La Polonia oltre i classici

La Polonia oltre i classici Wajda, Munk e gli altri: i curatori illustrano scelte e criteri della retrospettiva La Polonia oltre i classici Ametà degli Anni Cinquanta lo stato del cinema europeo è di crisi, di stagnazione; il neorealismo si è da tempo esaurito, le «nouvelles vagues» sono ancora lontane. Per uno strano paradosso della storia, proprio allora prende vita .una fioritura cinematografica inattesa in un Paese, la Polonia, che non aveva mai occupato una posizione di primo piano sulla scena del cinema mondiale. Mandando in frantumi l'estetica e le menzogne del «realismo socialista», la «scuola polacca» è il primo cinema del disgelo. Sulla spinta degli avvenimenti politici dell'ottobre '56, fa valere già allora un'esigenza di trasparenza, porta alla luce la realtà dolorosa nascosta dietro la facciata dell'oleografia. Nello stesso tempo i film polacchi rivelano all'estero una cultura e una tradizione assolutamente peculiari, del tutto autonome rispetto a quelle degli altri Paesi socialisti. Ritornano nel cinema, inaspettatamente, i grandi temi della letteratura romantica polacca, i miti sofferti dell'identità nazionale. In / dannati di Varsavia, Eroica, Cenere e diamanti, Lotna, la guerra recente diventa il palcoscenico tragico in cui si recita l'eterno soggetto del «destino polacco», dell'-eroismo inutile», della ferita della nazione. Wajda e Munk sono le due anime della «scuola polacca»: da un lato un romanticismo fiammeggiante,' barocco, che attinge liberamente, con molta forza, alle risorse formali dell'espressionismo e del. surrealismo; dall'altro un razionalismo ironico, smitizzante, una poetica del disvelamento critico che si avvale di uno stile analitico e oggettivo. Ma il cinema polacco è anche l'avventura di grandi filati. Se l'opera di Kawalerowicz, con il suo stilismo «freddo» e distaccato, è.stata ben presto valorizzata in Occidente, in misura perfino eccessiva, lo stesso non si può dire dei primi film di Has, con la loro poetica riflessione sul tempo, dai caratteri crepuscolari e liberty; e ancor meno si può dire per l'opera di Kazimierz Kutz, uno dei grandi autori polacchi da riscoprire, forse il più importante e significativo, insieme a Skolimowski, del periodo degli Anni Settanta. Dopo il 1960 si apre infatti una nuova fase, caratterizzata dal tramonto della «scuola polacca» e dagli esordi di nuovi autori, strepitosi soprattutto quelli di Polaroid e di Skolimowski, i due protagonisti polacchi della grande avventura internazionale dèi «nuovo cinema». E alla fine del decennio l'arrivo di una nuova generazione, il cosiddetto «terzo cinema polacco», segna un'ulteriore spinta verso l'innovazione, dagli esiti diversi e contrastanti (Zanussi, Zulawski, Phvowski). Includendo nella retrospettiva non solo la «scuola polacca», ma anche la «nouvelle vague» e gli inizi del «terzo cinema», ab¬ biamo cercato di rendere conto di tutto ciò che può essere considerato il «nuovo cinema» nella Polonia degli Anni Cinquanta e Sessanta, gettando lo sguardo anche oltre i classici consacrati. In questa prospettiva sarà interessante conoscere anche in Italia i principali film intorno a cui si incentrò la violenta polemica sugli «eccessi» formalistici della «scuola polacca»: Crepuscolo d'inverno, Il cappio, Lotna, Nessuno chiama. Sarà importante, dal nostro punto di vista, riconsiderare le opere di Kutz, di Has (i film prima di Manoscritto trovato a Saragozza, il periodo meno conosciuto e forse più interessante del regista), di Konwicki. Si potranno vedere i primi film di Piwowski, uno dei più originali talenti anticonformistici del cinema polacco, il solo a fondere insieme documentarismo e finzione in film basati sull'improvvisazione, del tutto insoliti, che rivelano l'assurdità comica dei meccanismi sociali con un senso del grottesco degno di Oombrowicz. Ci saranno i maggiori film censurati del periodo, Il sole sorge una volta al giorno, Skok, Diabel, e soprattutto Afa ni in alto, uno dei grandi capolavori degli Anni Sessanta, non solo in Polonia. E infine l'omaggio alla Scuola di Lodz sarà l'occasione per scoprire i primissimi film, oggetti curiosi e sorprendenti, di alcuni futuri maestri. Magorzata Furdal Roberto TurigUatto «Madre Giovanna» di Kawalerowicz

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