« Paghi chi m'ha incarcerato » di Lorenzo Del Boca

« Paghi chi m'ha incarcerato » Vuole due miliardi di risarcimento un dentista arrestato per sbaglio « Paghi chi m'ha incarcerato » E' stato ingiustamente accusato di far parte di una gang specializzata nello spaccio di droga - La detenzione, dal 12 novembre dell'85 al 6 novembre dell'87, trascorsa a Milano e Torino - Sua moglie, intanto, ha chiesto il divorzio e la figlia non lo conosce più DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Innocente in galera. L'hanno portato in carcere e sua figlia non si reggeva'ancora in piedi da sola. Adesso che è tornato a casa la bambina fa le capriole ma non conosce il papà. Lui la sentiva crescere perché glielo raccontavano ma non ha visto quando ha cominciato a mangiare da sola e non c'era quando i versi dei neonati sono diventate parole con senso compiuto. Edoardo Filini, 38 anni, dentista di Milano, accusato di essere il finanziatore di una gang di spacciatori di droga, in carcero dal 12 novembre 1985 al 6 novembre 1987 ma assolto dal tribunale vuole dai giudici 2 miliardi di risarcimento. Con il patrocinio dell'avvocato Aldo Perla del Foro di Torino chiede i soldi al Ministro Guardasigilli Giuliano Vassalli, alla Procura Generale della Repubblica di Milano e a quella di Torino. Decidano loro quali sono i magistrati che hanno sbagliato e che. dunque, devono pagare. E' stato in prigione senza colpa, come Enzo Tortora. E. come Enzo Tortora, una volta che la giustizia ha riconosciuto il suo errore, presenta il conto dei danni. Fanno 3 milioni 205 mila lire per ogni giorno dietro le sbarre. Il lavoro compromesso, la moglie che chiede il divorzio, i risparmi di una vita sgretolati, la disperazione in famiglia. Riflette addentando l'unghia del pollice: -Chi mi restituisce tutti) questo?- 1 suoi guai sono arrivati — inaspettali e violenti — come una tegola sulla testa. -7 polistolti sono stati cortesi. Mi hnnno aspettato sulla porta dello studio: dovevano accompagnarli in caserma per una firma-. Come se fosse una formalità burocratica: urgente ma da sbrigare in pochi minuti. -Sono rimasto due giorni in un gabbione largo 3 metri e lungo 5 con altri otto disperati come me-. Poi la prigione. -Perché? Mi hanno dato una spiegazione che valeva una sentenza: "Rischi 25 anni di galera". Una mazzata: 25 armi. E perché?'. La Procura di Milano aveva avviato un'inchiesta su una banda di spacciatori di droga. Le indagini erano state affidate ai sostituti Riccardo Targetti e Francesca Marcelli i quali hanno individuato i canali dì un traffico di stupefacenti fra Italia e Spagna. Il numero uno di questa gang era Paolo Farina, milanese trapiantato a Madrid, che riusciva a tirare avanti camminando sui binari paralleli di una doppia vita: attività normale come dirigente di un cantiere navale e attività clandestina per l'importexport di hashish, amicizie pulite e amicizie da codice penale. Era stato compagno di scuola di Edoardo Filini con quale aveva mantenuto rapporti di cordialità. I telefoni sotto controllo hanno riportato conversazioni per affari poco puliti ma anche dialoghi del tutto normali. Facile confonderle. Il fornitore di vino del papa di Edoardo Filini che avverte: ■ Ho ancora un po'di roba, se vuole posso portargliela- può essere scambiato per un pusher? E il laboratorio di oro per le capsule dei denti che si giustifica: -Sono senza bilancino di precisione- può far pensare alla misura dell'eroina? L'ufficio del pubblico ministero, ritenendo quelle parole -chiare ed evidenti nella forma, significative e indubbie nel contenuto-, ha chiesto il rinvio a giudizio e il giudice istruttore Fabio Paparella l'ha mandato sotto processo. L'elemento d'accusa più grave era un'altra telefonata. Farina diceva: -Ho visto il mio amico dentista disposto a finanziare l'operazione fino a 300 milioni-. Ma la telefonata era stata travisata perché, in realtà, la voce diceva: -Ho Disto, mentre ero con il mio amico dentista, chi finanzierebbe-. Equivoci.-Il carcere ti rompe dentro. Si parla con altri ma si vive da soli. Un'ora d'a¬ ria al mattino e una alle 14: per il resto in cella-. A inghiottire discorsi di altri detenuti, brani di televisione comunque accesa e a costruire monologhi con se stesso per cercare spiegazioni dove non ce ne sono. «A Milano avevo uno studio da dentista e un laboratorio odontotecnico. Un altro centro l'avevo a Crema. Progettavo di ingrandirmi: pensavo a chirurghi di fama e a macchinari d'avanguardia ma da un giorno all'altro lio dovuto chiudere tutto e affittare a un milione al mese. Adesso, libero e riabilitato, devo ricominciare là dove avevo una clientela di rispetto. Dopo quattro mesi di carcere la mia attività professionale stava andando a rotoli. Mia moglie ha chiesto al giudice il permesso per un colloquio straordinario ma si è sentita rispondere che non ero al Grand Hotel-. I fascicoli del processo sono stati trasferiti da Milano a Torino per una questione di competenza ed Edoardo Fili¬ ni ha cambiato San Vittore con le Nuove. Perché nasconderlo? -Ho mangiato su un'antina che faceva da tavolo, pescando in quattro o cinque dalla stessa ciotola-. In carcere ha perso quindici chili di peso e gli sono venuti i capelli bianchi ma la richiesta di libertà provvisoria è stata respinta. Le porte della prigione si sono aperte solo con il processo, n presidente della terza sezione del tribunale di Torino Macario l'ha assolto e lui si è trovato oltre la galera. -Ho respirato, mi sono guardato in giro, ho camminato ma mi sono perso per la città. E' stato drammatico tornare al ristorante. Con un amico sono andato a mangiare una pizza ma sentivo un rumore al quale non ero più abituato, non capivo chi mi parlava e io stesso non riuscivo a parlare'. Un anno dopo il giudizio d'appello e il presidente Ambrosini ha confermato l'assoluzione. L'avvocato Perla che lo difendeva ha pronunciato un'arringa veemente: -Dovete avere coraggio — si è rivolto ai giudici —. Pronunciate una sentenza che restituisca dignità a questo galantuomo ma, contemporaneamente, ammettete che i vostri colleghi lo hanno tenuto in prigione senza colpa'. Il tribunale il coraggio l'ha avuto e adesso Edoardo Filini vuole che sia reso il giusto al giusto. -Ha pagato chi non aveva sba gliato, paghi chi lo sbaglio l'ha fatto». Lorenzo Del Boca