Israele il giorno della verità
Israele, il giorno della verità Nei partiti e ai seggi, aspettando i risultati del voto che può cambiare il Paese Israele, il giorno della verità Delusione nel quartier generale laborista mentre si delinea un'avanzata dei movimenti religiosi - «Sono loro la chiave della situazione» La serata nera del Labour DAL NOSTRO INVIATO TEL AVIV — Il tempo sembra essersi fermato nella sala di un grande albergo di Tel Aviv dove 1 laboristi si sono dati appuntamento per ascoltare assieme, di li a pochi minuti, il pronostico della televisione. Dal palco ornato da fiori e festoni elettorali, alcuni ministri del Labour lanciano gli ultimi sorrisi di circostanza alle decine di telecamere convenute da tutto il mondo, e alle centinaia di attivisti di partito. Ma poco dopo, la delusione, quasi lo sgomento, che si facevano più marcati mentre l'annunciatore della televisione elencava i risultati ottenuti da ciascun partito. Anche questa volta — come da quindici anni a questa parte — la vittoria era sfuggita di mano. Di lista in lista, la situazione veniva messa a fuoco in maniera netta e crudele: 5 seggi al partito ultraortodosso dello Shas (urla di orrore del pubblico); 4 seggi al partito Agudat Israel, anche questo ultra-ortodosso e anche anti-sionista (nuovo urlo di orrore); 2 seggi al Moledet, il partito che chiede l'espulsione in massa dei palestinesi dai territori (grida di sdegno). In tutto la sinistra, sionista e non. riuscirebbe a collezionare 58 seggi, in teoria insufficienti per bloccare Shamir. Dopo frenetiche consultazioni con i colleghi, il ministro senza portafogli Ezer Weizmann, responsabile della propaganda elettorale laborista. l'uomo che aveva pro¬ messo che il 2 novembre Shimon Peres sarebbe diventato sulla carta primo ministro, compare di fronte alle telecamere e si aggrappa all'ultima ciambella di salvataggio: •Voglio congratularmi con i partiti religiosi. Sono loro stanotte la chiave della situazione-. La lunga notte elettorale chiude una giornata serena, nella quale anche il sole sembrava congiurare a favore di Shamir. Col bel tempo, pronosticava il professor Elihu Katz, andrà a votare anche quella parte del Paese meno politicizzata e orientata verso le posizioni più emotive, più muscolari. Quel vento nazionalista il sociologo che dirige il Continuing Survey aveva cominciato ad avvertirlo fin da lunedì, quando l'assassinio di una madre israeliana e dei suoi tre figli bruciati dalle molotov a Gerico l'aveva spinto a riconsiderare i pronostici preceden¬ ti, tutti favorevoli al Labour. A Tel Aviv la roccaforte del Likud è Scounat Hatiykva, il «quartiere della speranza», un sobborgo di case basse dove abita quel sottoproletariato che ha incoronato «Shamir re d'Israele» nejdi slogan ritmati ai comizi. Quasi tutti sefarditi, provenienti da Paesi asiatici o africani; e nemici del Labour prima che fans del Likud. Dice nel seggio elettorale un quarantenne di origine irachena, con la barba incolta e al collo una stella sionista d'oro: 'Nel '64 coi laboristi al governo non avevo neppure i soldi per mangiare, ho subito infinite umiliazioni. Poi c'è stata la scelta del Likud e adesso ho due macchine e una casa-. Invano i laboristi hanno tentato di scrollarsi di dosso l'immagine, ormai non più rispondente, di partito della classe dirigente, quarant'anni fa tutta askenazita, cioè arrivata dall'Europa. Si par- la, ovviamente, degli arabi; e le proposte sono le più drastiche. 'Bisognerebbe trasferirli-, dicono in molti, intendendo che i palestinesi dei territori occupati andrebbero deportati nei Paesi arabi confinanti. A Bnei-Brak, l'enclave degli ultraortodossi di Tel Aviv, ecco l'Israele della religiosità più fervida, un pezzo di quell'arcipelago di partiti religiosi che potrebbe decidere la formazione del nuovo governo. Dalle finestre sventolano i manifestini con la ghimmel, la lettera dell'alfabeto che è U simbolo di Agudat Yisrael, un tempo l'unico partito degli haredim: i «timorati». Gli uomini in fila all'ingresso del seggio, una scuola ultraortodossa, hanno gli abiti neri, la barba e due lunghi riccioli che incorniciano il viso, come prescritto dalla tradizione; alcuni consacrano anche quell'attesa alle Scritture, che leggono dondolandosi sulle gambe come vuole il rito. Molte donne portano la parrucca, comprata dopo il taglio dei capelli obbligato dalle nozze. In una giornata tranquilla, a parte una scazzottata tra ragazzi del Labour e del Likud, gli unici atti di violenza li hanno commessi questi uomini pii, divisi da terribili astii. Secondo quanto denunciato alla polizia di Tel Aviv alcuni ultraortodossi hanno strappato le carte d'identità a parecchi elettori, presumibilmente con l'intenzione di compiere brogli elettorali, r. g. MI WWIIIIMIHI Hill IIMMIII . ^MMHMNHIUMmV^/MÌJKv:: -^i-- -ac, . :^ ^^MIilHCTia«»».il ijmgja Hebron. Un giovane israeliano armato di mitra depone la scheda nell'urna (Ansa-Reuter)
Persone citate: Agudat Israel, Elihu Katz, Shamir, Shimon Peres, Weizmann
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