Il crollo attimo per attimo

Il crollo, attimo per attimo Cominciato il processo per il cedimento del Palazzo degli Stemmi Il crollo, attimo per attimo Proiettate davanti ai giudici le immagini riprese in diretta il 2 giugno dell'84 - Cinque gli imputati, il Comune si è costituito parte civile Il crollo dell'antico Palazzo degli Stemmi di via Po, filmato dagli operatori della Rai il mattino del 2 giugno '84, è tornato sullo schermo di un televisore, ieri mattina, nell'aula della sesta sezione penale del tribunale. Secondo per secondo, il collegio giudicante (presidente Aragona), il pm De Crescienzo, imputati, difensori e cronisti, hanno rivissuto la scena del disastro, che non provocò vittime, ma testimoniò lo stato di degrado in cui si trovata un edificio pubblico e l'incapacità di recuperare il secentesco edificio con la sua preziosa facciata. Sul banco degli imputati il costruttore Giorgio Navone, 41 anni (difesa, aw. Zaccone), titolare dell'omonima impresa alla quale erano stati affidati i lavori di ristrutturazione: il capomastro Aspromonte Milardi, 40 anni (aw. Zaccone); il progettista delle opere strutturali Giuseppe Manzone, 40 anni (avvocati Piovano e Vecchione); il capo ripartizione dei lavori pubblici del Comune e attuale ingegnere capo, Aldo Brizio, 63 anni (aw. Delgrosso); il direttore dei lavori per il Comune, architetto Giovan Battista Quirico, 41 anni (avvocati Piccatti e Chiusano). Sono tutti imputati di concorso in crollo colposo, un reato punito con la reclusione fino a 5 anni. Navone, Milardi e Manzone, secondo l'accusa, avrebbero eseguito la ristrutturazione con imperizia, negligenza e inosservanza delle tecniche di costruzione; Brizio e Quirico non awrebbero vigilato sui lavori e richiesto all'impresa un progetto che prevedesse la tempistica dei vari interventi. n Comune si è costituito parte civile con l'aw. Angeletti contro l'impresa Navone, Milardi e Manzone. Ma a sua volta è stato citato in giudizio come responsabile civile da Italia Nostra e dalla famiglia Bastianich, titolare dell'antica osteria dei «Tre Scalini» ospitata sotto i portici del palazzo, un pezzo della vecchia Torino sparito sotto le macerie. Tra puntellamenti, rimozione di macerie ed impiego di sofisticati macchinari il crollo è già costato quattro miliardi e il recupero non è ancora completato. Dopo la proiezione televisiva del crollo, l'udienza è pro¬ seguita con l'interrogatorio dell'ingegner Brizio che ha confermato le dichiarazioni rese in istruttoria, ma ha precisato le sue mansioni: "Avevo 63 tecnici e 27 impiegati amministrativi alle mie dipendenze. Era materialmente impossibile che seguissi tutto il lavoro della ripartizione. E' prassi che il Comune affidi all'impresa aggiudicatario dei lavori la nomina di un progettista: ed è questo professionista che decide gli interventi-. Presidente Aragona: -E' uero che non c'era un progetto esecutivo con la tempistica dei vari interventi?-. Brizio: -Gli interventi furono dettati dalla necessità di garantire l'incolumità pubblica. Incontrammo grosse difficoltà a fare sgombrare prima gli inquilini e poi i commercianti». L'ingegner Manzone, sentito subito dopo, ha confermato: "Gli interventi furono condizionali dal fatto che alcune parti del palazzo non erano accessibili». L'ing. Aldo Bri/io

Luoghi citati: Italia, Torino