Retina nuova per uno sguardo nuovo

Retina nuova per uno sguardo nuovo Successo del trapiànto di cellule epiteliali dell'occhio in ratti affetti da retinite pigmentosa Retina nuova per uno sguardo nuovo NONOSTANTE il parere dei cosiddetti antivivisezionisti (un aggettivo quanto mal inesatto) il progresso della medicina dipende ancora in gran parte dalla possibilità di studiare le malattie sulle cavie. Per quanto riguarda la retinite pigmentosa, esiste un ceppo particolare di ratti che eredita un difetto delle proprie cellule retiniche che ricorda da vicino la retinite dell'uomo. Tale difetto porta l'animale (come l'uomo) alla cecità. Il difetto inizia nel ratto 28 giorni dopo la nascita e progredisce inesorabilmente e rapidamente. All'età di 60 giorni il 95 per cento degli animali non riesce più a vedere. La retina localizzata nel fondo dell'occhio contiene degli elementi essenziali per la visione, i cosiddetti fotoricettori, che sono cellule sensibili alla luce. Essi convertono il segnale luminoso (fotoni), in un segnale elettrico che viene decodificato e interpretato dalla corteccia cerebrale nella percezione di forme e colori. Al di sopra dei fotoricettori retinici esiste uno stato di cellule epiteliali ricche di pigmento scuro, che però fa filtrare la luce. Tali cellule nutrono i fotoricettori e sono essenziali per il loro sviluppo. Nei ratti affetti da questa malattia ereditaria le cellule epiteliali pigmentate degenerano e muoiono progressivamente, provocando secondariamente la .degenerazione del fotoricettori. Secondo dati recenti raccolti dall'Associazione americana dei pazienti affetti da retinite pigmentosa, circa 400 mila americani soffrono di malattie degenerative della retina. Un'alta percentuale di costoro rischia di perdere completamente la vista. La degenerazione della macula retinica, che è la zona della retina di maggiore acutezza visiva, è la causa più frequente di cecità nella popolazione al di sopra dei 60 anni. Se la malattia viene diagnosticata per tempo, è possibile frenare lo sviluppo e rallentare la distruzione : della : retina allontanando temporaneamente la perdita della vista. Non esiste però al momento nessuna terapia che possa prevenire l'effetto, spesso disastroso, delle malattie della retina di tipo degenerativo. La biologia molecolare ha però fatto progressi notevoli nello studio degli aspetti genetici di alcune malattie della retina. Ad esempio, è stato possibile identificare il gene responsabile di alcune di queste. Una scoperta recente è proprio la localizzazione del gene della retinite pigmentosa in una parte precisa del cromosoma X. Un tumore particolare della cavità orbitale, il retinoblastoma, relativamente frequente nei bambini è associato al cromosoma 13. Questi progressi permetteranno presto di arrivare alla diagnosi prenatale di alcune malattie della retina. In altri casi, pazienti con un deficit ereditario legato alla funzione di determinati enzimi cellulari come la ci t ocromoossidasi C dei mitocondri, possono soffrire di disturbi che vanno dalle malattie di tipo muscolare alle degenerazioni della retina. Tra queste, una varietà è legata proprio a una fórma particolare di retinite pigmentosa. La diagnosi di queste forme a carattere ereditario veniva fatta nel passato esclusivamente basandosi su dati clinici o su prelievi di tessuti durante interventi chirurgici. Attualmente la diagnosi viene fatta mediante esami del sangue e del liquido cefalo rachidiano o a livello di cromosomi. Ovviamente il punto di partenza rimane l'esame del fondo dell'occhio da parte dello specialista. Ritornando alla degenerazione retinica l'unica terapia valida, fatta la diagnosi precoce nel bambino o nel neonato (o nel feto), sarebbe la correzione del difetto genetico quando questo venga accertato e localizzato in un solo gene. Tale terapia non è ancora possibile. Rimane allora un altro tipo di intervento: il trapianto dell'intera retina o dei fotoricettori da un soggetto sano a un soggetto malato, il tessuto migliore per il trapianto è quello fetale. Due gruppi di ricercatori dell'Università di North Carolina e della Columbia University (Columbia - Presbiterian Medicai Center) di New York hanno tentato per la prima volta un trapianto di retina usando proprio quel ceppo di ratti che presenta un difetto ereditario analogo a quello umano. Essi hanno isolato delle cellule epiteliali pigmentate dall'occhio di feti sani e, doso averle disperse e dissociate, le hanno iniettate sotto il microscopio nella retina malata del ratti affetti da retinite pigmentosa. Si sono assicurati che la posizione del trapianto fosse proprio sullo strato più esterno della retina, quello che si affaccia verso l'interno della cavità del bulbo oculare. Oltre duecento ratti hanno ricevuto questo trapianto con diverse modalità chi¬ rurgiche. Dopo un'osservazione di diversi mesi con continui esami dell'acutezza visiva, gli animali vennero sacrificati per l'esame istologico microscopico della retina operata. SI è cosi accertato che le cellule trapiantate erano sopravvissute e avevano in parte sostituito le cellule epiteliali pigmentate o prevenuto la loro degenerazione. Come conseguenza, anche 1 fotoricettori retinici erano sopravvissuti. A distanza di tre mesi dall'operazione, la vista dei ratti operati era praticamente. normale, mentre la maggior parte degli animali non operati erano ciechi. Molte cellule trapiantate si erano divise ed erano proliferate emigrando in parti distanti della retina. La prossima serie di operazioni verrà eseguita prima su conigli, poi sulle scimmie. Se gli interventi porteranno a risultati consistenti e duraturi, si comincerà a pensare alle applicazioni sull'uomo. I primi pazienti considerati candidati naturali all'intervento sono proprio quelli affetti, come 1 ratti, da retinite pigmentosa. i ii Ezio Giacobini Come trovar* mi marcatore genetico Frammenti di DNA, o materiale genetico, nel cromosomi appaiati tono spesso Identici (omozlgotlci). Qualche volta però appara una differenza riconoscibile. Due variazioni sono l'Inserzione (un pezzo extra di DNA nel frammento) e la delezione (un pezzo di DNA mancante). Quando delle variazioni di questo tipo vengono sistematicamente ereditate Insieme a una malattia genetica all'interno di una stessa famiglia, possono essere usate come marcatori genetici per segnalare la («senza di un difetto. Sebbene esse In sé non siano un difetto. I cromosomi vengono ereditati a coppie, uno dal padre, uno dalla madre. DNA nel cromosomi appaiati ^^SISIS^E I Omotetico > (fi lo monto Delezione di materiale genetico 63 | inserzione di materiale genetico m 12

Persone citate: Ezio Giacobini

Luoghi citati: Columbia, New York