Difeso da tutti ma condannato di Marco Marelli

Difeso da tutti ma condannato Diciott'anni di carcere al mobiliere che uccise un debitore Difeso da tutti ma condannato La scorsa estate 1560 cittadini inviarono un appello ai giudici: «Quel ragazzo diventò assassino perché i soldi gli servivano per lavorare» - La sentenza dopo 4 ore di camera di consiglio COMO — Aveva ucciso un debitore, quei soldi, diceva, gli servivano per lavorare, in un paese dove lavorare è tutto. Ieri è stato condannato. Diciott'anni di reclusione sono stati inflitti dai giudici della Corte d'assise di Como ad Attilio Busnelli, ventiseienne mobiliere di Cabiate: questa la sentenza letta ieri sera alle 20,55 dal presidente Andrea Guglielmi, al termine di una camera di consiglio durata quattro ore e dicci minuti. Il giovane è stato condannato a 16 anni e 6 mesi di reclusione per l'omicidio di Giuseppe Tanzi, 57 anni, artigiano del mobile di Mariano Comense, e ad un anno e sei mesi per il tentato omicidio di Luigi Tanzi, 47 anni, fratello della vittima. I giudici hanno ritenuto prevalenti le attenuanti generiche rispetto alle aggravanti iscritte nel capo d'imputazione. La lettura della sentenza è giunta in un silenzio assoluto: Attilio Busnelli, pallidissimo, tremante, ha ascoltato senza battere ciglio. Solo quando il presidente Guglielmi ha terminato di leggere il dispositivo della sentenza il giovane s'è rivolto verso il pubblico, per cercare il padre. La madre del ragazzo non era in aula, ha preferito rimanere fuori dal Palazzo di Giustizia. Nessuno ha avuto il coraggio di annunciare alla donna la decisione dei giudici, ma più che le parole sono stati i volti degli altri parenti a farle capire che il figlio era stato pesantemente condannato. A quel punto la donna si è messa a piangere. Stessa cosa ha fatto il padre di Attilio Busnelli. Gli altri parenti non hanno voluto commentare la sentenza, «-Ricorreremo in appello», hanno annunciato i difensori del giovane, Enzo Pacia e Marcello Campisani, entrambi di Como. I giudici con la loro sentenza hanno dimostrato di avere accolto l'impostazione data al processo dalla pubblica accusa che, nell'udienza di lunedì, aveva chiesto una condanna complessiva a 24 anni di reclusione. I difensori, invece, avevano cercato di accreditare la tesi della legittima difesa, attraverso una puntigliosa e precisa ricostruzione dei fatti, che sembrava non escludere proprio questa ipotesi. In subordine i difensori del giovane imputato sono arrivati a proporre la legittima difesa putativa in quanto, secondo loro, Attilio Busnelli avrebbe fatto fuoco, con il suo fucile a canne mozze, perché aveva avvertito una situazione di pericolo. Pacia e Campisani sono arrivati a prospettare ai giurati l'ipotesi dell'omicidio colposo in legittima difesa, proponendo di conseguenza gli arresti domiciliari. Per non lasciare nulla di intentato, pur di sottrarre il giovane imputato ad una lunga pena detentiva, i difensori sono giunti a chiedere un'ordinanza per riaprire il dibattimento processuale, in modo da poter ascoltare, in qualità di teste, il maresciallo dei carabinieri Carmine Forcella, colui che aveva svolto i primi accertamenti e che non ha potuto venire al processo poiché ricoverato in ospedale dove sarà sottoposto ad un intervento chirurgico. La strategia dei legali, tuttavia, non è stata sufficiente a rimuovere dal convincimento dei giudici l'impostazione data alla causa dalla pubblica accusa, rappresentata da Daniela Meliota. I giudici di Como, naturalmente, non hanno nemmeno preso in considerazione la petizione dell'estate scorsa, quando, su iniziativa di alcuni coetanei di Attilio Busnelli, 1560 fra cablatesi e marianesi firmarono un appello diretto ai magistrati. Secondo i firmatari il giovane artigiano non doveva essere considerato un criminale, poiché avrebbe agito e ucciso in stato di necessità. I fratelli Tanzi, non pagando un debito di 14 milioni, avrebbero esasperato Attilio Busnelli che la mattina del 30 ottobre 1987, proprio il giorno del delitto, aveva ricevuto la visita di un ufficiale giudiziario e si era visto mettere sotto sequestro tutti i macchinari. Marco Marelli

Luoghi citati: Cabiate, Como, Mariano Comense