« I gesuiti non devono far politica» di Marcello Sorgi
gesuiti non devono far politica» A Palermo inaugurazione tra le polemiche della scuola di padre Sorge gesuiti non devono far politica» Il cardinale Pappalardo richiama Pintacuda e De Rosa: nel Vangelo c'è l'invito a rinunciare al potere - E il superiore della Compagnia di Gesù: non tocca alla Chiesa sostituirsi ai partiti dal nostro inviato PALERMO - Il cardinale Salvatore Pappalardo gli ha fatto un po' la paternale, invitandoli ad abbandonare -posizioni di prestigio- e a -calpestare la polvere- di Palermo se davvero si vuol salvare la città -ferita-. Il superiore provinciale Federico Lombardi è stato più esplicito, ha detto chiaro e tondo che non è compito dei gesuiti -fare politica-. D'improvviso, l'apertura del terzo anno accademico della scuola di politica dei gesuiti, l'istituto «Pedro Arrupe-, (• diventata un -processo- alle polemiche che accompagnano da oltre un anno le prese di posizione dei padri palermitani. La -sentenza» è di -assoluzione- per padre Sorge, il direttore della scuola che sedeva al tavolo della presidenza, accanto a Pappalardo, Lombardi e al presidente dei deputati de Martinazzoli; e di -condanna- per le piccole eresie dei padri Pintacuda e De Rosa, impegnati in questi giorni in una schermaglia politica fra Palermo e Roma sul ruolo del nuovo polo rossoverde proposto da Capanna. Seduto in mezzo al pubblico ''•eretico- Pintacuda ha incassato la sentenza con un sorriso, da vero gesuita. Atteso più di altre volte dopo un anno che ha segnato un altissimo tasso di discussioni contro i gesuiti per il ruolo che viene loro addebitato nella nascita della giunta -anomala- di Palermo, l'intervento del cardinale è stato il più sottile nel distribuire critiche sotto forma di consigli, richiami in tono di preghiere, verità desunte dal Vangelo, proprio dopo che padre Sorge aveva appena finito di spiegare che i gesuiti non fanno politica, si battono semmai -per una politica più pulita- e se qualche volta -rischiano di passare il segno- sanno che il loro posto •è a fianco dei derelitti'. Ma Pappalardo, a questa citazione delle Sacre scritture, ne ha opposta un'altra: •lo preferisco il paragone con la strada di Gerico — ha detto — dove c'è un uomo ferito e piagato che bisogna fermarsi ad aiutare. A Palermo c'è molto da fare nel Vangelo c 'è l'invito a scendere da posizioni di prestigio e di potere. E se non ci facciamo vicini a tutti gli altri, calpestando la stessa polvere, noi il ferito non lo salviamo'. Padre Federico Lombardi, il capo di tutti i gesuiti italiani, è stato anche più netto nel suo richiamo. Ha cominciato ricordando che la questione del ruolo dei confratelli palermitani si trascina da un anno e ha ripetuto i comandamenti già dettati in occasione dell'apertura di un'altra scuola a Genova: -Dietro all'impegno dei gesuiti nelle scuole di formazione politica, e più in generale nelle loro prese di posizione in argomento politico anche su riviste o altre tribune, non c'è intenzione di fare politica, non c'è cioè alcuna strategia, alcun disegno recondito, per condurre il gioco delle forze politiche in una determinata direzione. Queste forze hanno le loro autonome responsabilità al loro livello. Non tocca alla Chiesa, e tanto meno ai gesuiti, sostituirsi ad esse. Non esiste quindi una politica dei gesuiti'. Padre Lombardi ha però posto la rivendicazione del ruolo generale della Compagnia di Gesù nella società, il 'diritto e dovere- di incoraggiare o respingere è ciò che favorisce o frena il progresso della società. Così, Sorge è perdonato, Pintacuda è ammonito, ma la scuola può riprendere il suo lavoro. Marcello Sorgi
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