Washington neutrale (ma trema per Peres)

Washington neutrale (ma trema per Peres) Washington neutrale (ma trema per Peres) DALLA REDAZIONE WASHINGTON — -Sono forse le elezioni più importanti della storia di Israele, e il loro esito avrà un peso decisivo per la soluzione della crisi mediorientale. Perciò ne stiamo seguendo l'andamento con estrema attenzione. Ma qualsiasi risultato diano, i rapporti israeloamericani sono destinati a rafforzarsi: i nostri due Paesi non sono solo legati da una solida alleanza, hanno anche in comune la volontà di pace nel Medio Oriente. Non possiamo dire altro: non vorremmo essere accusati di interferire nelle vicende interne di un Paese amico-. Così un alto funzionario del governo Reagan, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha risposto a una nostra domanda sul confronto elettorale tra Shamir e Peres e le sue conseguenze. Dietro la diplomatica dichiarazione, ieri sera si celava tuttavia un certo allarme dell'Amministrazione, e soprattutto dell'entourage di Bush, alla prospettiva di una vittoria di Shamir e di una sconfitta di Peres. Nell'ultimo anno, il premier israeliano e leader del Likud ha ostacolato anziché favorire il piano Shultz, contribuendo a rendere inutili le cinque visite del segretario di Stato in Medio Oriente. Al contrario, il ministro degli Esteri e leader del Labour Peres si è mostrato disposto a collaborare. Nel programma di Bush, qualora venga eletto presidente, la soluzione della crisi mediorientale avrebbe la precedenza su quasi tutti gli altri problemi di politica estera, e si sa che il successore designato di Shultz, l'ex ministro del Tesoro Baker, intende salvarne il piano. Bush è accusato di essere filoarabo da alcune delle lobbies ebraiche, cioè dei gruppi di pressione come il 'Leadership Council-, che esortano perciò gli elettori americani a votare per Dukakis. L'altro ieri, in una inserzione pubblicitaria a piena pagina sul New York Times, questo gruppo ha affermato che Bush è per il riarmo di -nemici di Israele come l'Arabia Saudita- e che diffida del sionismo. -/( vicepresidente non condivide i nostri valori, Dukakis si- ha concluso. Mentre Bush personalmente non ha mai preso posizione contro gli israeliani, Shultz ha ammonito pubblicamente Shamir che la repressione nei territori occupati -non può durare all'infinito-. Sul versante opposto, il mondo islamico moderato diffida di Dukakis e -tifaBush nelle elezioni Usa. L'alto funzionario del governo Reagan ha ammesso che ■espressioni di allarme sono pervenute dagli Stali arabi per l'eventualità sia pure remota che Dukakis venga eletto presidente-. Il governatore è temuto perché la moglie Kitty è schierata sulle posizioni di Israele.

Luoghi citati: Arabia Saudita, Israele, Medio Oriente, Usa, Washington