Mina, una voce che ha trent'anni

Mina, una voce che ha trent'anni Dall'eremo svizzero arriva il nuovo album «Ridi pagliaccio» Mina, una voce che ha trent'anni TRENTANNI dopo e ancora c'è la voglia di scherzare, di sorridere é, soprattutto, di cantare. Mina, sempre Mina, fortissimamente Mina. Secondo la scadenza rituale, frutto di stagione prenatalizio, Mina toma a proporre il suo campionario di fantastica interprete con un doppio album, Ridi pagliaccio, lungo un tragitto di ventuno tracce dove fare sfoggio di una voce che dimostra di non sentire il tempo. Sono passati trent'anni, infatti, dal debutto sulle scene di Mina: allora la signorina di Cremona, conosciuta con il nomignolo di Baby Gate e stuzzicata dal fenomeno fresco di importazione in Italia del rock'n'roll aveva appena iniziato ad impressionare gli operatori del settore, grazie ad una personalità che l'avrebbe rivelata come la migliore esponente in assoluto del bel canto (leggero) all'italiana. • Oggi dall'eremo svizzero, da dove filtrano timide e avare notizie, solo in coincidenza con l'uscita dei dischi. Mina si diverte a distribuire una manciata di canzoni ogni anno: e l'umore dev'essere proprio buono se, rinunciando a mascherature e tribolati fotomontaggi, ha accettato di farsi fotografare, addirittura con una ricca torta di panna sulla testa, ciliegine e trenta candeline, per festeggiare a modo suo la ricorrenza. E' questa la novità saliente di Mina versione 1988, visto che il lavoro di cantante lo assolve, come al solito, nel migliore dei modi. In Ridi pagliaccio, cosi intitolato in onore di una ripresa, peraltro non memorabile dell'aria di Leoncavallo, si ascoltano pagine squisite, imprezio¬ site dall'intervento di Mina, alternate ad altre non sempre all'altezza: anche questa è una regola, visto che da tempo si osserva come tutti gli album doppi di Mina potrebbero essere sfoltiti senza nessun reale impoverimento artistico. Ma alla Divina, si sa, è giusto concedere questo e altro. Sono belle e importanti quasi tutte le rivisitazioni operate da Mina, a partire da II portiere di notte, di Ruggeri, Canzoni stonate, conosciuta nella versione di Morandl (1982) e Noi due nel mondo, nell'anima, dei primi Pooh, ravvivata da un lancinante assolo di chitarra elettrica, per giungere ad alcuni «must» del repertorio internazionale, / lefl my heart in San Francisco, Moody's mood e in particolare You'll never know, vispa e ironica, nella più sana vena dell'artista. Un solo punto debole in questa parte dell'album, l'impossibile sfida a Madonna con Into the groove, da cui risulta chiaro che Mina è una cantante straordinaria che sul campo della dance music deve però rendere anni, energie, fisicità e scioltezza della signora Ciccone in Penn. Un'altra abitudine, questa non proprio positiva, sta proprio nella zona d'ombra in cui Mina sprofonda talvolta con la scelta del nuovo materiale da affidare alla sua voce. Guidata dall'istinto di vecchia volpe dell'ambiente e dal figlio Massimiliano Pani, coautore di diversi pezzi e arrangiatore di quasi tutto l'album, Mina non riesce a risollevare dalla mediocrità alcune canzoni assolutamente trascurabili, che scivolano via senza lasciar traccia, poco più che un riempitivo qualsiasi. Da rammentare comunque cóme più meritevoli sotto questo profilo ci sono Lui, lui, lui — sigla al programma di Raiuno «Domani sposi» —, E' Natale, ballata agrodolce sui significati di quella festa. L'ultimo gesto di un clown, la cronaca accorata di un addio, e Bignè, un brillante divertiment per golosi in salza jazz: tutto il resto è invece da dimenticare senza nessun rimpianto, un personaggio come Mina dovrebbe pretendere per sé qualcosa di più. Ben orchestrato, suonato con grande dignità e precisione dai musicisti coinvolti—un bel manipolo di esecutori di estrazione diversa, tra i quali vanno ricordati il pianista jazz Renato Sellani, un batterista discreto e persuasivo come Eliade Bandini e l'ardimentoso chitarrista Paolo Dianolio — Ridi pagliaccio è un album onesto e sincero, ma che nulla può aggiungere alla gloria di Mina. La quale, forse per vezzo, forse per distrazione, tra le austere note di copertina e anche sull'etichetta del disco ha «dimenticato» di segnalare e citare il produttore; come dire che il marchio di fabbrica è quello di sempre, di un'organizzazione familiare-artigianale a cui non bisogna chiedere bizzarrie, né voli oltre i margini consolidati. Ovvero, come avrebbe suggerito uno slogan di qualche tempo fa: Mina, un nome che vuol dire fiducia. Enzc Gentile

Persone citate: Baby Gate, Ciccone, Eliade Bandini, Leoncavallo, Massimiliano Pani, Paolo Dianolio, Penn, Renato Sellani, Ruggeri

Luoghi citati: Cremona, Italia, San Francisco