Parte la corsa alla segreteria dc di Marcello Sorgi

Parte la corsa alla segreteria dc De Mita annuncia che non si ricandida, Andreotti e Forlani si fanno avanti Parte la corsa alla segreteria dc Ma non si esclude che possano spuntare altri nomi • In questo caso il leader potrebbe rientrare in lizza per riportare la pace nel partito - II ministro degli Esteri: «Ma dev'essere chiaro che il doppio incarico non è ammesso» ROMA — Dietro De Mita che conferma, «al congresso non mi ricandido», ci sono già due uomini in corsa per succedergli: Forlani e Andreotti. Al Consiglio nazionale che ha aperto ufficialmente, ieri, la campagna precongressuale, la gara dei due «cavalli di razza» è partita con discrezione, senza scoprire mai le vere intenzioni e con una serie di segnali rivolti a Gava, l'uomo-ombra che può decidere gli equilibri intemi del partito. All'inizio, i cronisti che aspettavano sulla porta i leader democristiani in arrivo per chiedergli un commento sull'annuncio del segretario della sua decisione di non ricandidarsi registravano un certo scetticismo, sorrisi, mezze battute, risposte ironiche. «Se ne va davvero? Mah, voglio ancora sentire, sono appena uscito da una clinica», commentava Forlani. «Se ne va perché è natura¬ le, c'è scritto sullo statuto che il doppio incarico non è ammesso, è stato un atto di sensibilità del partito non sollevare formalmente la questione», sibilava Andreotti. «Se ne va, questa è la sua volontà, e non saremo cerio noi a contraddirlo» rideva sotto i baffi il ministro Cirino Pomicino. E Bubbico, uno dei capi del centro de: «Se cercate chi ci crede davvero, la vostra sarà una lunga caccia!». L'idea che De Mita avesse accelerato la sua formale uscita di scena per dar sfogo alla rissa delle candidature, e poi magari ripresentarsi all'ultimo momento per essere acclamato come leader-salvatore del partito, era sulla bocca di tutti: ma tutti si sono guardati bene dal darle voce. Anzi il gioco di Forlani e Andreotti parte proprio da qui: dal prendere in parola il segretario che dice di essere uscente, ringraziarlo, convenire con lui che partito e go¬ verno dovranno continuare ad andare d'accordo e passare a discutere seriamente del successore. Così Forlani, reduce da un piccolo intervento all'occhio che lo ha lasciato un po' smagrito e nascosto dietro un paio di occhiali scuri, ha rivolto semplicemente «l'augurio che i lavori del Consiglio nazionale si svolgano in modo utile, costruttivo e unitario, perché sarebbe un errore dare la sensazione che la de è il partito in maggiore sofferenza oggi che le crisi più gravi riguardano altri». E Andreotti, dopo aver riconosciuto a De Mita «il senso di responsabilità di aver sgomberato il campo dall'argomento del doppio incarico», ha detto che il congresso potrà anche modificare lo statuto interno democristiano, tranne sulla parte che prevede, appunto, l'incompatibilità fra la carica di presidente del Consiglio e quella di segretario, ferme restando «fra partito e governo divisione di ruoli e di compiti, ma lealtà totale». Andreotti ieri mattina aveva incontrato Gava: formalmente per il solito giro d'orizzonte, le visite che i leader del partito si scambiano più frequentemente in vista del congresso; di fatto per chiedergli una mano per far sì che la sua corrente possa entrare nel cartello che sosterrà il nuovo segretario, facendo ancora più grande il Grande Centro de, ed evitando che le polemiche fra lui e De Mita sfocino in un tentativo dei demitiani di tener fuori gli andreottiani dalla maggioranza interna della de. Quale sia stata la risposta di Gava, ancora non si sa. Gli andreottiani, speranzosi, dicono che il colloquio fra i due è andato molto bene e si va verso ima soluzione unitaria o quasi del congresso. Gava si Limita a far sapere che par¬ lerà oggi, chiarendo tutto quel che c'è da chiarire. Ma questo doppio corteggiamento al ministro dell'Interno, che è stato fino a oggi l'alleato più forte di De Mita, rimette in movimento la geografia interna democristiana apre due forni (conferma del segretario o scelta fra Forlani e Andreotti) per Gava, e dà alla mossa del segretario di dichiarare fin da ora che si ti ra da parte una percentuale di rischio. Quanto alla sinistra democristiana, è al bivio fra deci dere adesso di rinunciare a mettere in campo un suo candidato, giocando di spon da con centro e aspettando il ritorno in lizza di De Mita, o rischiare di dividersi e ritro varsi in minoranza, rispetto a una maggioranza che soster rebbe un altro candidato. Marcello Sorgi (Continua a pagina 2 in settima colonna)

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