Una gran notte sotto le stelle del jazz

Una gran notte sotto le stelle del jazz Mercoledì 19 ottóbre al Teatro Nuovo la parata delle «Philip Morris Superband Series» Una gran notte sotto le stelle del jazz E, il più grande spettacolo del mondo del jazz. Dai tempi del mitico Jazz at the Philh armonie di Grantz, non si vedeva un'iniziativa simile: le Philip Morris Superband Series in tre anni di attività hanno proposto, sui palcoscenici dei cinque continenti, una parata di ali stars da antologia. E' vero, dietro all'«impegno per la cultura» sbandierato dagli sponsor, si nascondono i problemi dei commercianti di sigarette, esigenze pubblicitarie, tutto quel che volete: ma quando si arriva a mettere in piedi una carovana delle meraviglie di questo livello, tre band di campioni che girano il mondo per annunciare la buona novella del jazz. qualsiasi altra considerazione passa in secondo piano. Stavolta la tournée mondiale della «Philip Morris Superband Series» sbarca a Torino, mercoledì 19 ottobre al Teatro Nuovo (ore 21), terza tappa italiana di un tour partito il 7 ottobre da New York e che si concluderà il 16 novembre a Nagoya, in Giappone. «Superband Series» propone, da tre anni, spettacoli così concepiti: jazzisti di fama mondiale vengono riuniti in band il più possibile omogenee, quindi parte il viaggio, 1 teatri più importanti, le più grandi città, i pubblici più esigenti, per il meglio che il jazz attuale possa offrire. Le «Philip Morris Superband» che si esi¬ biranno mercoledì sera a Torino sono la quattordicesima, quindicesima e sedicesima della serie iniziatasi neli'85. E sono davvero superband, nel senso letterale della parola. La quattordicesima è in pratica il gruppo stabile di uno dèi più straordinari pianisti che oggi il jazz possa vantare, Ahmad Jamal: lo accompagnano James Cammak al basso, David Bowler alla batteria e Iraj Lashkary alle percussioni. La quindicesima superband è un quintetto capitanato dal piccolo-grande uomo del sassofono, Johnny Griffin, e illustrato dalle presenze di Bobby Hutcherson al vibrafono, Kirk Lightsey al pianoforte, George Mraz al contrabbasso e il giovane, talen- tuoso Kenny Washington alla batteria. Sedicesima superband, ovvero jazz stellare: e come definire diversamente un jazz suonato da James Moody ai flati, Curtis Fuller al trombone, Hank Jones al basso, Billy Higgins alla batteria, più la cantante Diane Schuur? H tutto, con il patrocinio dell'assessorato alla Cultura, al prezzo davvero modico di 25,20 e 15 mila lire. La tappa torinese del tour è curata da Aics Contromusica e Big Club, i biglietti si trovano in prevendita all'Aics (via Massena 2), al Big (corso Brescia 28), al Centro Jazz (via Pomba 4) e alla Vetrina dell'assessorato alla Cultura in piazza San Carlo. 1 QUELLO di mercoledì 19 al Teatro Nuovo è un concerto di tutte stelle: ma anche su un palcoscenico così affollato di fuoriclasse, spiccano personalità che meritano un occhio di riguardo. Primo è Ahmad Jamal, pianista che troppo a lungo è stato se non sottovalutato, perlomeno poco sèguito. Eppure Jamal fin dal suoi esordi negli Anni Cinquanta ha perseguito uno stile profondamente personale, fatto di sobria essenzialità. Nel suo universo artistico le "mode sono passate senza far danni, lasciando intatta la creatività di un pianista che sa trarre dalla tastiera suoni che sono pure evocazioni d'atmosfere e colori. E Jamal ha saputo evolversi, imparando a giocare con il ritmo in maniera stupefacente. Scrive di.lui il critico Stanley Crouch: «Ha spesso introdotto un contrappunto ritmico e metrico con entrambe le mani, invertendo talora i volumi, suonando più forte con la sinistra che con la destra». Altro gigante è Johnny Griffin. Il «piccolo gigante», l'hanno chiamato, vista la non eccelsa statura. Ma eccelsa è la classe del suo sax. Oggi Griffin vive in Francia, dove s'è comprato un castello: «Non sono ricco — racconta —, lavoro per pagarmelo: ma è un posto mio, per potermi finalmente fermare». In effetti prima di prendere casa in Francia il chicagoano Griffin ha vagabondante a lungo, suonando con campioni quali Hampton eMonk. James Moody è un proteiforme virtuoso delle ance: affascinante swinger al sassofono contralto e tenore, è anche fenomenale al flauto. Nel corso della carriera, iniziatasi alla corte di Dizzy Oillespie, Moody è stato protagonista di episodi notevoli, quali le collaborazioni con Dinari Washington e Eddie Jefferson. Ma il brano che lo ha reso celebre è stato Vm In The Mood Fot Love, poi ribattezzato Moody's Mood Fot Love. Del trombonista Curtis Fuller si ricorda spesso il suo ruolo di fondatore del Jazztet, con Benny Golson e Art Farmer: ma Fuller è stato anche compagno prezioso di Basie e Blakey, di Oillespie e Hampton, e in tempi recenti co-protagonista nei Timeless .Ali Stars (formazione ammirata a un recente Jazz Festival di Ivrea), dove era affiancato da altri due protagonisti della serata di mercoledì, il vibrafonista Bobby Hutcherson e 11 fenomenale Billy Higgins, batterista che i jazzoflli ben conoscono per la militanza nel trio di Cedar Walton e che il pubblico cinematografico ha apprezzato in Round Mld- night. Due bassisti europei, due star assolute: altri termini non esistono per definire il cecoslovacco George Mraz — già accompa¬ gnatore di Oscar Peterson, e tanto basta per chiarire il valore dell'uomo, se si pensa ai tour de force cui sono sottoposti i bassisti del torrenziale pianista canadese — e l'inglese Dave Holland, un musicista che si è sempre trovato a lavorare con i grandi, da Mlles Davis a Chick Corea, nei loro momenti di massima creatività. E come dimenticare Hank Jones, elegante pianista, e l'altro virtuoso della tastiera, Kirk Lightsey, o il funambolico batterista Kenny Washington? Ma un cenno particolare merita Diane Schuur, che negli ultimi due anni ha vinto due Grammy come miglior cantante jazz. Nata nello Stato di Washington, cantava nei locali dell'Alaska quando Oillespie la scoprì e la fece debuttare al Festival di Monterey. Da allora la sua è stata una carriera tutta in ascesa. Da seguire con attenzione. g. fer. James Moody Johnny Griffin Billy Higgins Altri quattro protagonisti della grande notte jazz al Teatro Nuovo: Ahmad Jamal in una vecchia foto, Dave Holland, Diane Schuur, Bobby Hutcherson

Luoghi citati: Alaska, Francia, Giappone, Ivrea, New York, Torino, Washington