Tempi lunghi per curare il Po «I soldi ora non bastano più»

Tempi lunghi per curare il Po «I soldi ora non bastano più» Primo bilancio nelle quattro regioni dopo i tagli decisi dal governo Tempi lunghi per curare il Po «I soldi ora non bastano più» L'Adriatico rischia un'altra invasione di alghe - L'Emilia Romagna «dichiara guerra» a Roma ROMA — «Afi auguro che De Mita ci ripensi. Il taglio dei fondi per il risanamento del Po potrebbe risultare una misura politicamente avventata anche per il governo, dopo la drammatica emergenza-Adriatico di quest'anno», dice Luciano Guerzoni, presidente comunista della Regione Emilia Romagna. E aggiunge: «Con il governo sarà scontro aperto». Carlo Bemi- 3i, presidente democristiano el Veneto, smorza i toni ma non può non aggiungere che •un taglio forte, come quello attuato, significa in concreto un'ulteriore diluizione nelle opere necessarie per risanare il Po, e di conseguenza l'Adriatico. Proprio mentre la Conferenza per il Po diviene operativa non si può non constatare che ci sarà un allungamento di tempi». Due reazioni, non a caldo, dei presidenti di due delle quattro Regioni che fanno parte della Conferenza per il Po, voluta dal ministro dell'Ambiente Giorgio Ruffolo per coordinare gli interventi di risanamento ambientale del «grande malato». I commenti di Guerzoni e Bernini si riferiscono all'annuncio, dato da Ruffolo, del dimezzamento dei fondi che lo Stato erogherà alle Regioni nel 1988:650 miliardi annunciati, 300 distribuiti (250 per le Regioni, 50 per il ministro). «Ormai è anche inutile protestare. Tanto questa è una delle tante lamentele che si levano dagli enti locali verso il governo centrale», dice rassegnato Vittorio Beltrame presidente della giunta regionale del Piemonte. -Bisognerebbe tagliare l'essenziale, non dove i soldi so,no davvero indispensabili». Tocca al presidente della Lombardia Bruno Tabacci tagliare le polemiche, e dimostrarsi il più «allineato» sulla posizione del governo: •Questi tagli non li abbiamo decisi noi. Chi protesta dovrebbe indicare dove togliere fondi, visto che il taglio è inevitabile. Una cosa mi sembra ovvia: se prima il governo aveva deciso di darci 10 lire e adesso ce ne consegna 5 è evidente che i tempi di risanamento del Po si raddoppieranno». La preoccupazione dei quattro presidenti è evidente: la cura del Po non sarà rapida e come prima conseguenza anche l'Adriatico conoscerà altre «estati nere». Le alghe forse continueranno a trasformare l'acqua in poltiglia e i turisti tedeschi preferiranno le spiagge greche o spagnole a quelle italiane. Di male in peggio, dunque? Non proprio. Rientrati nelle rispettive sedi dalla capitale, i quattro presidenti hanno preparato l'elenco delle opere da fare subito con i 300 miliardi distribuiti da Ruffolo (104 alla Lombardia, 62 e mezzo al Piemonte, 45 all'Emilia Romagna e 38 e mezzo al Veneto). I progetti, infatti, vanno presentati al ministero entro il 13 novembre. E. fra depuratori da costruire e sorgenti idriche da cercare, sono spuntati due progetti che già fanno discutere. La Regione Lombardia ha intenzione di spendere 35 miliardi per la realizzazione di un piano per la riduzione dei carichi di fosforo presenti nell'acqua. «Si tratta — spiegano all'assessorato all'Ecologia — di intervenire attraverso alcune sostanze additive nei depuratori per fare in modo che il fosforo ricada sotto forma di fango, e possa quindi essere raccolto». L'impianto agirà sul bacino del Lambro. n secondo progetto, già noto, è del Piemonte: «La nostra Regione — dice il presidente B el trami —èlasolaad aver pronto un piano per la realizzazione del parco fluviale del Po, risanamento delle sponde fluviali compreso. Nella prossima riunione della Conferenza chiederò ai presidenti delle altre Regioni di contribuire ad estendere il parco fluviale. E' nostro obiettivo verificare ruoli e sentire voci di lutti, compresi i ministri dell'Agricoltura e della Sanità. Vorrei definire la proposta entro l'anno». Ma come spenderanno Piemonte, Lombardia, Emilia e Veneto i 250 miliardi già disponibili? In Veneto sono due gli investimenti più significativi: 16 miliardi per le opere di depurazione degli scarichi organici civili e altri 16 per l'acquedottistica (in Polesine è emergenza continua su questo fronte). La Lombardia spenderà quasi tutto il denaro per finanziare una trentina di progetti nel piano per r«area-Lambro», il bacino d'acqua più inquinato d'Europa. 71 miliardi saranno spesi per realizzare quattro depuratori, 25 per l'approvvigionamento idrico. L'Emilia dedicherà attenzione soprattutto al problema dell'abbattimento dei carichi zootecnici. Infine il Piemonte: spenderà 36 miliardi negli interventi di depurazione degli scarichi civili organici e industriali, otto per la limitazione degli scarichi zootecnici, 15 per la salvaguardia degli acquedotti e infine sei per la valorizzazione delle aree di pregio ambientalistico. Flavio Corazza