Le sorgenti del Nilo, un vecchio rompicapo

Le sorgenti del Nilo, un vecchio rompicapo Speke, Burton, Grant, Baker, Livingstone, Stanley, Waldecker: 150 anni di spedizioni e rivalità Le sorgenti del Nilo, un vecchio rompicapo FINALMENTE mi trovai sulla sponda del Nilo; lo spettacolo era stupendo, insuperabile! Era la realizzazione completa dell'effetto che si potrebbe raggiungere in un parco grandioso: un fiume splendido, largo 600 o 700 metri, punteggiato di isolette e scogli...». John Hanning Speke, colto da mistica esaltazione, voleva che i suoi uomini si bagnassero nel fiume sacro. Bombay, l'africano che gli faceva da guida, rispose a nome di tutti: «Noi non vediamo queste cose nel tuo modo fantasioso, ci accontentiamo delle cose semplici della vita...». Questo dialogo si svolgeva il 21 luglio del 1862, a circa sessanta chilometri dal lago Vittoria. Pochi giorni dopo Speke sarebbe stato il primo europeo a vedere le mitiche sorgenti del Nilo (per qualche strana ragione gli africani non sono considerati esploratori). Sulla via del ritorno, lungo il fiume, egli riuscì a inoltrare un telegramma in Inghilterra. Il messaggio terminava con una frase lapidaria: Il Nilo è sistemato. Ma la realtà era ben diversa. La millenaria questione delle sorgenti del Nilo era tutt'altro che esaurita: la vera battaglia si sa¬ rebbe combattuta in Europa e fu assai meno nobile e più tragica di tutti i tentativi di esplorazione. Il Nilo è uno dei più lunghi fiumi del mondo. Senz'altro è il più famoso. Nessun luogo della Terra è rimasto tanto a lungo misterioso, né ha esercitato uguale fascino come le sue sorgenti. Per noi uomini moderni il Nilo non è altro che un sofisticato congegno idraulico, capace di portare le piogge equatoriali fino al Mediterraneo, attraverso un terribile deserto. Ma questo fenomeno rimase insoluto per secoli, spazio vuoto riempito dall'Immaginazione. Da dove veniva tutta quell'acqua? Come poteva ogni anno allagare l'Egitto, al culmine della stagione secca? E dove era il Caput Nili"? Secondo Erodoto e i geografi greci, il Nilo nasceva dai Monti della Luna, altissimi e coperti di ghiaccio eterno. Per quasi duemila anni nessun dato rilevante si aggiunse alle mappe: le sorgenti del fiume restavano un luogo immaginario, sperduto nel vuoto della Terra Incognita, dimora di mostri, nani e cannibali con la coda. Il cuore dell'Africa era sconosciuto quanto gli abissi marini o lo spazio interstellare. Poi nel 1848 una notizia incredibile raggiunse l'Europa: un missionario tedesco era riemerso da un viaggio nell'interno con una scoperta sensazionale. Diceva di aver visto, come sospesa nel cielo, la cima di una montagna altissima e coperta di neve (era il Kilimanjaro). Nessuno gli credette e fu preso per visionario. Ma ormai la miccia era accesa. Improvvisamente l'Europa fu di nuovo pervasa da • quella exploring-mania che nei secoli precedenti aveva spinto i vascelli inglesi e portoghesi sulla via della Cina, delle Americhe e dell'Australia. Il punto focale di questa furia esplorativa fu l'Africa centrale, in particolare le sorgenti del Nilo. Pochi anni più tardi, nel 1856, la Reale Società Geografica di Londra decise di finanziare una spedizione nella regione. I due uomini prescelti erano di una tempra non comune: entrambi erano sperimentati viaggiatori e avevano alle spalle una solida esperienza. Richard Burton era penetrato, opportunamente travestito, nelle città proibite di Harer e La Mecca. Speke aveva cacciato per anni nelle più remote zone del Tibet. Ma le incompatibilità dei loro caratteri erano profonde e ben presto sfociarono in rivalità. L'ambizione e la smania di gloria avrebbero fatto il resto. La carovana raggiunse il lago Tanganyka in condizioni disastrose. Sulla via del ritorno, Burton decise di concedersi una lunga sosta, mentre Speke proseguiva verso il Nord. Quando arrivò sulle rive di un grande lago, che battezzò Vittoria, fu colto da una stupefacente intuizione: si trovava di fronte alle sorgenti del Nilo, ne era sicuro. Riuscì a tornare in Inghilterra qualche giorno prima di Burton e comunicò la sua scoperta agli esterrefatti gentiluomini della Società Geografica. Fu creduto, se pure non aveva prove, e ottenne i finanziamenti per una nuova spedizione. Quando Burton arrivò, i giochi erano fatti. Speke sarebbe ripartito per l'Africa, ma senza di lui. Il nuovo compagno di Speke, James A. Grant, non aveva ambizioni personali. La «battaglia» del Nilo era iniziata, in un clima di diffamazione, malignità e polemiche senza fine. Speke raggiunse il Nilo nell'estate del 1862. Di fronte ai suoi occhi estasiati il fiume erompeva dal lago Vittoria in una cascata spumeggiante. Il trionfo di Speke fu effimero: al suo ritorno Burton lo attendeva al varco, freddo e implacabile. Dove erano le prove che quel fiume era il Nilo? E 11 Vittoria era lo stesso lago che Speke aveva visto a Sud? Egli non lo aveva circumnavigato e non poteva saperlo. La polemica divenne subito rovente e la «questione del Nilo» si trasformò nell'argomento del giorno sulla stampa, nei club, nei caffè. Non c'era più nulla di chiaro e la Società Geografica decise di troncare la bagarre con un dibattito pubblico. Ma Speke non arrivò mai a sostenere la sua tesi: poche ore prima morì in un misterioso incidente di caccia. Il fatto non fu mai chiarito e si parlò di suicidio, in una atmosfera da romanzo giallo. Pochi anni dopo, nel luogo dove Speke aveva visto il fiume uscire dal lago Vittoria, fu posta una lapide. L'iscrizione diceva: «Speke scoprì questa sorgente del Nilo il 28 luglio 1862». La ricerca delle altre sorgenti continuava. Un altro inglese, Samuel Baker, la individuò nel lago Alberto Livingstone la c^rcò molto più a Sud. La questione era quanto mai intricata: il Nilo stava lentamente riaffon- dando nella leggenda (una mappa del 1873 mostra cin- que laghi al posto del Vitto- rla). Fu Stanley a chiarire defi- nitivamente il mistero: cir- cumnavigò il lago Vittoria e segnalò il corso del Kagera, suo principale immissario. Nel 1937 un viaggiatore te- desco, Waldecker, raggiun- se le sorgenti prime del nume in Burundi. Qui un'iscrizione consacra il Caput Nili. O almeno il più importante. Paolo Novaresio '**' y.t^'irr- ——"i ^j^"''^^' "^^ìfi^SSi ^"^'^V:''^" ^ f' '^r^r^^'^'^ " ' '.• ' ' • l] Le cascate Murchisohn: un salto di 36 metri dal Nilo Vittoria al livello del Lago Alberto

Persone citate: Alberto Livingstone, Baker, James A. Grant, John Hanning, Livingstone, Nilo Vittoria, Paolo Novaresio, Richard Burton, Samuel Baker