In viaggio nello Spazio Aperto

In viaggio nello Spazio Aperto La sezione riservata ai giovani sotto i trentanni In viaggio nello Spazio Aperto CINEMA Giovani senza Spazio Aperto non sarebbe stato lo stesso. L'idea di affiancare a un Festival di cinema nuovo, giovane, indipendente una sezione riservata ai giovani sotto i trent'anni era una scommessa nei confronti del cinema del futuro (e anche del futuro del cinema). Si trattava di dare spazio a prodotti (video, superotto, sedici mm, qualche trentacinque) che non erano concepiti per lo sfruttamento tradizionale del cinema, cioè il circuito delle sale, che appariva in crisi, obsoleto, senza quell'apertura al nuovo che è proprio di un'industria sana e fiorente. Si doveva credere che almeno qualcuno degli «sconosciuti» avrebbe contribuito a formare quel mutamento di stili e di idee che è il sale di qualsiasi ricambio generazionale. Bisognava far crescere la conoscenza reciproca, anche attraverso il confronto con la produzione internazionale. E qualche nome è finalmente emerso. In modo diverso, Francesco Calogero, Egi¬ dio Eronico e Sandro Cecca (per citare tre registi italiani che hanno di recente ottenuto riconoscimenti anche in car ?oo intemazionale) si sono fatti conoscere anche tramite Spazio Aperto. E questo avviene in tempi in cui si discute molto di nuovo cinema italiano, ma in termini spesso di conformismo e di restaurazione. Non si parla più, date le difficoltà e i fallimenti, di nuove ondate e di nuove visioni del mondo. Ai convegni si elencano cifre, dati, premi produttivi, leggi, possibilità di finanziamento. I numerosi esordi di quest'anno sembrano accommiati dalla volontà di «farsi accettare» nell'ambito di quello che i giovani della Nouvelle Vague chiamano «il cinema di papà». Proprio per distinguersi da questo interesse acritico per il cinema giovane italiano, Spazio Aperto non modifica la sua struttura di fondo, il concorso (diciannove opere, in film e in video) è il «percorso consigliato» sulla produzione più recente, n fuori concorso è la testimonianza di un tessuto produttivo che comunque esiste. Le proposte straniere (poche ma significative: Mozambico, Corea, Cinema Nero Americano) sono sguardi su cosa succede all'estero, con un'attenzione particolare per quello che da noi non arriva quasi mai. E le proposte italiane riguardano autori (Bigoni, Ceste, De Bernardi, L'altra comunicazione, Tealdi, Fracchia) che nel cinema indipendente hanno ritagliato un proprio spazio o una propria dignità d'autore; oppure modi «d'autore» di affrontare l'onnipresente televisione (le opere di Tatti Sanguineti e di Sergio Grmek Germani). A sottolineare questa scelta di tendenza, l'omaggio che Spazio Aperto tributa a due «grandi vecchi» del cinema italiano, Giuseppe De Santis e Riccardo Freda: due nomi che tanto hanno dato al cinema italiano del passato e che ancora di più possono dare a quello del futuro. Stefano Della Casa «The Pond» di Richard Saunders

Luoghi citati: Corea