Con Shamir il governo dei rabbini
Con Shamir il governo dei rabbini Incarico al leader del Likud che ha accettato le condizioni degli ultra religiosi Con Shamir il governo dei rabbini Indipendenza nell'insegnamento, finanziamenti e soprattutto la legge che stabilisce «chi è ebreo» - Il premier: il Parlamento dell'Olp è solo una manovra, i palestinesi non avranno mai i territori occupati nostro servizio TEL AVIV — A quindici giorni dalle elezioni israeliane sono stati due consigli rabbinici a sbloccare la situazione di stallo politico consigliando al partiti religiosi ultraortodossi di preferire U Likud del premier Ytzhak Shamir ai laboristi del ministro degli Esteri Shimon Peres. Così quando il presidente dello Stato Haim Herzog ha convocato ieri Shamir per affidargli l'incarico di formare il nuovo governo, questi poteva già contare sull'appoggio di tutti i partiti di destra e di quasi tutti i partiti confessionali che gli assicurava alla Knesset una maggioranza di 63 seggi su 120. Per attirare a sé i partiti religiosi il leader del Likud ha dovuto pagare un notevole prezzo politico, riassunto in un documento fatto pervenire in extremis al ••Consiglio dei Sommi della Bibbia». In esso Shamir elenca i ministeri e le commissioni parlamentari che passeranno nelle mani degli ultraortodossi, garantisce loro maggiore indipendenza nell'insegnamento scolastico e notevoli finanziamenti ai collegi rabbinici. Include infine il boccone più appetitoso per il consiglio rabbinico: entro sei settimane il primato degli ortodossi sulle correnti riformate dell'ebraismo (molto forti negli Stati Uniti) sarà sancito da un emendamento alla legge israeliana che stabilisce ••chi è ebreo». In base a questa nuova norma non sarà più considerato ebreo chi è stato convertito da rabbini della Riforma o della Conservazione e chi è figlio di madre convertita da questi movimenti. Uscendo dall'ufficio di Herzog, Shamir ha assicurato che non intende accontentarsi della maggioranza ristretta in Parlamento: -Invito a far parte della coalizione di governo — ha detto — tutti i partiti disposti ad accettare la leadership del Likud, laboristi inclusi». Questi non hanno respinto la mano che veniva loro tesa. -Dobbiamo fare tutto il possibile per impedire che Israele sia guidato da un governo ultranazionalista e ultraortodosso» ha detto il ministro della Difesa Yitzhak Rabin, nel corso di una riunione di ministri laboristi. -Per il bene del Paese dobbiamo cercare un accordo con il Likud». Ma i colleghi gli hanno subito ribattuto che è molto difficile definire assieme a Shamir una linea politica comune per la soluzione del conflitto mediorientale (Peres vede in una conferenza internazionale di pace una assoluta necessità, mentre per Shamir essa costituirebbe una catastrofe per Israele). Per 1 laboristi la partecipazione subordinata al governo del Likud rischia dunque di essere sterile. Ma il loro dilemma è ancora lontano dall'essere risolto: dall'opposizione non potrebbero infatti venire in soccorso alle fallimentari aziende collegate alla Histadrut, la centrale sindacale che costituisce per il partito un'importante leva di potere; ma se fossero inclusi nel governo sarebbe affidato a loro l'incarico oggi più ingrato: il dicastero della Difesa, ossia la responsabilità tecnica della repressione della rivolta palestinese nei territori occupati. Delineandc la politica del suo nuovo governo, Shamir ha ribadito ancora una volta la posizione tradizionale: -Faremo uno sforzo possente — ha detto — per portare avanti il processo di pace e giungere al dialogo e a un accordo con i nostri vicini» (cioè la Giordania, l'Egitto e l palestinesi del territori occupati). -Il Consiglio nazionale palestinese di Algeri — ha detto ancora Shamir — è una grande manovra che non cambierà niente. I palestinesi non potranno mai avere la sovranità sui territori occupati. Siamo intenzionati a mantenere il controllo su queste zone». Sulla serietà di questa affermazione non vi sono dubbi. Da alcuni giorni i palestinesi dei territori occupati sono sottoposti a misure senza precedenti tese a soffocare sul nascere qualsiasi espressione di giubilo dovesse manifestarsi all'annuncio della dichiarazione di indipendenza. Da due giorni l'intera striscia di Gaza è sotto coprifuoco e pene eccezionali di cinque anni di reclusione sono minacciate a chi osi sfidarlo; in Cisgiordania le truppe israeliane sono state rafforzate in una misura senza precedenti per scoraggiare chi volesse manifestare sia pure sventolando bandiere palestinesi o lanciando razzi pirotecnici; numerosi anche gli arresti di attivisti dei comitati popolari creati ovunque dalla direzione clandestina della rivolta. A Gerusalemme sono confluiti mille poliziotti per mantenere l'ordine nella giornata di oggi che costituirà un banco di prova. -Dobbiamo convincere i palestinesi — ha spiegato di recente il capo di stato maggiore generale Dan Shomron — che la loro dichiarazione d'indipendenza non ha alcuna speranza di essere mai realizzata sul terreno». f. a.
Luoghi citati: Algeri, Cisgiordania, Egitto, Gaza, Gerusalemme, Giordania, Israele, Stati Uniti, Tel Aviv
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