Così Haydn voleva far vacanza di Leonardo Osella

Così Haydn voleva far vacanza La sinfonia «Gli addii» sabato 12 al San Filippo, violinista Mann Così Haydn voleva far vacanza MASSIMO Marin. dopo essere stato allievo di Lorenzo Lugli e avere seguito corsi di perfezionamento con Salvatore Accardo, ha intrapreso una carriera concertistica che lo ha portato in tutto il mondo. Ora è insegnante al conservatorio di Torino, sua città natale, ma prosegue intensamente l'attività solistica, resa ancora più interessante dal fatto che il suo violino è un Guadagnini del 1747. Sabato 12 alle 21.15, nella Cappella dell'Oratorio di San Filippo in via Maria Vittoria 5. Marin si presenta in concerto con l'Orchestra da Camera Intemazionale diretta da Giuseppe Savazzi. Eseguirà per il cartellone del Gruppo Artisti Associati il Concerto in la maggiore K. 219. l'ultimo dei cinque che Mozart scrisse nel 1775. L'opera muove da un -Allegro aperto» che sfocia, all'esordio del violino, in un -Adagio» e viene quindi ripreso. Dopo un altro -Adagio» ecco il Rondò in tempo di minuetto, con il delizioso tinaie lievemente offuscato da una musica di derivazione balcanica. In apertura di serata verrà presentata la Sinfonia n. 1 in re maggiore op. 28 di Prokofiev. Scritta nel 1917, rieulca lo stile classico di Haydn. come ha specificato l'autore stesso nella autobiografia, con tanto di gavottina galante, e rivela già i l ratti salienti della musica prokofieviana a cominciare dall'orchestrazione brillante e dall'inconfondibile humour. Dallo Haydn evocato si passa allo Haydn vero, con la notissima Sinfonia in fa diesis minore detta Gli addii. Il retroscena di questa composizione è data dalla parsimonia con la quale il principe Nicola di Esterhàzy concedeva ai suoi musicanti di andare in vacanza con le famiglie. Haydn, che era maestro di cappella, si fece interprete del malcontento degli orchestrali scrivendo questa pagina in cui gli strumi atisti alla spicciolata pigliano spartito e strumento e se la svignano in punta di piedi. L'»Adagio- finale è così descritto da Luigi Della Croce: -Nella prima parte, in cui suonano ancora tutti gli strumenti, le melodie si annodano tra loro in un abile contesto polifonico. Poi. dopo un significativo unisono, con l'esodo dei primi fiati il canto si fa più tenue, diviene una cantilena deliziosamente lagnosa, che gli strumenti ripetono in modo meccanico, come un organetto. Sul bordo di una lunga transizione sostenuta dal contrabbasso, in funzione di vecchio brontolone, si giunge alla vera chiusa con un organico ridotto gradualmente a due soli violini. E con un filo di voce essi continuano la perorazione, finché esalano le ultime note, isola- te da pause, come ironici singhiozzi». Dopo la prima esecuzione, il principe Nicola capi l'antifona e divertito lasciò in libertà i suoi orchestrali. La serata si chiuderà, con il complesso di nuovo a pieno organico, sulle spumeggianti note dell'ouverture rossiniana del Barbiere di Siviglia. Anche il concerto dell'Orchestra Sinfonica Rai di giovedì 17 (ore 20,30) e venerdì 18 (ore 21) all'Auditorium parte da una evocazione stilistica. Si tratta delle Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra op. 33 che Ciaikovski scrisse in omaggio a Mozart. L'autore gareggia con se stesso nel porre a confronto i virtuosismi del violoncello con le finezze dell'orchestrazione. Il brano (tema con sette variazioni separate da interludi e cadenze) avrà come solista Ivan Monighetti. Di tutfaltra pasta sarà l'altra pagina in programma, quella Quarta sinfonia di Sciostakovic che fu per l'autore fonte di reprimende da parte della burocrazia sovietica a causa del suo presunto formalismo; stroncata dalla Pravda. l'opera fu ritirata e -fatta perdonare», se così si può dire, dalla Quinta, definita da Sciostakovic stesso -Risposta pratica di un compositore ad una giusta critica-. La Quarta ha fatto scrivere a Luigi Pcstalozza: -Nella ricchezza dell'invenzione e nella vastità della concezione il taglio narrativo del tardo sinfonismo romantico si rovescia nel gesto epico di una musica estranea a qualsiar. «descrittivismo, ma che chiaramente segue il programma di un contenuto di idee e di sentimenti». Da notare fra l'altro gli stacchi ritmici del primo tempo, il suggestivo uso delle percussioni nella chiusura del secondo e la coda con l'orchestra che si assottiglia, spegnendosi impercettibilmente in un lunghissimo pedale di archi sul quale si incastonano misteriosi rintocchi di timpani, celesta e arPe- Leonardo Osella Giuseppe Savazzi

Luoghi citati: Siviglia, Torino