Queste le giornate più nere

Queste le giornate più nere Queste le giornate più nere DENTRO e attorno agli stadi ci sono 1 «posti» della violenza: il calcio come pretesto o come motivazione? Di sicuro, vigliaccheria e follia. Colpire e sparire, se possibile. Tra la terribile rabbia di gruppo (nutrito) degli hooligans inglesi e la carognesca «bravata» di tre o quattro nostri ragazzi-tifosi-ultras, ci sono basi comuni. La vita disperata, l'alcol, la droga. Aggravanti. La notte delTHeysel non ha insegnato nulla, anche se (dopo tre anni) esclude ancora i club Inglesi dalle competizioni internazionali. Stadio di Bruxelles, 29 maggio '85, giorno di Juventus-LiverpooL I fans britannici avevano già spaccato vetrine, assalito passanti, consumate casse di birra. Quando allo stadio hanno premuto sugli italiani, è scoppiata la tragedia. Nella calca (soffocati e calpestati più che colpiti) 39 morti di cui 35 italiani e 500 feriti. Oli assassini sono ancora sotto processo, qualcuno è scappato fra le maglie dt un'Indagine approssimativa. Oli assassini delle nostre domeniche li hanno presi. I morti sono stati tre, smora. Vincenzo Paparelli, tifoso della Lazio, stava aspettando l'inizio di un derby (ore 13,26 del 28 ottobre '79) sulla curva Monte Mario dello stadio Olimpico di Roma, quando veniva colpito al capo, e ucciso, da un razzo partito dalla curva opposta, la sud. Contando gradinate e pista atletica, il proiettile ha compiuto circa 200 metri. Certo, lo sparatore non voleva colpire Paparelli, forse non voleva colpire nessuno. Oli basta¬ va «dare una lezione a quelli della Lazio». Ma aveva la pistola lanciarazzi dentro allo stadio. D servizio di controllo agii ingressi? E' stato rafforzato, ma dopo. Marco Fonghessi aveva assistito a Milan-Cremonese, 30 settembre 1984. Stava avviandosi al pullmann per tornare a casa—a Cremona — quando, appena uscito da San Siro, venne accoltellato da un ragazzo delle «brigate rossonere». Marco aveva al collo una sciarpa con i colori della sua squadra. Lui, un altro, non importava. L'assassino «voleva usare» il coltello che aveva in tasca sempre (anche allo stadio). . Nazzareno Filippini, ascolano, è morto dopo Ascoli-Inter del 9 ottobre di quest'anno, e dopo una settimana di coma. Tragica storia di ieri. Dopo scaramucce fra gruppi di teppisti, l'ha aggredito un gruppetto di «ultras» ne¬ razzurri. L'hanno buttato a terra, ha picchiato il capo sul selciato. I morti fanno colpo, certo. I feriti meno. Ma sono tanti, uno stillicidio domenicale. Gli hooligans sono «internazionali». Hanno sfasciato negozi treni auto e aggredito persone a Parigi, Amsterdam e Milano. La nostra violenza da stadio sa più di faida paesana, i bulli fuori Italia stanno zitti. Anche conigli, quindi vigliacchi della peggior specie. Lo straniero è stato accoltellato a Milano, il 7 dicembre "83 dopo Inter-Austria Vienna. Gerard Wanninger, viennese, ha rischiato di morire. Si è salvato dopo un mese di ospedale. E' tornato a Milano a ringraziare i medici. Allo stadio, da noi, non verrà più. B P Bruno Perucca

Persone citate: Bruno Perucca, Cremona, Gerard Wanninger, Nazzareno Filippini, Paparelli, Vincenzo Paparelli