Sabba di masche nelle nebbie albesi

Sabba di masche nelle nebbie albesi Streghe a convegno: un festival al bivio fra leggenda e ancor viva tradizione Sabba di masche nelle nebbie albesi Nell'antico borgo di Riondino le donne e i «libri del comando» per far piangere bimbi, rovescile carri e far bello e cattivo tempo - Le magie antiche e quelle odierne ALBA — A Riondino, antico borgo del comune di Trezzo Tinella, nell'Albese, sabato le masche, misteriose creature campagnole, in genere di sesso femminile (ma esistono pure i masconi) si sono adunate decise a dare una risposta al «festival del diavolo» torinese. All'esangue e serioso demone cittadino si sono contrapposte beffarde e ruspanti, con una bottiglia di barbera in una mano e il «libro del comando» nell'altra: nel libro sta infatti il segreto dei loro sinistri poteri, poteri che tuttavia non fanno in genere più danno del rovesciamento d'un carro, del far piangere un bambino o far ammalare il vitello. «Masca» è storpiatura dialettale di «maschera», ovvero brigante, poiché pare che ladri e malfattori usassero rapinare ai trivii e quadrivii i viandanti col volto mascherato e talvolta travestiti da demoni. Naturalmente ci sono anche le «maxi-masche»: come evoca un documento ritrovato nella sacre¬ stia della chiesa di Cortemilia. Ricorda una masca che, sul finire dell'800, per vendicarsi di un giovane colpevole di averle gettato nel fiume per spregio il «libro del comando» avrebbe maledetto valle e fiume Bormida in eterno. Giovani e vecchi oggi individuano lo spettro della vendicativa masca nella Montedison, tramite l'Acna, stabilimento chimico di coloranti di Cengio, che inquina ferocemente il fiume. Tutto questo lo racconta in piemontese un anziano langarolo, Vigin (Luigi) Rovetto, di 70 anni, che ha conservato nella memoria una vera antologia di racconti straordinari sulle imprese delle masche. Ricorda che le donne per diventare «masche» dovevano recarsi ad un settivio dove si sarebbe presentata una masca che avrebbe guidato le «novizie» ad un ciabot (casolare) per un raccapricciante esame. Secondo Vigin il rito consisteva nel far bollire in un pentolone senz'acqua un gatto nero. Solo chi avesse resistito alle urla dell'animale avrebbe meritato l'affiliazione alla congrega. Mentre Vigin parla la nebbia scende sempre più fitta, quasi per ostacolare gli ospiti del festival. "Questa è certamente opera di una masca» spiega Donato Bosca, professore di lettere della scuola media di Mango d'Alba e sospetto «mascone». "Le masche vogliono dar prova dei loro poteri». Nel suo libro «Langa magica, cento storie di masche» Bosca non dimentica la «masca delle nebbie», ritenuta tra le più pericolose. "Il due maggio — spiega poi il professore — ho partecipato ad un incontro sabbatico presso un grande albero di noce a Paroldo, nella piazza principale, poco dopo mezzanotte. Le masche chiacchieravano tra loro, e si confidavano le proprie esperienze, che ho accuratamente registrato: "Erano — prosegue Bosca — donne di varia estrazione sociale ed età. C'era una perpetua, un'anziana farmacista, una che si faceva chiamare semplicemente "la suocera", un'altra che si autonominava "amica dei buoi", un'altra "amica dei conigli", una donna molto bella, una capitana d'industria. Tutte dicevano di essere in possesso del magico libro del comando, in cui sono scritte le formule magiche di cui fanno uso». L'eco di queste voci non si è ancor spento che il festival prosegue con la proiezione di diapositive di Bruno Murialdo, in cui si scorgono chiese abbandonate, piloni votivi, volti rugosi di masche e masconi, «rittoni» (luoghi dove scorre l'acqua) e altri luoghi magici della valle del Bormida. E' poi la volta di Angelo Manzone, cantautore campagnolo che rinverdisce le storie dei vecchi langaroli. Quindi tocca a Lucia De Castelli, medico veterinario (quindi potenzialmente masca anche lei), componente del direttivo dell'«Associazione per la rinascita della valle Bormida» che spiega come la maledizione dell'antica masca sia stata trasformata in uno spettacolo che è stato rappresentato ad Acqui, a Saliceto, a Città del Casatello per far capire che la maledizione può essere sconfitta. Lo dimostra anche il pranzo offerto dalla famiglia Poncellini, che ha nullificato il sortilegio della rovina della Langa rimettendo a nuovo la borgata Riondino. Marisa Di Bartolo

Persone citate: Angelo Manzone, Bosca, Bruno Murialdo, Donato Bosca, Lucia De Castelli, Riondino, Rovetto

Luoghi citati: Acqui, Alba, Cengio, Città Del Casatello, Mango D'alba, Paroldo, Saliceto, Trezzo Tinella