Parma di lusso, velluti e culatelli

Parma di lusso, velluti e culatelli Tra le brume d'ottobre un'apparizione calda e luminosa: guida ai piaceri di una città Parma di lusso, velluti e culatelli UN peccato dietro l'altro, Parma. Eppure, a vederla cosi placida e piatta come il nome che porta, nessuno penserebbe a una città peccaminosa. Niente d'esotico, piuttosto il piacere di vivere: vivere bene. Al meglio, che si tratti di abiti, auto o biciclette, di mangiare e di bere. Parma è una città sempre lussuosa. Lussuosa e appariscente come soltanto le metropoli possono essere, con grande sfoggio di ricchezze. Il tutto però in una città che non raggiunge 1 duecento mila abitanti Una piccola capitale, o piuttosto un paesone di lusso, in cui sarebbe bello vivere, in cui è comunque consigliabile, ogni tanto, ritornare. Perchè a Parma il lusso trionfa, senza mai essere volgare. Palazzo della Pilotto. Nero, enorme. Eppure questa mole massiccia nasconde al suo interno un tesoro di eleganza. Su per lo scalone di marmo: un arco di trionfo sormontato dalla corona ducale, uno stretto corridoio buio, ed ecco il palcoscenico grande e lontano, e tutto attorno il caldo colore del legno illuminato dal sole. Entrare nel Teatro Farnese è sempre, anche per chi già lo conosce, una piccola emozione che si rinnova. La scena è nuda, la platea assolutamente vuota. Dall'alto della loggia la prospettiva è grandiosa. Un tuffo nel vuoto, giù dai gradoni ripidi. Grezzo e sontuoso com'è, il Farnese dimostra ai suoi visitatori che a Parma la raffinatezza è una tradizione, un'abitudine di sempre. Sabato mattina, nel Parco Ducale. Che è bello verde come ogni parco che si rispetti In più, conserva integro o quasi il tracciato cinquecentesco dei viali, e lo stradone centrale che dà sulla peschiera. I parmigiani affollano 11 parco: percorrerne i vialetti è un'obbligo d'estate. In autunno poi 11 parco matura il suo aspetto migliore, e il piccolo Tempio degli Arcadi appare nella sua radura come una sorpresa preziosa. Forse è questo uno dei se¬ greti di Parma: continuare ad usare le belle cose che si possiedono, senza nascondere nulla, senza permettere che impallidiscano. Mantenere le belle abitudini d'un tempo, e passeggiare oggi come ai tempi di Maria Luigia lungo il vialone, su e giù sotto gli alberi centenari; sguinzagliare cani e bambini nel boschetto degli Arcadi, e se non ci sono più adunanze di Arcadi, almeno ci sono le nuvole di polvere e i giochi dei bambini Pomeriggio del sabato, nelle sale antiche del museo Civico Glauco Lombardi. Luccica ancora, dopo più di centocuiquant'anni, quell'abito di volle bianco e azzurro — azzurro come gli occhi dell'Imperatrice dei Francesi, poi Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla — indossato da Maria Luigia: il lungo strascico ricamato con filo di platino emette bagliori metallici, fin su al corpetto minuscolo e alto, dettato dalla moda napoleonica. Tutto intorno, le reliquie degli anni del Granducato. Una corbeille di nozze di Napoleone, il ritratto del Re di Roma bambino, acquarelli delicati che raccontano la vita di una corte sfarzosa; poche violette scolorite incollate sull'album di souve¬ nir della futura imperatrice, accanto ai gioielli più belli e agli oggetti, eleganti e preziosi, della vita quotidiana, n lusso e lo sfarzo continuano anche fuori, nelle strade del centro. Pomeriggio inoltrato, lo «struscio» di strada Cavour. Belle ragazze, abiti attillati e gambe al vento. Insieme ai giovani leoni in crocchio sostano per tutto il pomeriggio davanti a boutiques d'atmosfera britannica- nei toni cupi dell'inverno, botteghe odorose di pelli profumerie — finiti i tempi dell'essenza di violetta — che sprigionano aromi carichi, oppiacei. La calca è enorme, camminare impossibile. Più che altro si sosta: si chiacchiera, si ascolta felici la musica di un gruppetto che suona a metà strtda, si beve un frappé, si ozia, appoggiati al muro, appoggiati alla bicicletta. Un'ora, due ore, tre ore: il pomeriggio scorre via lento. Chi riesce a superare l'isola pedonale intorno alla strada Cavour, brulicante come un formicaio, raggiunge con sollievo la meno affollata via : che porta al Duomo. Da una delle panche di marmo addossate al Seminario, il Battistero è una sagoma snella, tutta bianca e rosa come un dolce glassato. Da vicino il rosa si rivela per rosso marmo di Verona, e appaiono i pinnacoli. Al di là della piazza Garibaldi, dove la gente si attarda ancora tra i tavolini del caffè, s'apre la strada Farini: stretta, qualche portico scuro, e soprattutto salumerie come gioiellerie, con trionfi di insaccati e verzura appesi in vetrina. Peccati di gola, quanti se ne vuole. Decidere per la cena è un vero placere, e la notte parmigiana è lunga; fino a notte tarda e tardissima. Di sera e di notte questa Parma sontuosa e sorniona che ama i velluti di seta e affetta culatelli altrettanto preziosi rivela anche ai foresti i suol segreti più nascosti. Sabato notte, via del Conservatorio: da un portone basso e buio sbuca un uomo, anziano, un grembiule rigido lungo quasi fino ai piedi. Appoggiato sulla spalla un oggetto puntuto: la luce di una finestra accesa rivela la sagoma di uno scheggiose di parmigiano, giallo e pastoso persino al buio. Oltrepassa la luce, sparisce nel buio. Domani è il dì di festa. Brunella Giovani Parma, una salumeria del centro P i Gribldi Parma, piazza Garibaldi

Persone citate: Arcadi, Brunella Giovani, Glauco Lombardi, Maria Luigia, Pilotto