Lo scrittore fascista diventato barbone

Lo scrittore fascista diventato barbone Si riscopre Marcello Gallian, torna il romanzo «Il soldato postumo» Lo scrittore fascista diventato barbone ROMA — A più di quarant'anni dalla pubblicazione viene ristampato - il soldato postumo» di Marcello Gallian (a cura di Cesare De Michelis, Marsilio, pp. 251, L. 16.000). n romanzo racconta le avventure e le disillusioni della giovane generazione in camicia nera vissuta tra le due guerre, dei fascisti rivoluzionari, antiborghesi, anarchici, desiderosi di tagliare i ponti con ogni tipo di istituzione politica e culturale, in conflitto con ogni immagine della tradizione e del passato. Una generazione «perduta», di sconfitti, che non vedrà le proprie utopie in nero soddisfatte dal regime desideroso negli anni di mettere da parte i suoi più esaltati sostenitori e di ordine e di legalità. Il libro del 1935 descrive con toni abnormi, grotteschi, surreali, che traggono molte suggestioni dal realismo magico di Bontempelli, la vita—come li chiama Gallian — del «disperati della rivoluzione» . Si tratta di arditi e di squadristi, di piccoli borghesi e gente del popolo che agisce a comando, di una «ciurma» capace di obbedire e di sopportare sacrifici, che tira schiaffi e bastonate, botte e revolverate, che «lavora a ordine» e rappresenta la forza del fascismo. Con stile manieristico, fortemente espressivo, è narrato il «sentimento di vivere in una rivoluzione fascista», permanente «festa» e «ricreazione», animata da desideri di lotta, di vita dissipata, «bruciata» e di morte eroica. Una vicenda, che sviluppa poi straordinarie analogie con la storia personale e privata dello stesso Gallian. Lo scrittore fascista e bohémien infatti si sentirà rappresentante per tutta la vita di questa generazione, esponente della «razza giovane», deraciné, che vuole vivere da protagonista la dissoluzione e il «tramonto dell'Occidente». Gallian era nato in una ricca e aristocratica famiglia e a diciassette anni, posseduto dall'ambizione di diventare un santo o un guerriero, come racconta lui stesso, rinuncia alla prima vocazione; scappa dall'esclusivo collegio fiorentino dove studiava, diventa legionario a fianco di D'Annunzio nell'impresa di Fiume. Ammiratore sfegatato dell'autore de 11 Piacere si dice poi che dopo essere stato baciato da D'Annunzio su una guancia non si lavò, per trattenere il sacro contatto, per parecchi giorni. Ma a metà degli Anni Venti a Roma è già un artista di successo. Ha collaborato al teatro degli Indipendenti di Anton Giulio BragagUa, ha scritto i romanzi II dramma nella latterìa. La donna fatale, Vita di uno sconosciuto e Nascita di un figlio. Con l'amico Bontempelli collabora alla prestigiosa rivista Novecento, redatta anche in francese. Lo scrittore «maccheronico» e folenghlano, come lo ha definito il critico Enrico Falqui, vince il premio Viareggio nel 1934 con il libro Comando di tappa. Scrive per qualche tempo sul Corriere delta Sera. E' stimato da Ungaretti e Bilenchi. Ma il pupillo del regime, l'autore vezzeggiato e amato, non dimentica mai il suo credo, la sua aspirazione: un artista deve essere fuori della norma e praticare fino in fondo 11 connubbio di arte e vita. Come ricordano quelli che lo hanno conosciuto da Paola Masino, compagna per an¬ ni di Bontempelli, al critico Giacinto Spagnoletti, è esuberante e generoso, dissipatore di un gran patrimonio familiare, incurante del futuro, capace di rifiutare onori e prebende per sé, avido e insistente procacciatore per altri. Passa le notti a parlare, per ore, di arte e di letteratura con amici artisti e scrittori al ristorante preferito vicino al teatro Valle. Ma basta un -disaccordo su qualche argomento letterario, per provocare clamorose sfide. Come quelle di cui sono protagonisti, altrettanto focosi, Bontempelli, Ungaretti, Bellonci. A metà degli Anni Trenta da parte del fascismo inizia il rifiuto e l'emarginazione di Gallian: la sua letteratura si rivela «scomoda», troppo oltranzista, dura, e Inattuale, centrata sul mito di un regime come perenne giovinezza. I suoi libri vengono censurati e lo scrittore allontanato dalle attività pubbliche. Nel dopoguerra, Gallian è un sopravvissuto. Segnato dal suo passato, fa il pittore e il free lance, collaboratore di vari giornali su cui firma anche con pseudonimi. Ma ha una famiglia numerosa che non riesce a mantenere, e una voce lo vuole anche segnato dal «mal francese». Lui che aveva avuto stipendi da mille lire al mese diventa un caso: scrittore-barbone, vendè sigarette alla Stazione Termini Muore in grande povertà. Sul giornale Paese Sera, prima della sua scomparsa avvenuta nel 1968, c'era stata l'iniziativa di una colletta «per lo scrittore fascista». •Ho conosciuto Gallian — ricorda Paola Masino — e sono rimasta colpita dalla sua personalità assolutamente singolare: era esaltato, geniale. Negli ultimi anni poi era in miseria e continuamente cercavamo, indirettamente e senza parere, di aiutarlo. Era comunque molto affascinante: bruno con l'aria orientale, ebbe anche ad una certa età una paralisi, senza mutare il suo atteggiamento di curiosità verso l'arte e verso la vita. Io devo a lui il mio incontro con Bontempelli. Avevo già avuto occasione di conoscere Bontempelli e diedi proprio a Gallian un mio racconto per la rivista Novecento. Bontempelli lo lesse e volle vedermi di persona Era un mondo molto casalingo e povero il nostro degli Anni Venti a Roma. Non è una battuta: passavo molto del mio tempo, oltre che a scrivere, a rattoppare i vestiti consumati dall'uso di Bontempelli e di Pirandello». Paola Masino prosegue: 'Con Gallian non ho mai avuto confidenza come con Pirandello. Ci si vedeva tutte le sere in una compagnia numerosa a teatro, a cena, al bar. Su Gallian circolava un'aneddottica molto curiosa. Desideroso di violare le regole e le convenzioni sociali, dopo un lussuoso pranzo buttò alcuni pezzi di un bellissimo servizio. Era un comportamento che oggi proprio non si potrebbe capire: il disprezzo per gli aspetti materiali dell'esistenza». Gallian insomma era proprio come uno dei suoi personaggi antiborghesi, che preferiscono morire anziché arrendersi al ritmo di una vita banale e quotidiana? «La base culturale di mio padre era di non accettare quella che considerava la falsità delta borghesia» afferma Giampiero Gallian, oggi direttore generale dell'Enit. 'Era una personalità molto forte, autoritaria. In n a , a e o i a i i e é o e a fn, à n casa si vedeva poco, si sentiva per giorni e giorni il ticchettare delta sua macchina per scrivere. Era aggressivo ed entusiasta insieme». E Lorenza Trucchi, storica dell'arte che ha frequentato lo scrittore nell'ambiente degli artisti romani nel dopoguerra quando tentava la strada della pittura, racconta: -Era un irregolare. Etichettato come fascista, se la passava malissimo. Doveva ogni giorno affrontare per sopravvivere problemi oggi difficilmente immaginabili. Stampava per passione un. giornale, anzi lo chiamerei un foglio di pittura. E gli artisti lo sovvenzionavano regalandogli quadri. Guttuso e Turcato lo hanno alutato molto. Anche a me come a tanti altri capitava di dargli una mano. Arrivando a casa sua trovavo ifili della ' luce tagliati e poco cibo, era una figura veramente drammatica». I ricordi di Giacinto Spagnoletti risalgono invece ad un periodo precedente, alla fine degli Anni Trenta quando frequentavano insieme i corsi universitari a Roma: 'Ci siamo incontrati quando io avevo quasi venfanni e lui era vicino ai quaranta. Tra le sue caratteristiche c'era una grande intelligenza ma anche una grande ingenuità. Avendo capito che il fascismo era alle strette, si era iscritto a Lettere sperando così con una laurea di crearsi un futuro. Per tutta la vita resterà poi imprigionato nel fatto di essere fascista. Questa ristampa arriva a proposito. Ammiro molto la sua prosa, ha toni da realismo russo e la capacità di interpretare le situazioni con un ritmo accelerato. Populismo e vitalismo si incontrano in lui. Credo che Gallian sia stato un Celine italiano senza la drammatizzazione a cui arrivò lo scrittore francese. E' un'occasione mancata delta nostra letteratura». Ma Walter Pedullà, critico letterario e docente universitario di letteratura italiana, obietta a questa affermazione che Gallian era semplicemente un seguace estremista del bontempeUismo. 'Tuttavia — afferma — merita di essere ripubblicato più di tanti altri scrittori che hanno libri in circolazione, incarna un fenomeno di rimozione della cultura: Non c'è dubbio, Gallian è un personaggio che è stato assolutamente cancellato. Un personaggio scomodo, lo scrittore-barbone morto In miseria, che ha portato alle estreme conseguenze il connubbio di letteratura e vita, epigono della «gioventù bruciata» con gagliardetti e divise nere degli Anni VentiTrenta Mirella Serri Marcello Gallian con la moglie, a Fregene nel 1966

Luoghi citati: Fiume, Roma, Viareggio