Il faraone che sventra Bucarest

Il faraone che sventra Bucarest LUNESCO VORREBBE INDAGARE SUI PROGETTI DI CEAUSESCU Il faraone che sventra Bucarest Uno scenario di cartapesta sta sostituendo il fascino amabile d'anteguerra nel cuore della capitale - Esterrefatti, gli abitanti vedono sparire sotto gli occhi la loro storia - Il dittatore parla di «età dell'oro della Romania» - Ma i negozi sono vuoti, zucchero e olio sono razionati, così come energia e benzina - Unica cosa fiorente, il mercato nero Il direttore generale dell"Unesco, Federico Mayor, ha proposto di Inviare una missione di esperti in Romania per studiare le conseguenze del «piano di ristrutturazione» ideato dal presidente Ceausescu per il patrimonio culturale del Paese. Le autorità romene hanno peraltro aggiornato la visita di una delegazione di parlamentari austriaci, che avevano chiesto di visitare le regioni interessate dal progetto. BUCAREST — «Ecco il pazzo che passa con il suo seguito!». La frase scivola alta e forte, nel pietrificarsi improvviso di un silenzio pesante: un centinaio di persone si accalca sul bordo del marciapiede all'angolo di piazza Amzei e via Presa della Bastiglia, a fianco di un bus costretto a una fermata d'emergenza dall'ordine secco dei poliziotti in moto. Un convoglio di vetture nere passa a tutta velocità sulla strada deserta, mentre i passanti si schiacciano contro il muro. Nicolae Ceausescu, il 'conduttore amatissimo», si sposta per Bucarest sotto buona scorta. La moltiplicazione delle forze dell'ordine balza subito all'occhio. In abiti civili e in uniforme, miliziani, soldati e agenti sono più numerosi che mai, più ostentatamente in mostra e fortemente armati. Montano la guardia davanti ai grandi alberghi, gettano occhiate sospettose nei negozi riservati agli stranieri, si intrufolano nelle code dove le conversazioni tacciono immediatamente. Sono piazzati tra le macerie che ingombrano sempre il grande cantiere del Viale della Vittoria del socialismo, soprannominato "Viale del cattivo gusto». Nel giugno dell'85, quando sono iniziati i primi lavori dopo vaghe voci sulla loro entità, lo sguardo dei pas santi era ancora incredulo. Oggi parlano sottovoce di 'catastrofe». Costernati, con templano l'ampiezza del danno; è la loro storia che sparisce davanti ai loro occhi, mentre si materializza un progetto a misura delle pretese di un leader che non ha rapporti con le realtà del suo popolo. Soldati operai In migliaia, giovani chiamali sotto le armi, costruiscono, pietra su pietra, mi complesso la cui smisuratezza faraonica fa a pugni con lo stile amabilmente datato di una città che aveva sapulo finora preservare qualcosa del fascino torbido d'anteguerra. lon e Rodican per esempio, hanno dovuto traslocare. Eppure abitavano in un piccolo appartamento, che pagavano a rate grazie a un premio dell'impresa in cui lavorano. Per loro sfortuna, il nuovo palazzo si trovava in un quartiere messo a soqquadro dal piano di risistemazione del centro della città e ha subito la stessa sorte degli altri palazzi che erano in quella zona. «Cosicché non soltanto non abbiamo una casa e paghiamo un affitto dove abitiamo, ma soprattutto siamo indebitati fino alla fine della nostra vita dal momento che siamo obbligati a continuare a pagare tratte per un appartamento che non esiste più». Più pacchiano che grandioso questo scenario di cartapesta è in sintonia con «l'età dell'oro della Romania» di cui Ceausescu inonda i suoi compatrioti. Le nuove costruzioni trasformano Bucarest in una città moderna «che riflette brillantemente le grandi realizzazioni de! popolo romeno sulla via della edificazione del socialismo». «Nelle campagne è ancora peggio — il commento è sussurrato, appena intelligibile —. I miei genitori abitano vicino a Otopeni, oltre l'aeroporto della capitale, e vivono nel terrore di essere quanto prima sloggiati dalla loro piccola casa. Quasi tutto il villaggio è già raso al suolo, a causa del famoso "piano di sistemazione", perché è là che hanno costruito i primi immobili-vetrina che si fanno vedere agli stranieri. In que¬ ste abitazioni tanto decantate, non ci sono impianti igienici e acqua corrente, bisogna andare a prendere l'acqua al pozzo per lavarsi. E per di più manca il riscaldamento. Cosa volete che facciano? Dove possono andare? Gli ungheresi, loro, hanno almeno la possibilità di fuggire dalla Transilvania dall'altra parte della frontiera... Una vera follia, è per sorvegliare meglio tutti». Le uova d'oro Ottobre. Niente cibo, niente patate, niente latte, neppure burro o formaggio, zucchero e olio sempre razionati, le uova vendute quasi a peso d'oro, la coda quotidiana per il pane, alla vigilia di un nuovo inverno la borsa delle massaie in Romania resta particolarmente leggera. «Fortuna che mia suocera che non lavora più: può passare delle ore a cercare qualcosa da mangiare, altrimenti non saprei proprio come io, i due bambini e mio marito potremmo nutrirci-, racconta Florica, un aiuto-medico che abita nella periferia di Bucarest. «Quando io finisco di lavorare, non c'è più assolutamente nulla nei negozi e il sabato lo passo a correre da una coda all'altra». -Carne? Volete scherzare! E non c'è davvero da ridere, con un bambino, un marito e una sorella minore a casa — p aggiunge Domnitsa, una donna sulla quarantina, dallo sguardo stanco e dai capelli ingrigiti —. Sono mesi che non ne vedo più. Ho avuto un polletto circa tre settimane fa; ma era così duro che a malapena ho potuto mangiarlo. Gli scarti che ci vendono in macelleria non li vogliono neppure i gatti e i cani-. Come ulteriore effetto delle restrizioni, gli utensili domestici elettrici, compresi fornelli e termosifoni, sono scomparsi dai negozi da circa tre anni. Le quote di energia sono strettamente limitate a 27 kilowatt al mese, le frequenti interruzioni rendono difficile il lavoro nelle fabbriche e la vita normale nelle case, e qualsiasi consumo supplementare è punito con il triplo della tariffa. Con il pretesto di rendere impossibile lo spreco, i proprietari di vetture private hanno diritto a trenta litri di benzina al mese. Ma dal momento che i distributori sono rari, è frequente vedere code di molte centinaia di metri formarsi in citta per poter ottenere il prezioso carburante. Prendendola con filosofia, i privilegiati che possiedono un'auto passano talvolta la notte in attesa di poter fare il pieno. Con le prime nevicate tuttavia, auto private e perfino i taxi non possono circolare, secondo la spiegazione ufficiale, per diminuire il numero degli incidenti. A causa del ghiaccio, anche gli autobus restono spesso nei depositi, cosi come mezzo di trasporto non resta che la metropolitana, A meno che non venga bloccata di colpo per un 'ora, seriza preavviso o spiegazione, come è accaduto recentemente per consentire a una delegazione di tre deputati del Centro America di visitarla con calma. Senza l'ombra di ironia, interminabili cantate celebrano «il Danubio del pensiero- o ancora -i Carpazi del comunismo»; rispettivamente Ceausescu e sua moglie Elena, pure lei immortalata da un inno che le è stalo espressamente dedicato. Lodi dalla tv / programmi televisivi, ridotti a due ore per ragioni di economia, e portati a tre ore a partire dal primo novembre, passano la maggior parte del tempo a moltiplicare, con un martellamento sistematico, lodi ossessive alla «coppia prodigiosa che incarna il futuro della Romania-. Alcune immagini sul piccolo schermo fanno inevitabilmente pensare ai grandi raduni nazisti di Norimberga o alle parate fasciste. Come conseguenza inevitabile di una penuria pianificata, fiorisce il mercato nero, con il ritorno in forze delle bustarelle e la ricomparsa dei traffici dì tutti i tipi. Finora, alcuni grandi alberghi, come l'Ambassadeur, facevano da punto di riferimento per i locali che hanno l'arte di arrangiarsi e per chi cerca contatti poco graditi alle au- torità. Oggi, soltanto l'intercontinental, al centro della città di fronte all'università, resta l'ultimo bastione dove l'uomo della strada può ancora vedere questa specie umana di un altro pianeta che e costituita ai suoi occhi dallo straniero o dall'occidentale. In ogni caso il romeno medio non può entrare che nella hall, dove vengono affissi vistosamente i prezzi in dollari di beni introvabili altrove: vino, sigarette, bir¬ ra, profumi, cosmetici e buoni benzina.. La sala con i giochi elettronici e il ristorante all'ultimo piano, dove su tutti i tavoli ci sono carne e legumi a profusione, gli sono espressamente vietati. Privilegio di una nomenklatura ristretta, una tavola normalmente imbandita è diventata un sogno inaccessibile per la maggioranza dei romeni sottomessi alla benevolenza del -supremo maestro-, nomignolo cerimoniosamente attribuito alla -guida amatissima del popolo-. Un anno dopo i moti di Brasov e alcuni altri di minore entità, in particolare a Cluj, Sibiu e Iasi, che hanno dato il segnale di una rabbia latente, è la paura a farla da padrona. Per evitare repliche, i giovani senza lavoro, dopo il diploma o la laurea, sono arruolati. Sono assegnati d'imperio al lavoro nei cantieri del -costruttore dell'avvenire della Romania-, o spediti più semplicemente nelle miniere, i maschi sotto terra, le ragazze a lavorare nei cumuli di terreno di scarico. Alcuni cercano di protestare, ma non sono che manifestazioni individuali, sporadiche e senza speranze. E d'altronde come mettere insieme qualcosa di organizzato in un Paese sotto stretta sorveglianza, dove i rari possessori di macchine per scrivere sono obbligati a presentare con regolarità il nastro del loro apparecchio per verificare i lesti scritti e sottoporsi a una prova pratica per assicurarsi che la battitura e proprio la loro. Gli scontenti sanno qual è il prezzo dell'alzare la voce in una dittatura che non ha nulla di grottesco per coloro che la subiscono. André Nivert CofQrrighl di - [je Monde» e per l'Italia di «La Stampa» Bucarest Gli sventramenti cominciarono nel 1985, con il trasferimento su rotaie della cinquecentesca chiesa di Minai V'oda

Persone citate: André, Ceausescu, Federico Mayor, Iasi, Nicolae Ceausescu