L'ebreo di Pinocchio

L'ebreo di Pinocchio FOGLI DI BLOC-NOTES L'ebreo di Pinocchio FINE ottobre - primi novembre 1938. Cinquantanni fa. Cominciano a cadere le prime insegne ebraiche dai negozi o dalle istituzioni culturali: a seguito delle disposizioni razziali che si seguono a ritmo incalzante, settimana dietro settimana. A scuola non ci sono più compagni ebrei; si dileguano, come ombre, gli insegnanti israeliti. Ricordo al vecchio «Galileo» di Firenze Giulio Augusto Levi, professore di francese non conosciuto soltanto dai suoi allievi ma noto in tutta la scuola per la sua umanità, per la dolcezza del suo saluto, per l'intrepida specializzazione leopardiana: studiava soprattutto Leopardi e l'astronomia, Leopardi e le stelle. Un certo giorno di quel novembre vidi scomparire, proprio di fronte al «Galileo», le insegne di una casa editrice che aveva accompagnato e popolato tutta la nostra infanzia: identificata con una libreria in via di formazione, erede di un'altra vecchia storica libreria nel cuore della vecchia Firenze, in via del Proconsolo. Era l'insegna di Bemporad, anzi «R. Bemporad e figlio editore». E luminosa affiorava un'altra insegna convenzionale a Firenze, quasi scontata: la libreria Marzocco, allora una delle più grandi della città oggi una delle più grandi d'Italia. BEMPORAD: quel nome riuniva tutto, per un ragazzo di quegli anni. I libri per l'infanzia c quelli 'per l'adolescenza. Pinocchio e Salgari. Il Giornalino di Gian Burrasca di Vamba ancora operante negli Anni Venti, e 0 patria mia... 1 volumi di storia patriottica, come / Mille di Giuseppe Bandi, si alternavano alle grammatiche latine e italiane. Le opere fondamentali della letteratura per l'infanzia sì in cl'dlzacqu/ctpBtrecciavano con i classici della letteratura italiana e con molte, significativo traduzioni:*!! autori stranieri, in un'epoca tendente piuttosto all'autarchia e all'isolazionismo. Le opere complete di Verga si mescolavano con quelle di Pirandello: due autori comunque essenziali per la nostra generazione... BEMPORAD. Casa editrice che è espressione tipica di una famiglia israelitica dalle profonde radici nella città. Enrico l'aveva fondata nel 1890 nel ricordo del padre, col libro La lanterna magica di Giannettino del povero Collodi, alias Carlo Lorenzini. Autore sempre mortificato, sempre insoddisfatto: Collodi. Pinocchio uscito da sei anni in volume, da nove nelle puntate del Giornale dei bambini, supplemento dello storico Fanfulla della domenica, creatura prediletta di Ferdinando Martini, die di quella libreria e di quelle edizioni era il gran patrono. Scritto, quel libro prodigioso, sotto l'assillo del bisogno, nell'urgenza dei debiti saldati a ogni puntata. Debiti di gioco, e di ogni genere. Sullo sfondo di una vita accorata e sostanzialmente triste: quale fu quella dell'ex garibaldino e mazziniano inventore della grande fiaba che adombrava il mito dell'operosità e della devozione laica, il mito della salvezza attraverso le proprie opere Editore fortunato, Enrico Bemporad. Sulle migliaia di edizioni e di traduzioni di Pinocchio egli fondò una delle più grandi case editrici dell'Italia contemporanea. Inventerà collane; lancerà giornali di grande successo come // giornalino della domenica, fra 1906 e 1911, legato, appun to, a Vamba. Interpreterà una svolta essenziale del gusto nazionale. Riassumerà nella sua profonda fedeltà ebraica alla patria italiana un momento felice della religione dell'Ita lia. Viva la vita!: sarà un suo libro per le scuole negli anni della prima guerra mondiale. DOPO Collodi, Salgari L'editore fiorentino avrà la fortuna e il merito, fra fine secolo e inizi del Novecento, di lanciare' un al tro dei padri della patria ita liana, lo scrittore che interpretò gli orizzonti misteriosi e sterminati che coincideranno sAmcr«ctdppsmg con tutte le suggestioni dell'africanismo, dell'esotismo, dello spirito di avventura. Scrittore sfortunato, anche lui, che vendeva i suoi romanzi a dispense prima ancora di averli scritti (e tutti, alla vecchia Bemporad, ricordavano quanto ci volesse a riportarli a una rigorosa lingua italiana). // Corsaro nero, alla fine del secolo, toccò le 80.000 copie di tiratura: un best-seller assoluto per i tempi. B EMPORAD appartiene a quel filone degli ebrei tutt'altro che antifascisti: al massimo afascisti. Amelia Rosselli, la madre dei martiri, ha descritto il peso che negli israeliti della generazione interventista avrà il «pregiudizio nazionalista», che portò a tanti equivoci e a tante illusioni nei confronti del fascismo: tale da rendere più crudele, più imprevista e più sorprendente la mostruosa iniquità delle leggi razziali. Eppure la sua sconfitta come imprenditore deriverà proprio dal fascismo. La casa Bemporad si era assestata, nel gran travaglio del dopoguerra, come casa prevalentemente scolastica e con sbocchi preferiti nelle scuole elementari. L'innovazione statolatrica del libro di testo, a partire dal 1928, annullerà la dialettica delle case editrici e creerà l'intollerabile monopolio del regime. Il vecchio artigiano, il «sor Enrico» come lo chiamavano i fiorentini, non si piegherà, ricorrerà all'Iri per un prestito, punterà i piedi. Scriverà perfino a Mussolini, in seguito alla spietata concorrenza degli altri editori fiorentini. Salvataggio provvisorio, con l'inserzione di nuovi soci e nuovi capitali, intorno al '35: il piccone delle leggi razziai obbligherà Bemporad ad abbandonare tutto, casa editrice e libreria, e a vivere nella sol tudine che accompagnerà la sua malinconica morte nel centro di Firenze occupata dai nazisti — proprio in un'antica stanza dèlia' precedente libre ria — nel marzo 1944. BEMPORAD. Una casa editrice di cui un giorno dovrà essere pure tracciata la storia. Un catalogo degli Anni Trenta con la copertina rossa è rimasto impresso nella mia memoria: i libri tutti elencati col puntiglio dei vecchi cataloghi, e taluni conservati con i prezzi degli Anni Venti, e sempre legati al filo di collane che nascevano e poi morivano e poi venivano sostituite e di cui il volume serbava traccia fedele. Ogni fine anno entrava in casa l'Almanacco Bemporad, acquistato da mio nonno, come una specie di compendio nazionale, di rendiconto enciclopedico della cultura e della politica del Paese. Ma su tutto domina il ricordo di quella libreria che doveva essere Bemporad e fu invece Marzocco. E sempre rimase, per il ragazzo tredicenne del «Galileo», libreria Bemporad. Q UEL tratto di via Martelli... Otto anni della mia vita, dal 1935 al 1943, dominati da quella strada, e da quelle insegne, e da quei frammenti di vita. La chiesina di San Giovannino, di tradizione scolopia, di lontana rimembranza carducciana, con l'immancabile bancarella di libri ospitata nel piccolo spiazzato anteriore. E poi dopo il cupo edificio scolastico che ospitava il liceo-ginnasio «Galileo» — antico convento laicizzato dalla Destra storica e conservato con tutte le oscurità e i misteri delle tradizioni ecclesiastiche — la prima libreria in cui si sia scontrata la mia adolescenza curiosa e cercante, cioè quella libreria «Giorni» che ho altre volte evocato nei miei scritti, punto di incontro — lo scantinato umido e difficilmente accessibile — con i libri di Gobetti e di Salvemini. E poi le altre librerie di via Martelli: accanto a «Giorni», «Petrai», raffinato ed elegante. Davanti la libreria «Beltrami», la più aggiornata, la più à la page, che era il ..luogo di conversazione per gli scrittori toscani dominanti in quella stagione letteraria: ri cordo di avere intravisto dalle vetrine Papini, Palazzesch Soffici, Lisi. E poi rimontando su su la libreria «Marzocco» che risuscitava il nome di Bemporad, cancellato dalle infauste leggi razziali: unica libreria che avesse una galle ria in cui un ragazzo poteva entrare senza che il commesso gli chiedesse quali libri interi deva acquistare. IN questo momento ripen so a Eugenio Montale, im piegato della casa editrice Bemporad, prima di assumere la direzione del gabinetto Vieusseux nella seconda parte degli Anni Venti. E ripenso alle sue parole: «A Firenze hó compreso cosa è stata, cosa può essere una civiltà». Giovanni Spadolini

Luoghi citati: Firenze, Italia