Sette sindaci si sono dimessi «L'Acna è ancora un pericolo» di Giuseppe Grosso

Sette sindaci si sene dimessi «L'Acna è ancora un pericolo» In Val Bormida si riaccende la protesta: «Il governo non ci ascolta» Sette sindaci si sene dimessi «L'Acna è ancora un pericolo» «Non siamo in grado di tutelare la salute dei cittadini» • Preoccupazioni anche per un nuovo inceneritore DAL NOSTRO INVIATO CUNEO — Ore 11, davanti all'ufficio del prefetto di Cuneo, Felice Sorgi: cinque sindaci della Valle Bormida con la lettera di dimissioni in mano attendono di essere ricevuti dal rappresentante del governo. «Non è una dichiarazione di resa; la nostra lotta prosegjiirà più intensa e più decisa di prima. L'obiettivo è sempre lo stesso: una Valle Bormida pulita, dove sia possibile lavorare e vivere in condizioni di sicurezza sia per noi, sia per i nostri figli. Finché l'Acna di Cengio non è compatibile con l'ambiente deve sospendere la produzione, non vediamo alternative credibili», spiegano Claudio Dessino, di Cortemilia, Alessandro Gallesio, di Gorzegno, Sauro Toppia, di Perfetto, Romano Vola, di Bergolo, Cesare Canonica, di Torre Bormida, anche a nome del sindaco di Levice, Alberto Francone, che come loro ha rinunciato al mandato di primo cittadino. Ieri mattina i sindaci della Valle Bormida cuneese sono rimasti per mezz'ora nello studio del prefetto, al quale hanno illustrato le ragioni della grave decisione. «Il governo non ha dato una risposta concreta alle nostre attese, non possiamo che mettere in atto quanto preannunciato con largo anticipo». Il dottor Sorgi ha preso atto, garantendo che avrebbe immediatamente informato Roma di quanto stava accadendo. All'uscita dal colloquio in prefettura, Alessandro Gallesio, di Gorzegno, ha spiegato le motivazioni delle sei dimissioni, precedute, nei giorni scorsi, da quelle del sindaco di Terzo (piccolo centro in provincia di Alessandria) Eliana Barabito. Ha detto Gallesio: «In passalo la nostra battaglia per il risanamento della Valle Bormida si è sempre svolta nel rispetto delle regole democratiche. Nonostante le promesse, abbiamo constatato che il governo è stato maggiormente sensibile alle esigenze del- l'Acna e della Regione Liguria. Oggi non ci sentiamo più in grado di garantire la tutela della salute e della sicurezza delle nostre popolazioni, come ci richiede la legge-. I sindaci dimissionari non protestano soltanto per l'inquinamento del fiume Bormida che dura da decenni, ma sono anche preoccupati per il nuovo inceneritore previsto dal piano di risanamento (costerà 47 miliardi) che si dovrebbe costruire a Cengio, in territorio ligure, al confine con il Piemonte. Ha spiegato ieri Romano Vola, primo cittadino di Bergolo, il più piccolo Cor .une del Cuneese: -Con il nuovo inceneritore corriamo il rischio di avere oltre all'acqua, anche l'aria inquinata perché confluiranno su Cengio rifiuti da smaltire da ogni parte d'Italia. Rimane poi da risolvere il problema dello smaltimento dei fanghi». Le dimissioni dei sette sindaci — sei cuneesi. uno alessandrino — saranno probabilmente seguite nei prossi¬ mi giorni da analoghe decisioni dei primi cittadini di cinque Comuni del versante piemontese del Bormida: Saliceto. Camerana, Monesiglio, Gottasecca e Prunetto. Toccherà successivamente ai vari Consigli comunali prenderle in esame per accettarle o respingerle, ma è chiaro che il futuro di tutte le amministrazioni locali è strettamente legato agli sviluppi del «caso Bormida» e agli interventi governativi. Ieri i sindaci, pur esprimendo amarezza per il gesto clamoroso al quale sono stati costretti da promesse disattese — «il governo ci ha consultati sul piano di risanamento, poi non ha seguito i nostri suggerimenti» —, hanno assicurato al prefetto che continueranno a garantire l'ordinaria amministrazione. Ma in qualche centro piemontese già si parla di dimissioni in blocco dei consiglieri comunali, un estremo gesto di protesta nei confronti di Roma. Giuseppe Grosso