Un fiume di dollari (non sempre puliti)

Un fiume di dollari (non sempre puliti) Quanto costa una campagna elettorale: le lobbies pagano, tanti si arricchiscono Un fiume di dollari (non sempre puliti) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Come spettacolo politico, è senz'altro il più lungo e costoso del mondo, una sorta di sfibrante biennale della democrazia, visto che la campagna elettorale dura tra i 18 e i 24 mesi. Dal '74, dallo scandalo Watergate, l'America si vanta di averlo reso il più pulito e il più equo di tutti, ma Stan Brand, l'ex consulente legale della Camera, lo definisce •tra i più corrotti delle potenze industriali». Nella forma, l'elezione del Presidente si basa sul finanziamento pubblico, quasi 55 milioni di dollari per parte. 150 miliardi di lire in tutto; nella sostanza, essa invece poggia su quello privato e costa almeno il triplo, un terzo per un candidato, un terzo per l'altro, un terzo per tutte le primarie. Quel che è peggio, nella maggior parte dei casi la raccolta del fondi si sottrae al controllo del governo. «La nostra — proclama Brand — dovrebbe essere chiamata la prima plutocrazia dell'età moderna». Che cosa è accaduto delle pie intenzioni dei legislatori dopo Nixon? E' presto detto. La legge del '74 stabilisce che a livello federale i singoli non possano versare più di mille dollari a testa per un candidato, e i Pacs. Politicai Action Committees. più di diecimila. Sennonché, la legge non vale per gli Stati: a livello locale, chiunque può fare quel che vuole. Capita così che una certa Joan Kroc, 60 anni, di La Jolla, in California, versi 1 milione di dollari alla campagna elettorale di Dukakis. e un certo Nicholas Saigo. 74 anni, di New York, ne versi la metà a quella di Bush. La signora Kroc è la padrona dei McDonald, la più celebre catena di hamburger della terra, e Saigo è uno del boss della finanza di Wall Street. Alla tv, Dukakis ha dichiarato che la prassi è immorale, e che una volta eletto presidente trasformerebbe il proprio studio in un -ufficio dell'etica di Stato». Il governatore ha criticato soprattutto i Pacs. tramite cui le multinazionali, i sindacati, le associazioni, persino gli stranieri influenzano — «corrompono» sostiene Brand — se non gli entourages dei due candidati alla Casa Bianca almeno al¬ cuni dei parlamentari a essa collegati. Ma Bob Farmer, il suo fund-riser, l'uomo che gli raccoglie i fondi, il braccio destro della moglie Kitty, ha svelato di aver ricevuto da privati oltre 50 milioni di dollari, 65 miliardi di lire, nell'ultimo trimestre. «Non è il caso di atteggiarsi a mammole-, ha risposto. «Senza mecenati come Murdoch, lo zar delle televisioni e dei giornali, che versano 100 mila dollari alla volta, neppure il miliardario Bush riuscirebbe a completare la campagna elettorale». Farmer fa i conti in tasca ai candidati. «Uno spot televisivo di 30 secondi costa 150 mila dollari. Il noleggio di un aereo ne costa 100 mila al giorno. L'installazione di tre telefoni con nove linee per quattro o cinque ore costa 5 mila. Si fa molto in fretta ad arrivare non al o 2 ma alOo 11 milioni». L'unico rimedio possibile, ammette l'avvocato Brand, è quello della riforma elettorale: -Una campagna di soli due o tre mesi, come avveniva un tempo; la messa al bando dei Pccs, che sono ormai 2800. e degli altri finanziatori privati; una rigida limitazione dei contri¬ buti dello Stato». Il progetto ha l'appoggio di leader come Mario Cuomo. Il guaio, aggiunge subito il legale, è che i parlamentari, che dovrebbero attuarla, vi si oppongono per un motivo elementare: nelle elezioni sono quelli che ci guadagnano di più. Secondo Brooks Jackson, l'autore di «Honest grafi-. Bustarelle oneste, il voto per il Congresso, la Camera in particolare, è snaturato dalla corruzione. •/ deputati in carica ricevono fondi cosi ingenti dai Pacs e dai privati, dieci, dodici volte tanto secondo le statistiche, che nel 98 per cento dei casi nessuno riesce a spodestarli: c'è un avvicendamento maggiore nel Politbjuro». Per farsi rieleggere, un deputato oggi ha bisogno in media di 500 mila dollari, un senatore di 3 milioni di dollari; ma 11 Los Angeles Times ha scoperto che alcuni di loro hanno raccolto il doppio o il triplo, e lo tengono nascosto in banca. La ragione? Una oscura legge consente al parlamentare eletto prima dell'80, e confermato nella carica, di appropriarsene al momento del ritiro dalla vita pubblica. Alla sua morte, la scorsa estate, il deputato John Duncan lasciò 800 milioni di lire dei contribuenti alla famiglia. I Pacs fanno a gara a finanziare i parlamentari più importanti. Nell'87 ad esempio, la ATT, il gigante delle telecomunicazioni, spese 1 miliardo e mezzo di dollari, quasi 2 mila miliardi di lire, per 398 deputati: per arrivarci, i suoi 45 mila dirigenti si tassarono di 75 dollari a testa, 100 mila lire. Nell'86, la United Parcel Service investì 650 mila dollari nelle elezioni di metà mandato. Il senatore Lloyd Bentsen, candidato democratico alla vicepresidenza, capo della Commissione Finanze, ebbe l'idea di organizzare colazioni di lavoro per le lobbies a 10 mila dollari a coperto, 13 milioni di lire: smise quando i mass media protestarono, ma non restituì i soldi. Brooks Jackson teme che un sistema del genere non verrà mai smantellato: «Ci mangiano tutti sopra. Le nostre elezioni da 1 miliardo di dollari arricchiscono troppa gente, ci vorrebbe una rivoluzione culturale». e. c.

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