«La Sme resta pubblica» di Eugenio Palmieri

«La Sme resta pubblica» De Michelis sul futuro della finanziaria alimentare Iri «La Sme resta pubblica» Tra qualche settimana si riunirà il Cipi, su richiesta di Fracanzani - Pare tramontata anche l'ipotesi di cedere solo GS o Autogrill - Forse in vista joint venture con gruppi privati italiani ROMA — La Sme, la finanziaria alimentare dell'Irl, non sarà privatizzata, -io non sono d'accordo ma mi sembra che ormai si sia creato un largo schieramento nel governò perché la società resti nell'area pubblica», ci dice il vicepresidente del Consiglio, Gianni De Michelis, prima di infilarsi nell'Alfetta grigio argento. Sembra, dunque, che uno dei tanti nodi che avvolgono le partecipazioni statali sia destinato ad essere sciolto nel giro di qualche settimana. Il tempo necessario alla convocazione del Cipi per la quale il ministro del Bilancio, Fanfani, attende soltanto la documentazione ufficiale del collega Fracanzani. E' stato lo stesso ministro delle Partecipazioni statali a chiedere la riunione. Soltanto i liberali continuano a battersi contro la scelta dei panettoni di Stato e ad invocare «l'apertura di un tavolo di confronto complessivo». Ieri lo ha fatto, per l'ennesima volta, il responsabile dell'ufficio economico del pll, Facchetti, che insiste perché si dia via libera al polo ferroviario Iri-Fiat, che per il partner dell'Italtel si tenga anche in considerazione la Ericsson. Ma non sembra che de e psi tendano l'orecchio alle richieste degli alleati minori, tanto che nessuno parla più di un vertice sulla materia in¬ candescente. «Tutto è bloccato. Siamo ancora presi da mille cose e non riusciamo a farle tutte contemporaneamente», così spiega in modo sbrigativo De Michelis. In realtà liberali, repubblicani e socialdemocratici si stanno rendendo conto che a guidare la danza sono gli al- leati-nemici del pentapartito, De Mita e Craxi, che non hanno alcun interesse — è l'interpretazione che si raccoglie nelle stanze del pli — a coinvolgere gli altri in una discussione a tutto campo sulle alleanze industriali e sulle poltrone da spartire. E' certo che nel Cipi i mini¬ stri sono in prevalenza democristiani e socialisti: Fanfani, Fracanzani, Gaspari per lo scudo crociato; Amato, Formica, Ruggiero per il garofano. E un solo repubblicano, Battaglia, che avrà ben poche chances di opporsi ad un'intesa che oggi per la Srne appare scontata. Qualche problema resta a Fracanzani. Il Comitato, infatti, dovrebbe modificare una propria delibera che qualche anno fa, quando sembrava che la Sme dovesse finire nella mani di De Benedetti, aveva stabilito la non strategicità del settore alimentare. In altre parole la Sme poteva essere ceduta daU'Iri. Secondo autorevoli indiscrezioni, tale delibera non sarebbe toccata. Il ministro Fracanzani, che nei giorni scorsi ha chiesto il parere ad alcuni tecnici del settore, probabilmente farà un discorso più articolato mettendo l'accento sul pericolo che con una Sme privata l'intera industria alimentare nazionale potrebbe cadere nell'orbita di multinazionali straniere. Anche per non smentire clamorosamente i ministri che all'epoca optarono per la privatizzazione e lo stesso Prodi che venne bloccato dall'allora presidente del Consiglio, Craxi. Secondo quanto dichiarato ieri da De Michelis, sarebbe tramontata anche l'ipotesi di uno smembramento della Sme, ad esempio di cedere soltanto la GS o gli autogrill. Una soluzione, ma ancora non se ne è parlato ufficialmente, potrebbe essere quella di una serie di joint ventures con i gruppi italiani ma con la maggioranza pubblica. Eugenio Palmieri Gianni De Michelis

Luoghi citati: Roma