Gerbido prosciolti con polemiche di Claudio Cerasuolo

Gerbido, prosciolti con polemiche Nessuna responsabilità penale, ma il fascicolo va alla Corte dei conti Gerbido, prosciolti con polemiche 112 amministratori Atm erano indiziati di peculato e interesse privato - Pur assolvendo, il giudice istruttore Sorbelio non ha risparmiato dure valutazioni: «Episodio di pessima gestione pubblica», «Un muro di omertà eretto dai protagonisti» Sono stati tutti prosciolti i 12 amministratori dell'Atm indiziati di peculato e interesse privato per l'appaltoconcorso del deposito dell'azienda, denominato Gerbido 1, ma il giudice istruttore Sebastiano Softjello ha trasmesso una copia della sentenza alla Corte dei conti per -l'eventuale esercizio dell'azione di responsabilità contabile-amministrativa: Sotto inchiesta erano finiti Guido Caposio, membro della commissione aggiudicatrice dell'appalto e poi direttore lavori per l'Atm, i titolari della ditta Giuseppe Prono ed Ezio Veneziani, il direttore generale dell'Atm Alberto Paschetto, il presidente della commissione aggiudicatrice Antonio Salerno, e gli altri membri: Aldo Brizio, Fulvio Cardinali, Paolo Napoli. Enrichetta Orza, Enzo Garabello, Giuseppe Mancini, Mario Virano. Nel dicembre dell'82 un esposto anonimo aveva dato il via all'inchiesta denunciando i costi eccessivi per la rea¬ lizzazione del deposito Gerbido 1. Gli inquirenti riscontrarono anomalie nella procedura: appalto-concorso per le strutture essenziali e invece trattative private per la costruzione dei vari impianti e servizi. Un iter che, secondo il magistrato, -si risolse in un oggettivo vantaggio per la "Borìni & Prono" che, avendo vinto il primo appalto, diventava la naturale aggiudicatario delle opere a trattativa privata. Non c'è la prova che questa decisione volesse favorire la ditta. Una procedura criticabile, ma che rientra nella discrezionalità dell'ente appaltante. Ma ci fu una notevole lievitazione dei costi: I raffronti a campione sul 16 per cento delle opere dei quattro appalti (pavimentazione, cabina elettrica, lavaggi e peso), per 3 miliardi e 680 milioni, hanno dimostrato che se a questo 16 per cento di opere fossero stati applicati i prezzi offerti nell'appal¬ to concorso, il compenso sarebbe stato di 353 milioni e non di 585, come pagato. Anche sui componenti della commissione giudicatrice il giudice ha mosso rilievi: sarebbero stati scelti in base all'appartenenza ad un partito. Virano avrebbe proposto Caposio; Garabello 11 Brizio; il presidente Antonio Salerno, l'ingegner Cardinali. Pur assolvendo gli amministratori, il giudice Sorbelio (protagonista di una querelle con l'ex sindaco Novelli per alcune considerazioni «personali- nell'istruttoria dei «semafori intelligenti») non ha risparmiato valutazioni dure e polemiche. La vicenda relativa al Gerbido 1 viene definita nella sentenza come -l'ennesimo episodio di pessima amministrazione della cosa pubblica, fenomeno diffuso e grave, nell'indifferenza del potere politico-legislativo-. E più avanti: -Nell'appalto dei Gerbido è presente un forte interesse privatistico, ma, dietro tutte le somme incongrue sborsate, non è stato possibile ricostruire comportamenti riferibili, sotto il profilo deÙa responsabilità individuale, ai pubblici ufficiali indiziali. Rimane, comunque, la certezza che l'opera pubblica sia costata molto di più di quel che doveva costare-. I passi più caustici sono nelle battute conclusive: •L'impossibilità di cogliere significativi rapporti interpersonali fra i protagonisti di questa vicenda è anche dovuta al solido muro di omertà eretto dagli stessi protagonisti: muro con cui ci si ritrova fatalmente a fare i conti anche nelle istruttorie relative a reati contro la pubblica amministrazione ed al cui abbattimento certamente non contribuirà a dare una mano la recente legge 330 (quella sulla libertà personale, n.d.r.) nelle attuali strutture giudiziarie-. Claudio Cerasuolo