Per i bianchi un immenso mercato

Per i bianchi un immenso mercato Mentre il «Corvo» resta l'etichetta più esportata della regione Per i bianchi un immenso mercato Di sorpresa in sorpresa, un viaggio tra i vini bianchi di Sicilia può realmente riservare «incontri» imprevedibili. La «haute» abituata, anzi sballottata da un grande albergo di Hong Kong a una «cave» della «Rive Gauche» parigina, sempre in giro da un capo all'altro del mondo magari è forzata a bere il «solito» «vin blanc» del menu internazionale ovvero più pubblicizzato. La Sicilia ha numerose «etichette bianche» (ma ve ne sono di altrettanto significative rosse) con le quali è pienamente titolata a combattere nell'agone enologico mondiale. C'è la «linea» Corvo Duca di Salaparuta, la più nota e la più diffusa specialmente negli Stati Uniti, che nel «Colomba» ha la sua punta di diamante. Il «Corvo» è il più esportato vino siciliano e costituisce nel contempo un vanto per l'industria pubblica siciliana dal momento che è una delle due o tre aziende del gruppo Espi, l'ente siciliano di promozione industriale, organismo della Regione, che non solo non ha debiti ma dichiara un crescente attivo di bilancio. L'export della «Corvo» è il risultato di un ventennio di intensa, intelligente azione promo-pubblicitaria: sempre presente nel posto giusto e nel momento più azzeccato. L'unico rimprovero che, a questo punto, si può muovere ai dirigenti della casa vinicola siciliana è di non aver azzardato un po', di non aver allungato il passo. La vita è anche un rischio e bisogna giuocarla al massimo. Fatto sta, comunque, che il «Corvo» è il vino siciliano che può capitare di trovare a Sydney come a Toronto, a Belfast come a Oslo o Madrid. La classe dei «Regaleali» è indiscussa e il - Riserva del Conte» (rosso verace) è tra i più apprezzàbili vini d'Italia e, di più, d'Europa. Spunti significativi anche per il «Settesoli» e il «Feudo dei Fiori» che Diego Pianeta ha fatto crescere oltre ogni previsione a Menfi nel versante terremotato agrigentino della Valle del Belice, un paese dove la vigna ha conteso centimetro per centimetro spazio all'ulivo e al frumento. Posti di rilievo anche ai Bianchi d'Alcamo (se ne parla accanto e con il dovuto rilievo) che giustamente anche nel recente passato hanno ottenuto pieni riconoscimenti da giurie qualificate di sommeliers; a certi vini dell'interno come il Libecchio della «Averna» quella dell'amaro. La ricerca della qualità comincia ad essere una sorta d'imperativo categorico per i produttori dei bianchi siciliani che sanno di avere davanti a sé un mercato praticamente sterminato nonostante le statistiche forniscano indicatori poco rassicuranti perché puntano verso il basso, privilegiando i consumi di bibite più o meno gassate. Tuttavia, se i numeri in generale riflettono una tendenza negativa per il consumo dei vini, bisogna rilevare che essa è largamente inferiore percentualmente rispetto a quella del liquori e che, ad esempio negli Stati Uniti, la produzione dei vini californiani sta mietendo un successo dopo l'altro e ad essa si accompagna una aumentata distribuzione dei vini europei, non esclusi affatto gli italiani. Freschi, dissetanti, gradevoli al palato, i vini bianchi siciliani si abbinano ottimamente con i pasti isolani più turistici consumati nell'arco dell'estate e, in primo luogo, al pesce.

Persone citate: Averna, Corvo Duca, Diego Pianeta