Sedie d'autore, sedersi non è necessario
Sedie d'autore, sedersi non è necessario arredamento Sedie d'autore, sedersi non è necessario UNA mostra di «sedie d'autore» sta girando nelle città del mondo: dopo Milano s'è trasferita a New York, poi Amsterdam, Londra, Parigi ed altre metropoli. Organizzata da «Promosedia», la rassegna itinerante presenta esemplari firmati da 13 architetti, gli stessi che parteciparono alle edizioni '87 e '88 del Salone Internazionale della Sedia di Udine. Filo conduttore delle varie manifestazioni, destinate a proseguire negli anni, è la volontà di stimolare la ricerca di nuove idee, nuovi materiali, nuovi progetti: nel gusto di oggi la sedia, dicono gli organizzatori, assume più che mai il ruolo di oggetto d'autore, in grado di avere vita e dignità propri, senza dover sottostare al tradizionale abbinamento con gli altri pezzi dell'arredamento. E l'aspirazione a proporre, anche a livello di vita quotidiana, oggetti raffinati rial punto di vista estetico esige che le doti di fantasia trovino adeguato supporto nella conoscenza tecnologica. Così, la ricerca degli architetti si svolge su due filoni (puntualmente presenti alla mostra): l'uno privilegia il design della forma al di là delle preoccupazioni sull'esito funzionale, l'altro — che fa capo alla Società di Ergonomia Applicata — preferisce curare la sicurezza e il comfort dell'utente. «Sulla praticità dei primi esemplari ho qualche dubbio», dice Marisa Galbiati, docente di Analisi dei sistemi urbani al Politecnico di Milano e designer lei stessa, «anche se, evidentemente, i risultati dal pùnto di vista estetico sono sempre interessanti e talvolta eccellenti. Ad esempio, la sedia di Paolo Parigi è decisamente divertente, ed è pure molto bella, fondata su una sintesi formale rigorosa di tre linee che si incontrano. Oppure quella di Sergio Asti, che si inserisce nel filone di una speciale attenzione ad un uso antropomorfo degli oggetti, e ricorre a materiali, colori, forme che rompono con la scuola del razionalismo nelle sue varie evoluzioni». «Ricorderei anche la sedia di Peppe di Giuli, cherrichiama il disegno delle panchine dei parchi ed è molto semplice, tutta a linee orizzontali». Sempre nel filone della ricerca formale, significativa l'opera presentata da Alberto Salvati e Ambrogio Tresoldi: uno studio sull'ec- centricità della forma, una struttura singolare, che evoca un poco un androide. Tutte sedie, queste, più che altro da guardare, ammirare. Di fatto, le sedie, più che per essere osservate, servono per passarci ore, riposando, lavorando, guardando la televisione, chiacchierando con gli amici, mangiando. Come ribadiscono i designer sensibili alle esigenze dell'ergonomia, la funzionalità di un sedile è strettamente collegata alle caratteristiche individuali di chi lo usa, alla durata della posizione seduta e agli scopi per cui è stato realizzato. Per esempio, le prestazioni che si richiedono a un se■ dile adatto al lavoro videoterminale devono essere molto più articolate di quelle richieste per una sala d'attesa. Oltretutto il. tempo di permanenza è ben diverso: da otto ore a pochi minuti. Sono proprio gli «ergonomici» a cercare di definire le caratteristiche fondamentali dei sedili, in funzione dell'uso e dei tempi di fruizione, ed a catalogare i vari tipi di sedie in relazione ad essi. E' ancora Marisa Galbiati ad individuare gli esempi più significativi di tale scuola. «Citerei Mario Marenco (è proprio il complice di Renzo Arbore, stimato architetto oltre che divertente show man, Ndr), che presenta una sedia estremamente semplice, ma in grado di rispettare la comodità di chi la usa e di salvaguardare la giusta posizione delle articolazioni. Poi Tito Agnoli, il cui stile ricorda-vagamente gli Anni 50, con le famose opere disegnate da Giù Ponti e De Carli». «Anche Corrado Aroldi è attento ad alcune regole essenziali alla funzionalità come l'arrotondamento all'altezza; del ginocchio, accorgimento che consente di muovere liberamente le gambe. E non dimenticherei Giorgio Decursu, che propone un sedile ampio, molto comodo per tutti e principalmente per chi non è magro». Parallele alle mostre, a cura di «Promosedia» escono anche i -Quaderni-. pubblicazioni periodiche che hanno lo scopo di creare un punto d'incontro e dialogo tra i protagonisti — designers. industrie e pubblico — di'Un settore destinato a diventare fra i più incisivi del made in Italy. Ornella Rota A sinistra, sedia «Aida» di Philippe Starck per Flos; a destra modello-ghigliottina di Christian Due
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