Bussotti: «La Gioconda come Hitchcock»

Bussotti: «La Gioconda come Hitchcock» INTERVBSTA / Parla il regista dell'opera che inaugurerà la stagione del Regio Bussotti: «La Gioconda come Hitchcock» Il lavoro di Ponchielli riscuote negli ultimi anni un grande successo di pubblico (ma non di critica) La Venezia dei Dogi, infida e sontuosa. Amore, morte, infamità, slanci sublimi, colpi di scena, pugnalate e affogamenti. Ecco Gioconda, perfetta macchina teatrale costruita da Amilcare Ponchielli e Tobia Gonio, alias Arrigo Boito: il 10 novembre inaugurerà la stagione del Teatro Regio, dodici recite che andranno presumibilmente esaurite, con gran tripudio di folla. Perché Gioconda ha un successo popolare inversamente proporzionale ai favori dei quali gode presso la Musicologia più accreditata: è un'-operaccia-, dicono, ma piace alla follia. E pare conoscere una nuova vitalità: il Comunale di Firenze l'allestì la passata stagione (ed è la stessa messinscena presentata al Regio, che poi la -passerà- alla Fenice di Venezia), quest'estate ha trionfato all'Arena di Verona. Certo, ci vogliono voci come Dio comanda, e un direttore che padroneggi l'incandescente materia, e una regia che non sia né snobistica né acquiescente: a Torino il cast allinea la Casolla — una can tante emersa strepitosamente negli ultimi due anni, — la Baglioni. la Gonzales, il teno re Fisichella, del quale si dice un gran bene, l'esperto mac stro Santi. E a •griffarc- regia, scene e costumi, Sylvano Bussotti. Lo incontriamo du rante una prova del primo at to: Barnaba aizza la folla con tro la Cieca, madre di Gioconda; c'è un plotone di comparse (partecipanti alla rega ta, armigeri, popolani) da mettere in riga. Bussotti li la scia nelle mani del fido Rocco, compagno di tante awen ture teatrali, che suda sette camicie nel tentare di rende re scenicamente convincenti i distratti giovanotti. Parliamo dell'opera che andrà in scena, ed anche delle innu merevoli attività che da decenni vedono Bussotti al centro della vita musicale in ternazionale. Gioconda, ovvero l'Opera: nel bene e nel male, a tutto tondo... ■ Più frequento quest'ape ra. più mi viene il fondato so spetto che una larga parte dell' "intellinghenzia" musi cale che la disprezza non la conosce bene, o si fermi a certi aspetti evidentemente mol to dotati. Sul piano stretta mente musicale, c'è un tessu to ' orchestrale e corale straordinario: Ponchielli pa re ricordarsi che Venezia una città "merlettaia" e la vora in punta di penna, con finezze continue. E che dire della Danza delle ore? L'a tesse firmata Ciaicovski nessuno si sarebbe stupito, Teatralmente, poi, il mecca nismo è di tale precisione da ricordarmi Hitchcock: i caratteri dei personaggi sono sbalzati con maestria, dal primo al quarto atto c'è una progressione incalzante. Se poi vogliamo cercare spessore psicologico, dunque un minimo di ambiguità, è. evidente che siamo fuori strada: qui c'è l'abiezione a tutto tondo, l'abnegazione a tutto tondo... Ma quali dirompenti risultati ha prodotto l'incontro fra un intellettuale come Boito e un "istintivo" come Ponchielli!- - Il regista, lo scenografo, come si regola di fronte a tanta materia? «Con Gioconda, ho radicalizzato un metodo di lavoro che mi è abituale: applicare alla lettera le indicazioni degli autori, partire da un preciso dato documentario nel ricostruire scene e costumi: seguendo la progressione drammaturgica, poi, è chia- ro che il regista può arrivare molto lontano... Oggi in genere accade il contrario: c'è un bisogno superfluo di novità a lutti i costi, si parte con l'idea di rileggere, stravolgere e non si sa dove si approda! Ma forse io non ho queste ten¬ tazioni perché mi "sfogo" con le mie opere... Come scenografo, ho voluto ricreare fedelmente quei "luoghi veneziani" che tanta parte hanno nell 'opera. Per il quarto atto ho ottenuto di costruire l'intera riva degli Schiavoni, con riflessi d'acqua di grande effetto. Il volto della Cieca, attraverso un trucco approprialo e l'uso di garze sugli occhi, sarà impressionante. Espedienti di un volta, se vogliamo: ma per gli interpreti è importantissimo sentirsi calati in un'atmosfera coinvolgente. A Firenze ottenemmo unn successo strepitoso, sono certo che si ripeterà a Torino.- — Torniamo a Venezia: quella d'oggi, non quella dei Dogi. Che è sede della Biennale, e vede Sylvano Bussotti alla guida della sezione Musica. Quali progetti, quali problemi? •L'istituzione da tempo at- a a traversa un'innegabile crisi, e purtroppo nessuno ha la bacchetta magica. Io ho comunque steso un ampio programma, interamente approvato: dare uìi senso al termine "Biennale" inanzitutto. con scadenze effettive nell '89 e nel '91; poi rendere Venezia centro permanente di studi internazionali, con la partecipazione di tutti i Paesi della Cee; infine promuovere un'attività musicale differenziata, all'altezza degli obiettivi della Biennale. Sono state commissionate tre nuove opere ad altrettanti compositori (un italiano, un francese, un nordafricano), ci sarà l'importante ritorno di Pierre Boulez, con Visage Nuptial, un mastodontico lavoro creato 40 anni fa, per tacere dell' "integrale" dell'opera di Ravel, danza compresa: La Valse di Roland Petit in piazza San Marco, Dafni e Cloe con Eric Vu An. e Amedeo Amodio che tornerà per esibirsi come ballerino... Questo però è il futuro: per il 1989. ho scoperto di avere un budget di 350 milioni...» Di che scialare! •Infatti. E piuttosto di far musica banalmente, mettendo insieme le solite due o tre cose, ho preferito spendere questi soldi di un video-clip Biennale-Apollo, che sarà diffuso in televisione attraverso vari spot e andrà certamente alla mostra del cinema. Il tema? C'è un moderno cou-boy che capita a Venezia, incontra i direttori di Sezione sotto forma di cartoni animati e infine, tra un Ticpolo e un Carpaccio, arriva a scoprire la Biennale in persona, l'attrice Piera Degli Esposti, che gli rivelerà molte cose...» — Infine, che medita il musicista Bussotti? -Sto curando ima mia versione dell'Incoronazione di Poppea di Monteverdi, e sul piano della produzione, posso rivelare un progetto che amo molto: il Festival d'Automne di Parigi mi ha chiesto un nuovo lavoro in occasione del bicentenario della Rivoluzione, e fra un anno esatto andrà in scena Integrai Sade.- — Vuol sempre male ai critici e ai " gazzettieri "? -Più che mai! E quel che è peggio, non vedo neppure un ricambio generazionale: c'è un appiattimento televisivo tenibile-. — Nel suo libro -I miei teatri-, però, lei definisce il critico -quell'avversario più necessario di un amico-... • Era una licenza poetica... In realtà, con questa categoria bisogna sempre tener alta lajnjardia. Diffidare! - Vittoria Doglio Sylvano Bussimi firma regia, scene e costumi di «Gioconda»