il cerchio dell'eterno ritorno, che ripete all'infinito le stesse parole, le stesse frasi stereotipate sulla Germania potenzialmente nazista, e mai serve a ricordare fino in fondo, e a liberare le coscienze. Pochi dirìgenti tedeschi, dopo di lui, si azzarderanno in sì spericolata avventura. Quanto ai democratici occidentali, il godimento è assicurato: non tanto in Inghilterra, Svizzera o America (le uniche nazioni che si sono mobilitate contro Hitler) ma di certo in Paesi come il nostro, con un passato assai meno limpido. Da noi la teoria circolare dell'eterno ritorno è sempre gradita. Il cerchio che tiene prigioniera la memoria tedesca fa comodo a molti intellettuali europei: sempre permetterà loro di organizzare colloqui, e di sentirsi cavalieri di una tavola rotonda. Barbara Spinelli

Persone citate: Bisogno, Freud, Gorbaciov, Hitler, Jenninger

Luoghi citati: America, Europa, Germania, Germania Federale, Inghilterra, Svizzera