Il mistero di Aluffi in tredici disegni

Il mistero di Aluffi in tredici disegni AZZa galleria Mantrafino al 18 novembre Il mistero di Aluffi in tredici disegni CLASSICO come un greco antico e romantico come un tedesco, Paolo Aluffi, pittore quarantenne dai capelli bruni e dai morbidi occhi scuri, è volutamente enigmatico, simile forse a una creatura mitologica dalla doppia natura. In qualche modo il dio Ermes e il suo caduceo sembrano presiedere alla sua arte e anche al suo destino mondano, dato che il bizzarro Mercurio greco era pure protettore dei mercanti, e dunque dei galleristi (Paludetto, Russo, Tonin e altri), che hanno avuto un ruolo di spicco nella diffusione delle opere di questo artista. Una rassegna di diseghi, compiuti negli ultimi otto anni, sviluppati in altre tele, ma non preparatori, è offerta al pubblico fino al 18 novembre nella Galleria Mantra, in via Monte di Pietà 1. Sono tredici per l'esattezza, in bianco e nero per lo più, con una dimensione massima di cm 35 x 45 e un prezzo accessibile (intorno al milione). Non hanno titolo, commenta l'autore, e aggiunge osservandoli che per lui prima di tutto viene il fatto interiore: si tratta poi di trasferirlo in termini apparentemente figurativi, in favole affascinanti. Vita remota e vita attuale sembrano uguagliarsi nei suoi sogni; e così essenziale ne è l'invenzione fantastica, che il problema non è «dipingerla», ma trarla fuori comunque, esprimerla materialmente. E' un metodo trascrittivo di sensazioni strane, d'accostamenti impensati, un mondo dell'attesa votato all'ordine e al ri¬ gore, un mondo estraniato, oltre la realtà. Paolo Aluffi, a proposito delle meditazioni che animano il suo cammino creativo, cita un fascicolo di «Valori Plastici» dell'aprile-maggio 1919: «Ogni cosa ha due aspetti: uno corrente, quello che vediamo quasi sempre e che vedono gli uomini in generale; l'altro, lo spettrale o metafisico, che non possono vedere che rari individui in rari momenti di chiaroveggenza e di astrazione, così come certi corpi occultati da materia impenetrabile ai raggi solari non possono apparire che sotto la potenza di luci artificiali quali sarebbero i raggi X». Un richiamo a una poetica che fa da sfondo, talvolta da supporto, alla tensione che resta nella mutazione dei linguaggi caratteristica della ricerca di questo ancora giovane pittore, della ricerca di una «seconda realtà» che pur dovendo essere «visibile» deve mantenere pulsanti nel profondo l'inquietudine, la magìa, l'enigma. Egli non nega la sua simpatia per la pittura del Trecento toscano (non genericamente, per quella dell'intero secolo, bensì per quella fase dopo la peste narrata da Boccaccio); si appella a De Chirico, aggiunge, ma vuole soprattutto restare l'artista capace di trasformare la «cosa» in fatto drammatico, in mito. .. Me tei la Roveri» Paolo Aluffi alla Mantra, via Monte di Pietà 1, fino al 18 novembre, orario 15,3019,30; chiuso sabato, domenica e lunedì. Paolo Aluffi, senza titolo

Persone citate: Aluffi, De Chirico, Paludetto, Paolo Aluffi, Russo, Tonin