Università convivere con lo sfacelo

Università, convivere con lo sfacelo Crescono gli iscritti, ma le difficoltà dovute a carenza di spazi e di personale rimangono inalterate anno dopo anno Università, convivere con lo sfacelo Ad Architettura, 4500 studenti in una sede-cantiere - Il preside di Ingegneria: «Proporrò a tutti i miei colleghi italiani di dimettersi per protesta contro il blocco delle assunzioni» - Bloccata da Roma la proposta d'un nuovo corso di laurea a Lettere E' sempre emergenza per i due atenei torinesi. Recitano il loro rosario di lamentele i presidi delle dodici facoltà, mugugnano, ma s'adeguano i 52 mila iscritti dell'università e i 12 mila del Politecnico, allargano le braccia le migliaia di docenti, arnministrativi e tecnici. Che atmosfera pesante a girar tra uffici, aule e dipartimenti. Sembra di visitare i locali affollati di una comunità dove ogni anno arrivano nuovi ospiti senza disporre di un metro quadrato in più di spazio, sempre gli stessi i servizi, il personale di assistenza, i disagi. Passano gli anni, ma ad ogni inizio di attività il mondo accademico offre di sé l'immagine che sembra la fotocopia della stagione precedente. C'è l'imbarazzo della scelta per stilare una classifica delle facoltà che dovranno convivere con l'emergenza nell'88-89. Architettura ha buone chances per diventare la capolista. Ha circa 4500 iscritti e una sede, il Castello del Valentino, che da adesso e per tre anni sarà trasformata in un cantiere per i lavori di restauro e di ampliamento. Ma il prof. Giampiero Vigliano, che s'è insediato da pochi giorni sulla poltrona della presidenza, non si rassegna: -Siamo nella condizione della famiglia che per tre anni sa di avere i muratori in casa. Tulli, docenti e studenti, dovremo imparare a convivere con il disagio. Abbiamo atteso tanto tempo i finanzia menti per ristrutturare il Castello. Sono arrivati e meno male. Non so se riusciremo a svolgere la normale attività didattica, dove ospiteremo gli studenti. Io, comunque, non alzo bandiera bianca'. Preannuncia bellicosi prò positi, dal quartiere generale di corso Duca degli Abruzzi 24, il «comandante» di Ingegneria, prof. Enrico Antonelli. Ha validi motivi per mettersi sul piede di guerra. La sua truppa-matricole è aumentata di oltre 400 unità (da 1750 dell'anno scorso a circa 2150), per ospitarle ha stipato all'inverosimile le aule. Attendeva rinforzi, il preside, soprattutto ricercatori. Ne dovevano arrivare una cinquantina, per coprire la voragine apertasi nell'organico. Il governo e la Finanziaria hanno bloccato le assunzioni in tutti gli atenei. Conseguenze? «Se i politici non modificheranno il provvedimento — confessa il prof. Antonelli — proporrò a tutti i presidi di Ingegneria in Italia di dimettersi per protesta. Ma vogliamo capirlo che l'Uni¬ versità non è un lusso, che il futuro del Paese dipende dal numero e dalla qualità dei ìwstri laureati, che le risorse stratetigiche di una nazione sono i "cervelli"?'. Grida di guerra dal Politecnico, aria di rassegnazione all'Università. Palazzo Nuovo, con i suoi 4500 posti a sedere, è una coperta troppo corta per i quasi ventimila studenti che avrebbero diritto di utilizzarla. I presidi Rinaldo Bertolino (Giurisprudenza), Adriano Pennacini (Lettere e Filosofia), Gian Mario Bravo (Scienze politiche), Guido Quazza (Magistero) devono faticare per contemperare le varie esigenze di aule. Ma la coperta, tirata da una parte, lascia al freddo le altre. Nei 30 mila metri quadrati del palazzo non c'è un punto d'incontro, un bar, un centro d'informazioni. La macchina didattica avanza per forza d'inerzia, inutile cercare qui il carburante-entusiasmo tra docenti e allievi. n prof. Pennacini aveva proposto al ministero un nuovo corso di laurea. Scienze dell'informazione, a Lettere, da istituire a Vercelli. In Piemonte, come in Lombardia, non ce n'è uno analogo. Servirebbe a formare una figura professionale, l'esperto in tecniche di comunicazione, richiesta dal mercato del lavoro. Risposta da Roma? Picche. •Aggireremo l'ostacolo — constata amareggiato il preside — con una modifica dei piani di studio, senza ricorrere ad autorizzazioni ministeriali. La facoltà non può for¬ mare soltanto futuri insegnanti, gli sbocchi sono limitati'. Suo malgrado, il prof. Bertolino dovrà mandare le matricole di Giurisprudenza ancora al cinema Faro, così come la preside di Economia e Commercio, Germana Muttini Conti, è costretta a trasferire al Palazzo del Lavoro i nuovi iscritti. Troppi aspiranti dottori? No, troppo limitati gli spazi. Torino e l'Italia producono un numero di laureati in percentuale inferiore a quella media europea. Fanno eccezione forse le facoltà di Medicina-Chirurgia che, da quest'anno, hanno imposto il numero chiuso (300 a Torino e nel polo distaccato di Novara) per dare una preparazione più qualificata ai futuri sanitari. Potrà ••respirare» il preside Guido Filogamo, ma continua ad avere il fiatone il collega di Scienze matematiche. Enzo Borello. La sua facoltà sforna chimici, fisici, biologi, informatici, geologi. Figure professionali che saranno sempre più richieste dal mercato del lavoro, ma che si formano in un ambiente non diverso da quello di Ingegneria: aule al limite della capienza, code davanti ai laboratori, possibilità di ricerca nei ritagli dell'attività didattica. Il convento-Università passa questo. Con tanti saluti alle dichiarazioni di principio e di buona volontà di politici e amministratori. Di questo passo diventerà sempre più arduo per l'università italiana competere con le concorrenti straniere. Intanto l'Europa bussa alle frontiere, il 1992 è dietro l'angolo. Guido J. Paglia Lunghe code, fino all'ultimo giorno, per l'iscrizione alla Facoltà di economia e commercio