Bush al Cremlino: vediamoci di Ennio Caretto

Bush al Cremlino: vediamoci Il candidato repubblicano parla come un presidente eletto Bush al Cremlino: vediamoci E il Cremlino gli dà una mano: «Subito un vertice con il prossimo capo della Casa Bianca» - Si sarebbe arrestata la rimonta di Dukakis, ma il numero degli indecisi resta altissimo (un elettore su cinque) - A Washington è già scattata Fora del toto-ministri DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Nelle elezioni americane i giochi sembrano fatti, a giudicare dagli scambi a distanza tra Bush e Gorbaciov. Proclamandosi in pratica vincitore sei giorni prima del voto, Bush ha proposto un vertice a Gorbaciov subito dopo il suo insediamento alla Casa Bianca perché, ha spiegato, -le relazioni tra le superpotenze sono in una fase molto delicata e per costruire sui progressi compiuti bisogna pesarsi a vicenda». Dando per certo il successo del delfino di Reagan, pur senza fare il nome, il leader del Cremlino ha proclamato la propria disponibilità a un incontro immediato -col prossimo presidente degli Stati Uniti' per lo stesso motivo. "Gorbaciov — ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri sovietico Gherassimov — vuole mantenere l'andamento positivo dei rapporti Usa-Urss, non interrompere il dialogo con pause inutili e artificiali: L'improvvisa uscita di Bush è avvenuta sulla scia dì alcuni sondaggi che hanno segnalato la fine della rimonta di Dukakis. Quello del Washington Post ha attribuito al vicepresidente il 55 per cento dei voti contro il 42 del governatore del Massachusetts; quello della Cbs il 53 per cento contro il 41; quello della televisione Cnn il 51 per cento contro il 40. La rimonta del Duca, al cui soccorso si è ieri precipitato Ted Kennedy, potrebbe non solo riprendere, ma anche farsi più rapida, perché un elettore su 5, una percentuale mai vista, è ancora indeciso. Ma ciò non appare molto probabile. E' stato soprattutto l'intervento di Reagan a bloccare Dukakis. L'ultima carta dei governatore, quella del «liberalism», dell'eredità di Roosevelt, di Truman e di Kennedy, giocata in ritardo e con disperazione, si è ritorta a suo danno. Quando Reagan ha dichiarato di essere-lui il 'Vero erede' tir Truman ''-per cui ho votato, prima che il vostro partito lo tradisse", e quando i repubblicani hanno ribattuto che il «liberalism» dukakiano è quello del radicale McGovern, dell'ex presidente Carter, di Mondale, la massa fluttuante ha preso di nuove le distanze. Il Duca, che l'altro ieri aveva ridotto il distacco da Bush a 7-8 punti, non si dà comunque per battuto: ieri ha criticato i sondaggi d'opinione, che travisano, ha detto, i rapporti di forza. L'effimera ripresa e la nuova battuta d'arresto di Dukakis hanno finito per tornare a vantaggio del vicepresidente. Vedendo il rivale spostarsi a destra, Bush ha tentato subito di occuparne lo spazio al centro. In una visita all'uni¬ versità di Notre Dame, a South Bend, nell'Indiana, ha tenuto un discorso di levatura analoga a quello di New Orleans, alla Convention d'agosto. Ha proposto il vertice a Gorbaciov, «non nell'illusione di sfondare la porta della pace, ma di affrettare il cammino verso il disarmo e la soluzione delle crisi regionali-. Ha inoltre prospettato una serie di riforme economiche e sociali «per distribuire meglio la prosperità», promettendo che non scorderà i poveri "solo perché sembrano un problema insolubile". Bush infine ha detto che ascolterà -il cuore e la mente dell'America» quando dovrà prendere decisioni cruciali: •Sono io che li sento, non Dukakis che si ispira a statistiche e a principi astratti». Il governatore non ha saputo ribattere. Salvo colpi di scena, il sipario promette di alzarsi così non su un'America che s'interroga sul voto, ma sul governo Bush. Il toto-ministri imperversa: l'ex ministro del Tesoro Baker al posto di Shultz alla segreteria di Stato, l'ex senatore e inquirente dell'Irangate John Towers alla Difesa al posto di Caducei, Nicholas Brady alla tesoreria dove è già adesso, l'ex sottosegretario Richard Darman al Bilancio, e Richard Toumburgh alla Giustizia dove già siede. Un governo competente. Ennio Caretto

Luoghi citati: America, Indiana, Massachusetts, New Orleans, Washington