Il drogato vittima e colpevole di Ferdinando Camon

Il drogato vittima e colpevole Scoraggiare il primo passo Il drogato vittima e colpevole La polemica in corso sul «drogalo vittima» o «drogato colpevole», proprio perché si sofferma esclusivamente sul drogato, non coglie il vero effetto che poti ebbe aversi con la penalizzazione della tossicodipendenza: perché quell'effetto non riguarda tanto il drogato di oggi, quanto il possibile drogato di domani. L'idea di punire l'uso delle droghe è oggi difficile da capire prima ancora che da accogliere, perché urta contro un'interpretazione pluridccennalc che la pratica della droga ha trovato sia in area cattolica che in area marxista: secondo questa interpretazione — che risale alla fase del massimo sviluppo di quello che si chiamava allora il Movimento — la droga era un mezzo — non importa se illusorio o autolcsionistico — di fuga dalla repressione e dall'integrazione. Nelle città italiane non era raro trovare scritte del tipo: «Si droga e vede». Che cosa vedeva, il drogato? Tutto ciò che una cultura di supporto via via gli indicava: l'infelicità della coppia, la nevrosi della famiglia, l'alienazione del lavoro, il conformismo della scuola, c così di seguito. Oggi quello slogan appare in tutta la sua falsità: dentro e attorno al mondo della droga, quello slogan può dirsi ormai soppiantato da un altro, più semplice e realistico: «Si droga e muore». Se chi si droga muore, per il drogato non c'è più nulla da fare. Si può soltanto agire sul non-drogato, per impedire che si droghi. Anzitutto facendogli capire che entrare nel mondo della droga non è un'operazione neutra, che la società consideri con indifferenza come se non fosse né bene né male: al contrario, e un mondo dal quale colui che vi entra non può fare altro che il male proprio e altrui. Non soltanto perché entra in una fase di «perdita della volontà» (la dipendenza è questo, e bisognerebbe discutere se non sia il caso di sostituire la volontà «sospesa» del malato con la libera volontà di chi può aiutarlo, parenti o medici), e non soltanto perché tutta una lunga scric di reati sociali (scippi, furti, rapine) diventano indispensabili al drogato per soddisfare i suoi nuovi bisogni, ma anche perché chi entra nel mondo della droga si espone al contagio di gravissime malattie — adesso anche l'Aids — delle quali diventa a sua volta un veicolo. Come dire: più alto è il numero dei drogati, più l'intera Ferdinando Camon (Continua a pagina 2 In quarta colonna)