La 'ndrangheta non lo ha «comprato» per questo il rapito è stato subito ucciso

La 'ndrangheta non lo ha «comprato» per questo il rapito è stato subito ucciso Pavia, i retroscena del sequestro Trezzi svelati da un pentito La 'ndrangheta non lo ha «comprato» per questo il rapito è stato subito ucciso I banditi, incassato il riscatto, avrebbero voluto «vendere» l'ostaggio DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO — Un piccolo industriale amico della vittima, un imprenditore edile sull'orlo del fallimento, un autotrasportatore, alcuni malavitosi di -basso livello», un -caporitenuto personaggio di spicco della malavita organizzata, disposto a uccidere la vittima e i suoi stessi complici. E' questo il ritratto della banda che ha rapito — e ucciso — l'industriale milanese Gianfranco Trezzi. Dei componenti la banda quattro sono già in carcere e due sono ricercati. Per primo era stato arreslato Bruno Mario D'alessandri, 40 anni, un malavitoso di piccolo calibro. E' lui il •pentito- che ha fatto il nome dei complici e ha indicato il luogo dove sarebbe sepolto Trezzi. Dopo D'alessandri è finito in carcere Pasquale Bergamaschi, 49 anni, titolare di una piccola azienda di impianti idraulici, la Crim. Amico e vicino di casa di Trezzi, sarebbe stato il -basista- della banda, colui che ha saputo indicare orari ed abitudini dell'industriale. Infine sono stati arrestati Antonio Sbordone, 42 anni, e Michele Sidoti, 32 anni. Quest'ultimo è l'autotrasportatore: sorpreso a casa del fratello di Sbordone a Tor Vaianica (presso Roma), avrebbe avuto il compito di portare Trezzi in Calabria. Il piano originario della banda prevedeva infatti di incassare il riscatto (cinque miliardi) dalla famiglia dell'industriale e quindi di «rivendere» l'ostaggio alla n'drangheta calabrese. Il «pentito» non ha saputo spiegare perchè invece Trezzi è stato ucciso subito dopo il rapimento. Probabilmente la «vendita» non è andata in porto e in questo caso il piano prevedeva un'unica alternativa: l'eliminazione dell'ostaggio. Chi ha deciso tutto è stato Giuseppe Sanzone, 39 anni, detto Pino. Evaso dal carcere di Favignana, è considerato un elemento di spicco della malavita, con una lunga «esperienza» nella banda di Miche¬ le Argento. Attivamente ricercato, è considerato il «cervello» del rapimento. Un capo senza scrupoli che oltre a Trezzi ha fatto uccidere due complici: Valerio Affaitato e Rodolfo Valentino, anche lui evaso da Favignana. Avevano avuto il torto di chiedere una fetta più consistente del riscatto. D'Alessandri ha raccontato agli inquirenti che il cadavere di Valentino è stato gettato nel laghetto di Ardesie in Vamlcamonica. Sanzone voleva far sparire anche il corpo di Affaitato ma i carabinieri, intercettando l'auto degli assassini, hanno fatto saltare il piano. Il delitto è stato scoperto subito e, dalla targa dell'auto, le indagini sono risalite a D'Alessandri. L'uomo è apparso subito spaventato: ha spiegato che aveva paura di essere ucciso, come gli altri due complici e ha quindi preferito «raccontare tutto». Alle sue parole mancano però ancora i riscontri: oggi inizieranno le ricerche del ca¬ davere di Valentino. E mentre i subacquei scandaglieranno il laghetto, le ruspe continueranno a scavare nel parco della «Tana del Lupo», la villa presso Vigevano di proprietà di Renato Danny, 35 anni. Anche Danny è ricercato: proprietario di un'azienda edile a San Donato milanese aveva pensato di risolvere la crisi economica della sua ditta «prestando» alla banda la sua tenuta. Nella villa Trezzi era stato portato subito dopo il sequestro: qui era stato fotografato e quindi obbligato a scrivere lettere ai suoi familiari. Qui — secondo il racconto di D'alessandri — è stato ucciso e sepolto. Ma le ricerche del cadavere sono state ancora infruttuose. Dopo giorni di inutili scavi i carabinieri ieri hanno utilizzato uno «schermografo», un apparecchio in grado di fare radiografie al terreno. Lo schermografo ha indicato cinque punti del parco dove è sepolto qualcosa e adesso le ruspe scavano li.

Luoghi citati: Calabria, Favignana, Pavia, Roma, San Donato Milanese