Ventidue anni per 21 omicidi di Cosimo Mancini

Ventidue anni per 21 omicidi La sentenza al processo contro il «clan dei catanesi»: parla il legale del superpentito Ventidue anni per 21 omicidi Per il difensore di Salvatore Parisi «non sono pochi» - «Ha ammesso persino l'omicidio di tre carabinieri, per il quale era già stato assolto» - «E' molto difficile stabilire un rapporto tra la pena da infliggere e il delitto commesso» Sulla sentenza del processo contro il clan dei catanesi abbiamo raccolto un commento dell'avvocato Savino Bracco, difensore di Salvatore Parisi, uno dei personaggi di spicco del clan dei cursoti. Arrestato a Torino, subito dopo aver commesso il suo ventunesimo omicidio. Parisi aveva deciso di raccontare tutio quello che sapeva, dando il via al blitz che aveva portato in carcere centinaia di malavitosi, funzionari dello Stato e, persino, magistrati conniventi. Per lui il pubblico ministero ha chiesto 21 anni di carcere. L'avvocato Bracco ha ottenuto che la Corte, tenendo conto di una precedente condanna a quattro anni, decidesse per una pena complessiva di 22 anni. Per l'avvocato Bracco «è stata una sentenza abbastanza coraggiosa». «La Corte — spiega — ha voluto premiare il comportamento processuale non solo buono ma positivo-attivo di una categoria di imputati (1 pentiti). Costoro, dopo aver commesso tanti delitti orribili, hanno pagato un prezzo altissimo perché questi stessi delitti fossero puniti; ma soprattutto perché molti altri fossero prevenuti». «Non li vogliono» i pentiti, aveva detto il pubblico ministero nella sua requisitoria, riferendosi ai politici. A mio avviso non si vuole neppure che un imputato sia libero di confessare o no: lo si isola, gli si uccidono i parenti, lo si lincia come «infame». Costoro non fanno paura all'uomo della strada ma a tanta im- mondizia che si nasconde dietro cariche che dovrebbero essere presidio e tutela dello Stato, ed invece ne sono la decomposizione. La sentenza dell'Assise fornisce una boccata d'ossigeno a questi imputati ma richiama tutti ai doveri del vivere civile». Ventidue anni da trascorrere in carcere per 21 omicidi. Possono apparire tanti, o pochi. «Ventidue anni di carcere — ribadisce il legale di Parisi — sono tanti soprattutto per le condizioni in cui dovranno essere espiati da parte di imputati che. davanti a sé, non hanno che la prospettiva dell'isolamento e della solitudine carceraria. Anche tra pentiti le posizioni sono differenziate perché differenziate sono le ragioni della collaborazione. Ventidue anni sono tanti anche perché non è intervenuta, nel frattempp, una normativa premiale specifica che consentisse ulteriori diminuzioni di pena per chi collabora con l'autorità giudiziaria nei processi contro la criminalità organizza¬ ta. Se si entra in un discorso etico e filosofico che è proprio alla coscienza di ogni uomo, allora è molto difficile stabilire un rapporto tra la pena da infliggere e il delitto commesso. Vi sono delitti molto gravi che richiederebbero pene minime e delitti, anche piccoli, che richiederebbero sanzioni molto grandi come, ad esempio, a chi porta via l'ultima pensione ad una vecchietta». Parisi è detenuto dal 28 settembre dell'84 ed è in attesa di essere processato dalla Corte d'Assise d'Appello di Catania per la strage di San Gregorio. Assieme a quattro compagni aveva assassinato i tre carabinieri che scortavano Angelo Pavone, arrestato con una parte del riscatto pagato dai familiari dell'industriale Lino Fava. In primo grado è stato as¬ solto dalla Corte d'Assise di Catania presieduta dal giudice Pietro Perracchio. Per qurìta assoluzione il magistrato avrebbe accettato un anello per sua moglie. Alle Vallette è stato condannato a d'j anni e mezzo (tre mesi condonati'. «Parisi — dice l'avvocato Bracca — lon ha confessato semplice.i ente i suoi delitti ma ha raccontato la storia d°lla sua vita giungendo al punto di dichiararsi colpevole di questo triplice omicidio dei carabinieri dal quale era stato assolto». La lettura delle pesanti condanne è stata accolta con un silenzio di tomba. Tra qualche giorno sapremo se era rassegnazione o il presagio di nuovi omicidi come è accaduto dopo la sentenza del processo di Palermo. Cosimo Mancini Salvatore Parisi

Luoghi citati: Catania, Palermo, San Gregorio, Torino