Una notte in treno con i Dannati di Varsavia di Stefano Reggiani

Una notte in treno con i Dannati di Varsavia Stefano Reggiani sulla retrospettiva polacca Una notte in treno con i Dannati di Varsavia IL festival Cinema Giovani ci ha abituato a retrospettive di grande qualità, si esprime anche in queste documentate analisi di fenomeni cruciali quella cultura cinematografica torinese che primeggia per chiarezza e concretezza. Quest'anno tocca al cinema polacco, alla svolta degli Armi Cinquanta che segnò prima il rinnovamento dei temi postrealistici e la rottura del realismo socialista e poi un avvicinamento singolare alla contemporaneità, in anticipo sulle diverse ondate del rinnovamento europeo. E molti nomi esplosi all'inizio dei Sessanta, eredi di una «nouvelle vague» ostacolata dalla politica, corrono ancora il mondo cercando se stessi o la propria inquietudine, come se dovessero sempre essere sottoposti a un esame: Polanski, che gioca con 1 generi (il più recente, Frantic) anche per far vedere il suo dominio sul cinema; Skolimowsld che riesce a contrabbandare il suo rancore in film quasi privati. Certo, c'è chi è rimasto, chi sta, più o meno agevolmente, in patria e fuori, Wajda, Zanussi. La storia continua e la retrospettiva torinese chiarirà un periodò su cui mancano in Occidente documentazioni definitive. E' confortante che una tavola rotonda dia la parola a tanti studiosi polacchi e-che tra gli autori presenti vi sia il più visionario dei registi di quel Paese, il Wojciech Has del Manoscritto trovato a Saragozza, di Clepsidra, del recente Balthazar Kober, presentato a Venezia, apparso suadente, ma forse un po' stanco. Ce ne parlerà? Chi scorre l'elenco dei film in programma fa magari incontri con opere capitali della sua gioventù, quando l'esempio polacco serviva a passare senza traumi («è un cinema nazionale») dal realismo alle nuove esperienze. Chi scrive ricorda una notte passata da giovanissimo studente universitario in treno con / dannati di Varsavia di Wajda. Era accaduto che i ragazzi di un paese lombardo avevano chiesto un ospite esperto (imprudenti) per discutere insieme un film molto apprezzato nei dibattiti, / dannati di Varsavia, l'ultima, disperata resistenza polacca ai nazisti. Sala fumosa, distrazione e imbarazzo reciproci, poi un biondino pone la famosa domanda: «Ma, scusi, perché il regista ci dice questo?». Negli Anni Cinquanta sarebbe stato sufficiente per un autore scrivere le sue intenzioni, a prescindere dal film, in un biglietto al moderatore del dibattito, ma bastò quella domanda, quello sguardo svagato e animoso del biondino, perchè il vostro cronista trascorresse una notte in treno pensando a Wajda. Forse, non infi-uttuosamente. E una delle serate più piene, con la convinzione di assistere a un vero capolavoro, venne poco dopo con l'incompiuto La passeggera di Munk, il rapporto tra una carnefice nazista e un'ex prigioniera, appena adombrato nei ricordi dopo l'incontro occasionale su una nave. In seguito, nonsi vide mai qualcosa di altrettanto chiaro sull'infido tema. Allora non ci fu bisogno di parlare, tutto sembrava alludere e una semplice perfezione. Andate a rivederlo (insieme, naturalmente, col Diavolo di ZulawsM, annunciato come prima mondiale fuori di Polonia, un film proibito del '72, liberato solo quest'anno). Stefano Reggiani «La fortuna strabica» di Aodrzej Mirale

Persone citate: Frantic, Munk, Polanski, Stefano Reggiani, Wajda, Wojciech Has, Zanussi

Luoghi citati: Polonia, Varsavia, Venezia