Ma attenzione all'anno dei record

Ma attenzione all'anno dei record Ma attenzione all'anno dei record Il dominio della McLaren e i sospetti sulle simpatie dell'Honda per Senna potrebbero portare alla crisi mandando in orbita la Formula Indy di CRISTIANO CHIAVEGATO Cosi è finita la stagione del record, cioè il campionato targato McLaren. Quindici vittorie, su 16 gare, per la scuderia inglese, otto primi posti di Senna, sette di Prost, tredici pole positìon del brasiliano. Non era mal successo nel mondiale di Formula 1 che un team dominasse praticamente tutte le corse, visto che probabilmente U trionfo della Ferrari a Monza è stato almeno facilitato dall'errore del neo campione del mondo. Basta guardare le classifiche per rendersi conto di quanto sia stata «marziana» la McLaren: 199 punti contro ì 65 della scuderia di Maranello, seconda in graduatoria. Ed anche per quanto riguarda i piloti, Berger, terzo, è lontano anni luce della coppia di testa. Quando, ancora alla fine del passato inverno, dopo il debutto in prova della nuova vettura MP4/3, Ron Dennis disse chiaramente che la McLaren avrebbe vinto tutto qualcuno sorrise, altri gli diedero del megalomane. E' evidente che il manager britannico aveva nella mani dei dati precisi circa le prestazioni e i consumi di carburante. Dire ora quale sia stata l'arma assoluta della McLaren è difficile. Forse il motore Honda (ma lo aveva anche la Lotus che non ha certo fatto bella figura), forse un'aerodinamica molto raffinata ed un telaio assai efficace. Ma più probabilmente è stato il complesso a dominare: piloti eccezionali, propulsore affidabile e potente, un'elettronica d'avanguardia, una squadra super-organizzata, tecnici espertissimi. Il tutto amalgamato dagli enormi mezzi a disposizione (70 miliardi di spesa solo da parte dei giapponesi) e da una mentalità che rasenta il fanatismo con un Ron Dennis al vertice durissimo, disposto ad usare più il bastone con i suoi uomini che non la carota. Dennis nella sua ultima conferenza stampa ad Adelaide ha smentito qualsiasi favoritismo nei confronti di Senna, ha detto che 1 due piloti hanno avuto sempre a disposizione identico materiale, che nessuno ha interferito nel duello per il titolo mondiale. E quasi certamente è tutto vero. Ma la gara di ieri ha dato l'impressione che Prost avesse a disposizione una vettura perfetta ed il suo compagno di squadra (lo stesso Senna ha dichiarato a fine gara che il motore non era dei migliori) non fosse a suo agio. Si è avuto cioè il dubbio che il francese abbia ricevuto un contentino dopo che il brasiliano aveva già vinto il mondiale. Non vogliamo comunque alimentare ulteriori sospetti, n fatto è che uno strapotere come quello dimostrato dalla McLaren può provocare situazioni imbarazzanti e comunque dei dubbi. Non conviene a nessuno, né alla Formula 1 in generale, né tantomeno alla McLaren continuare su questa strada. Anche perché la Formula Indy preme: ha soffiato alla Fisa il Gran Premio di Detroit ed 11 prossimo anno si porterà per la prima volta nella storia in trasferta in Giappone, forte della presenza di marche titolate fra le quali anche la Porsche e (a partire dalla 500 miglia di Indianapolis) l'Alfa Romeo. Le colpe non sono certamente addebitabili alla scuderia inglese o alla Honda, che hanno fatto il loro dovere. Se ci sono responsabilità, sono nella Federazione che credeva di avere messo alla pari motori turbo ed aspirati (invece erano due categorie nettamente differenti) e delle altre squadre che non hanno saputo mettersi al passo. Dal prossimo anno si inizierà da capo con motori atmosferici di 3500 ce uguali, teoricamente, per tutti. Ma non sarà facile scalzare dalla vetta Senna, Prost e le loro auto che sin da oggi sono il «complesso» da battere.

Persone citate: Berger, Prost, Ron Dennis, Senna

Luoghi citati: Detroit, Giappone, Indianapolis, Maranello, Monza