Le rivoluzioni del prof. Ataturk
Le rivoluzioni del prof. Ataturk COSI' RICORDANO IL PADRE DEI TURCHI, A 50 ANNI DALLA MORTE Le rivoluzioni del prof. Ataturk Il 10 novembre '38 moriva lo statista che trasformò la Turchia, piagata dalla guerra e sprofondata nella tradizione, in un Paese laico e moderno - «Volle che fossi la prima donna musulmana a lavorare nel teatro», racconta l'attrice Bedia Muvahhit - «Era un profeta», dice l'attore Vasfi Riza Zobu - «Saliva in cattedra e c'interrogava», ricorda Hadiye Tuncer Il 10 novembre 1938, ad Ankara, moriva Ataturk. Nel 1920 aveva preso la guida di un Paese arcaico, sprofondalo nella tradizione, piagato dalla guerra: lasciava una Turchia moderna, laica, pronta per un futuro che oggi la vede alle porte dell'Europa. Nel cinquantenario della morte, lo statista verrà ricordato in convegni, congressi, studi, conferenze: anche nel nostro Paese le università di Roma e Milano hanno organizzato incontri. Come ricordano Mustafà Kemal pascià -Ataturk' (Padre dei Turchi) le persone che gli furono vicine? Stampa Sera lo ha chiesto a Bedia Muvahhit, la grajide attrice che 65 anni or sono fu la prima turca musulmana a salire su un palcoscenico: Vasfi Riza Zobu, il maggiore attore comico turco; Hìfzi Veldet Velidedeoglu, giurista e docente universitario; Hadiye Tuncer, storica dell'agricoltura. Appena sente la telefonala da Milano Bedia Muvahhit si commuove: «Conosco molto bene il vostro Paese, dice, e, fra i giornali di tutto il mondo che nel '23 pubblicarono la mia fotografia, ne conservo anche uno italiano». Poi rievoca il suo esordio: «A Izmir, Ataturk venne alla "prima" di Cesa Kanunu, commedia francese adattata da Ahmet Nury Bey e allestita dalla compagnia del teatro di Istanbul. Lui era appassionato di teatro, e di arte in genere. Ripeteva che tutti i mestieri si possono imparare, ma non quelli artistici, per cui bisogna essere dotati naturalmente. In quella tournée, io accompagnavo mio marito, che era attore. Alla Bne dello spettacolo, Ataturk gli chiese: "Non ci sono donne musulmane in palcoscenico?". Lui rispose di no, perché era proibito. Allora ordinò: "Deve recitare tua moglie. Domani verrò a vederla" Mi aiutarono i consigli di mio marito, la passione per il teatro e gli studi fatti alla scuola francese. La sera successiva Ataturk tornò e mi disse: "Sei stata molto brava, devi proseguire", n suo interessamento continuò sempre; ci telefonava, ci invitava, si sentiva responsabile del mio lavoro. Con lui, gli uomini tolsero il fez e le donne il carsaf, coprivestito che le avvolgeva da capo a piedi. Mi fece l'onore di essere la prima donna a lavorare nel teatro e io porto quest'onore per tutta la vita». Bedia Muvahhit recitò in oltre 500 spettacoli, con testi di autori stranieri (Cecov. Giraudoux) e turchi. Si ritirò dalle scene nel '75, dopo una celebre festa in cui il presidente della Repubblica Koruturk le cinse i capelli con un diadema d'oro. Anche Vasfi Riza Zobu, famoso attore comico — «Ho provato due volte a impersonare ruoli drammatici, ma la gente rideva appena mi vedeva entrare in scena» — iti pensione dall'83, fu uno dei beniamini del -Padre dei Turchi'. «Mi invitava anche alle sue feste, racconta, dove amava riunire intellettuali e artisti di tutto il mondo e ai suoi balli, dove per la prima volta donne e uomini stavano insieme. Scherzava, parlava in modo rilassato, aveva senso dell'umorismo. «Ma non era una persona come le altre, continua l'attore. Era un profeta, vedeva nel futuro, a volte sembrava agire sulla base di ispirazioni. Per esempio, nel '19 — lui era già generale, aveva 38 anni, io ero un ragazzo — l'Impero ottomano era totalmente distrutto, noi turchi non avevamo più né armi né niente ed eravamo sotto il dominio dei grandi Paesi occidentali. In quelle condizioni, lui prometteva: "Andrò in Anatolia, combatterò tutte queste nazioni, le sconfiggerò e creerò una nuova Turchia". Sembravano follie. Invece andò proprio così». Per Hìfzi Veldet Velidedeogiù, ordinario di diritto civile e storia delle riforme alla facoltà di giurisprudenza di Istanbul, il ricordo di Ataturk coincide con la consapevolezza «di essere diventato adulto». «Non c'era abbastanza personale, per svolgere i compiti amministrativi e burocratici dell'assemblea Nazionale, inaugurata il 23 aprile 1920, con Ataturk presidente. Cosi, si decise di assumere insegnanti di liceo, poi anche allievi. Ero uno di questi, avevo 16 anni. Un giorno il segretario generale Peker mi consegnò un documento chiedendomi di portarlo ad Ataturk, perché lo firmasse. Ero talmente emozionato, me lo ricordo come fosse adesso. Bussai piano. La sua voce ri¬ spose: "Avanti". Entrai, posai il foglio sulla scrivania: "Pasciàm, c'è questo documento da firmare". "Bene, lo lasci qui. Per favore mi mandi il signor Peker". Era la prima persona che mi dava del lei. Ero diventato adulto». Nel 25. un anno prima della riforma dei codici civile e penale. Ataturk inauguro la facolta di giurisprudenza di Ankara. "Promise la trasformazione in senso laico, ricorda Velidcdeoglu. e ammoni gli studenti: "Sarete voi ad applicare queste leggi, a farle vivere"-. Nel tempo, la sua attività di giurista fu sempre conforme allo spirito del 'Padre dei turchi-. In pensione dai '74. il professore fu membro della commissione per il codice civile dal '51 al 60, e presidente della commissione incaricata di preparare la Costituzione del '61. «La più importante delle riforme di Ataturk. spiega, fu l'avere realizzato uno Stato repubblicano e laico. Con lui l'islamismo cessò di essere la religione di Stato, pur essendo rispettato in quanto fede. Ataturk voleva la democrazia, e questa può esistere sulla base non di dogmi immutabili, bensì sola¬ mente di regole razionali, che i cittadini danno a se stessi». Ad avere il maggiore impatto immediato furono tuttavia le nuove norme riguardanti il matrimonio (si poteva sposare una sola donna, non più 4. come ammesso dal Corano i, la successione ereditaria (maschi e femmine concorrevano in eguale misura, in passato alla figlia spellava un terzoi. l'equiparazione dei testimoni in giudizio (fino ad allora, la testimonianza di due donne equivaleva a quella di un uomo). Hadiye Tuncer è una delle 5 donne che. dal 1933. furono ogni anno ammesse agli studi di agraria. Consapevole dell'importanza dell'agricoltura in una nazione eminentemente rurale, Ataturk elevò a livello universitario studi prima affidati a un istituto superiore professionale. -I professori, racconta, venivano dalla Germania, gli assistenti avevano imparato benissimo il tedesco e traducevano, noi stessi eravamo tenuti a studiarlo, un'ora al giorno. Le visite di Ataturk erano pressoché quotidiane. Arrivava da solo, vestito civile, apriva la porta, sovente saliva in cattedra e faceva lezione di storia. poi ci interrogava. Di agricoltura era appassionato; la sua era una fattoria modello, con il meglio delle attrezzature e dei metodi di lavorazione praticati in Occidente. Andavamo periodicamente per degli stages, discutevamo coi professori, con lui e coi suoi ministri che venivano in campagna a cavalcare». Ataturk era promotore e assiduo spettatore anche delle recite organizzate dagli studenti. «Ma la sola volta in cui avrei potuto recitare per lui, racconta Hadiye, caddi e mi ruppi una gamba. Glielo dissero; mi mandò una rosa rosa: lunghissima, bellissima. La conservo ancor oggi, sottovetro, in casa mia». Recitava invece Hamdi, compagno di facoltà che sarebbe diventalo suo marito: -Soprattutto cantava molto bene, fu tra gli interpreti della prima opera lirica turca, Uzsoy. Ataturk aveva deciso di mandarlo a studiare lirica a Vienna. Ma i miei suoceri si opposero, erano troppo tradizionalisti. Così partì un'altra studentessa, Saadet Ikesus. che diventò una delle nostre maggiori artiste d'opera-, I giovani erano anche incoraggiati a praticare lo sport: -In ogni università lui aveva voluto palestre con tutti gli attrezzi, e spazi per tennis, pattinaggio, scherma. L'educazione fisica era materia fondamentale». Hadiye Tuncer e autore di 25 pubblicazioni sulla storia dell'agricoltura turca e sulla legislazione ottomana nel settore. La figlia. Huner, e console generale aggiunto della Turchia a Milano, dopo essere stata docente di relazioni internazionali all'Università di Ankara e avere lavorato alle ambasciate di Copenaghen e Città del Messico. -Denominatore comune delle riforme di Ataturk, dice, fu la volontà da un lato di trasformare la Turchia in un grande Paese moderno, dall'altro di conservarne, anzi valorizzarne, le caratteristiche nazionali. Il suo spirito è ancora il nostro: la Turchia di oggi ha saputo rimanere — come lui voleva — uno Stato laico, ponte fra Est e Ovest, capace di una politica estera equilibrata fra le grandi potenze». Omelia Rota Istanbul, 1923. Bedia Muvahhit, la prima turca musulmana a diventare attrice, col marito. A destra, Mustafà Kemal «Ataturk»
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