Sette «chiavi» per il giallo del DC - 9 di Gianni Bisio

Sette «chiavi» per il giallo del DC - 9 Tutte le ipotesi formulate nel corso di questi anni sulla tragedia in cui hanno perso la vita 81 persone Sette «chiavi» per il giallo del DC - 9 Avaria, bomba a bordo, Mig libico, scontro con un radiobersaglio, missile Nato contro «drone» impazzito, ordigno sfuggito a un caccia non italiano, missile lanciato da una nave - Inspiegabile il black out dei sistemi di controllo elettronici sulle flotte che incrociavano nel Mediterraneo Passano i giorni e crescono le ipotesi sul giallo di Ustica, ognuna verosimile, ognuna con prò e contro altrettanto credibili, alcune al limite delle più complesse spy-story di Frederic Forsythe. Certo risulta singolare che in un mare, il Mediteraneo, in cui operano diverse forze (Dat, Difesa aerea territoriale italiana, VI Flotta Usa, Nato, navi-spia sovietiche, marina italiana, francese, libica e cosi via», ciascuna con sofisticate strutture di controllo elettronico, nessuno abbia visto (o sentito I nulla che possa essere utile a spiegare quanto accadde fra le 20.58 e le 21,10 del 27 giugno 1980. Quando, il 31 agosto '83, i caccia sovietici abbatterono ù Jumbo coreano presso la penisola di Sakalin (269 vittime), le stazioni Sigint (Signal Intelligence) americane e giapponesi intercettarono e registrarono tutti i messaggi che precedettero e accompagnarono l'attacco. Poche ore dopo i servizi d'informazione Usa consegnarono all'opinione pubblica mondiale una precisa ricostruzione del fatto. Possibile che il 27 giugno '80 tutti i servizi di informazione del Mediterraneo fossero ciechi? Oppure che il presunto killer abbia agito cosi in silenzio e di nascosto da sfuggire a tutti gli osservatori? Dal 1980 a oggi non è stata del tutto scartata nessuna delle spiegazioni sulla caduta del DC-9 Itavia I-TIGI in servizio fra Bologna e Palermo 11 27 giugno 1980. Le conclusioni della commissione d'inchiesta dell'82, basate sulle ricostruzioni radar fatte dalla Selenia, paiono accreditare la tesi del missile ed è probabile che anche le ultime perizie non vadano oltre un restringimento delle varie ipotesi. Ma la certezza è ancora lontana. Vediamo le varie ipotesi susseguitesi dall'80 a oggi. Cedimento strutturale — Fu la prima congettura, all'indomani dell'incidente. A favore ci sono le condizioni di manutenzione in cui si trova¬ va la flotta Itavia. non certo al massimo dell'efficienza per ragioni di bilancio. Ma non ci sono sufficienti elementi tecnici di prova, anche se si sa che sono misteriosamente scomparse le radiografie di alcuni piccoli cedimenti (-cricche-, in gergo aeronautico) del velivolo caduto. Bomba a bordo — n fascino della -missile story- emersa nell'82 ha relegato in secondo piano questa ipotesi, che peraltro non pare del tutto da tralasciare, n 1980 è un anno nero per gli attentati, e Bologna è al centro di molte inchieste. Sotto questa luce si sa che il DC-9 I-TIGI è rimasto un'ora e mezza fermo (e non sorvegliato) sul piazzale dell'aeroporto di Borgo Panigale, mentre imperversava un'acquazzone, n tempo per porre un ordigno in molti punti del velivolo, area del carrello compresa, una bomba a tempo magari confezionata proprio con il T4, l'esplosivo militare di cui ora sono state trovate delle trac¬ ce. Ma il presunto attentato non è mai stato rivendicato in modo credibile, mentre tra i passeggeri a bordo non sembra vi fosse alcun personaggio eccellente che giustificasse una simile *t.rage. Non basta: i tecnici, nell'82, esclusero l'esplosione all'interno della stiva bagagli, mentre la sola ipotesi che tecnicamente avrebbe avuto qualche appiglio (la bomba nel vano carrello anteriore, un frammento del quale è stato trovato nel corpo di una vittima) sembrebbe ora smentita dalle indiscrezioni sulla perizia compiuta dagli specialisti britannici. La traiettoria delle schegge va dall'esterno verso l'interno del velivolo, elemento che addirittura farebbe pensare ad un'esplosione -yicina- alla carlinga (come provocata da una spoletta di prossimità) e non -contro- di essa. Mig libico — Quel che accadde nell'estate '80 sulla Sila, a Timpa della Magara, presso Castelsilano, è ancora tutto da chiarire. Solo allora t sarà possibile inserirlo o meno nello scenario dell'abbattimento del DC-9: il Mig 23 libico, pilotato da un certo Ezzedan Koal (cosi era scritto sul casco), cadde il 27 giugno o il 18 luglio 1980? Forse il giudice Bucarelli ha le idee chiare sull'episodio, ma le nebulose spiegazioni ufficiali inducono a mille dubbi. Quando cadde? Per quale causa? Era veramente in fuga dalla Libia? Ora si afferma che il Mig fosse alla caccia di un aereo carico d'armi, dirette a un gruppo di oppositori del regime. Questo, per nascondersi, avrebbe volato sulla scia del DC-9 che sarebbe stato colpito per errore. Ma appare strano che l'aereo-pirata (del quale mai si è parlato) si sia posto in coda a un aereo che volava fuori orario, quindi trovato -per caso» sull'aerovia Ambra 13. Non basta: o il pilota libico era convinto che il DC-9 Itavia di linea fosse in realtà quello delle armi o la confusione appare per lo meno strana. Impatto con radiobersaglio (drone) — Si è anche affacciata l'ipotesi che ad abbattere il DC-9 sia stato un radiobersaglio impazzito che è dotato di una piccola carica per l'autodistruzione. I segni dell'esplosione all'esterno sarebbero quindi da attribuire a questo scoppio. Due elementi si oppongono a questa spiegazione. Primo: l'Aeronautica nega che esistesse quel giorno in volo un bersaglio radiocomandato e la circostanza è verificabile presso i vari magazzini delle basi, la cui complessità e interdipendenza burocratica escluderebbe manomissioni per la necessità di avere troppe complicità. Secondo: La traccia radar (5 battute fra le 20.51' 15" e le 21.00' 15") di un ipotetico intruso che attraversa la rotta del DC-9, prosegue anche dopo che sullo schermo compaiono i frammenti della presunta esplosione in volo. Quindi l'intruso non si è scontrato con l'aereo. Missile Nato contro radio- bersaglio impazzito — E' l'ipotesi fatta da -Tgl sette-, che però è piena di incongruenze, anche se a prima vista appare verosimile. A parte la negazione ufficiale dell'esistenza del bersaglio e l'Identificazione di uno dei relitti ripescati come -radiosonda lanciata da Fiumicino-, è difficile pensare che un caccia sia spedito per abbattere un bersaglio nei pressi di un'aerovia con un missile a guida infrarossa tipo 'lancia e dimentica». Se invece si trattasse di un'arma a guida radar attiva (lo Sparrow, per esempio) occorre che il lanciatore continui a «tUuminare» con il proprio radar l'obiettivo. Ciò renderebbe praticamente impossibile lo scambio di un bersaglio con un jet di linea: se fosse stato colpito In questo modo, ciò comporterebbe una volontà criminale del pilota. Ma c'è un altro elemento contraddittorio: anche il radar Marconi di Ciampino non ha visto un altro aereo vicino al DC-9, ma un -intruso- non identificato. Missile sfuggito a un caccia non italiano — Sul Mediterraneo sono In molti a volare e nel giugno '80 c'erano in zona le due portaerei francesi, la Foch e la Clemenceau, in esercitazione. Potrebbe essere sfuggito ai loro velivoli Super Etendard e Crusader un missile Matra 530? L'ipotesi venne fatta dagli inglesi, ma smentita dai francesi: le portaerei erano a Tolone, dissero. Ma molti dubbi rimangono. Soprattutto per un fonogramma misterioso che il capo del Sismi, Santovito, spedì il 28 giugno '80 ad Alexandre de Marenches, capo del controspionaggio francese, documento smentito dal ministero degli Esteri di Parigi. Missile lanciato da nave — E' l'ipotesi forse meno pubblicizzata, ma non scartablle a priori. E un'arma come un Sea Sparrow, a guida radar, può essere lanciata anche da unità molto piccole. Ma perché abbattere un aereo civile? Gianni Bisio

Persone citate: Alexandre De Marenches, Bucarelli, Clemenceau, Frederic Forsythe, Magara, Marconi, Santovito, Sparrow