L'infanzia dei computer nell'Italia degli Anni 50

L'infanzia dei computer nell'Italia degli Anni 50 A Bologna si ricorda Fattività pionieristica di Puppi L'infanzia dei computer nell'Italia degli Anni 50 IN questi giorni l'Università di Bologna, a conclusione delle manifestazioni per il nono centenario, tributa un onore particolare al professor Giampiero Puppi, dedicandogli un convegno di fisica ad altissimo livello. Puppi, che si appresta a lasciare l'insegnamento per, come si dice, raggiunti limiti di età, ha un'attività prestigiosa nel campo scientifico, ma vanta anche un'esperienza come manager industriale: per questo motivo tra gli oratori del «Simposio in onore di Giampiero Puppi» figurano scienziati come Arnaldi, Cabibbo, Colombo e Radicati, ma anche esponenti del mondo economico come Prodi. In questo simposio verranno certamente ricordati contributi di Puppi nella fisica delle particelle elementari, nelle scienze planetarie e geofìsiche, in astrofisica, in ecologia e tecnologia marina Meno noto al grande pubblico — ma non meno importante — è stato il contributo di Puppi alla nascita di una scuola di informatica a Bologna, che ebbe una straordinaria importanza nello sviluppo dell'informatica in Italia. Bisogna risalire alla fine degli Anni 50. Il numero dei calcolatori in Italia era modestissimo e nelle università quasi zero. C'era qualche eccezione: a Pisa, seguendo un suggerimento di Fermi, si stava costruendo una .macchina speciale, la famosa Cep (Calcolatrice Elettronica Pisana), mentre a Ingegneria di Bologna era operativo un sistema 650, il primo calcolatore al mondo prodotto in serie, il 650 era una macchina molto diversa dai calcolatori attuali: la memoria era costituita da un tamburo rotante, capace di registrare 2000 campi di 10 posizioni l'uno. La velocità di calcolo non superava qualche centinaio di operazioni al secondo e programmarla non era facile. Tuttavia su questa macchina furono realizzati i primi programmi tecnicoscientifici di una certa complessità nel nostro Paese. Attorno alla Cep, che era un prototipo di ricerca, si andava invece formando una scuòla di progettazione di architetture hardware e software: l'obiettivo della ri- cerca era il calcolatore stesso. Non c'era a Pisa a quell'epoca l'idea di creare un «servizio di calcolo», cioè di destinare la macchina a svolgere calcoli richiesti da gruppi esterni. Quest'ultimo era invece il modo di lavorare di Bologna. Attorno al centro di calcolo di Bologna si venne così a creare un gruppo di programmatori scientifici e ben presto la domanda di calcolo fu cosi grande che il 650 non ce la faceva più. Intanto stava tramontando l'epoca dei prototipi e delle macchine speciali, che aveva caratterizzato per un quinquennio l'attività di molte università in tutto il mondo, e cominciavano ad apparire sul mercato i primi sistemi di elaborazione di grande potenza. A questo punto intervenne Puppi intuendo ciò che oggi sembra ovvio e cioè che il calcolatore non era un «fine» ma un «mezzo» per fare ricerca nei campi più svariati della scienza e della tecnica, strumento che non poteva più essere costruito «in casa», ma andava comprato sul mercato. Furono cosi trovati i finanziamenti per acquistare un sistema Ibm 704, che fu il primo di una leggendaria serie di macchine di grande potenza. Struttura a voci di 36 bit, ciclo di 8 microsecondi, dimensioni di memoria di 8K: caratteristiche che con l'occhio di oggi sembrano quasi patetiche, se paragonate con un piccolo personal computer. Ma a quell'epoca non si poteva avere niente di meglio. Ci fu il problema dell'installazione, perché il 704 era di dimensione enormi e assorbiva più di 50 kW, problema che fu superato con una mezzadria tra l'istituto di fisica, diretto da Puppi, e il Cnen, che mise i locali, a Porta Mascarella. Per molti della mia generazione quella macchina e quei locali sono un mito. LI nacque un'intera scuola di esperti in calcolo scientifico: da tutt'Italia per anni ci fu a Bologna una processione di professori, studenti e persone dell'industria per scrivere e provare programmi per progetti di ricerca pura e applicata. Li arrivò il Fortran e da 11, quasi fosse un novello Vangelo, si diffuse in tutt'Italia. Un'altra tappa importante ci fu nel '63: il 704 cominciava a dare segni di vecchiaia e fu ordinato un sistema doppio 7040-7049. Puppi dette un contributo determinante alla decisione dietro il semplice ragionamento che l'Italia, e in particolare Bologna, doveva avere il meglio nel calcolo, perché per competere con le altre nazioni del mondo nella scienza e nell'ingegneria non bastava l'intelletto, occorrevano anche i mezzi, e 1 calcolatori erano tra quelli più importanti. Da allora quasi non si contano più i sistemi di grandissima potenza che furono installati a Bologna, che l'hanno sempre mantenuta in prima linea nel calcolo elettronico: macchine mangianùmeri, supercomputer, elaboratori vettoriali. Porta Mascarella è ormai solo un ricordo: oggi i centri di calcolo di grande potenza a Bologna sono più d'uno, collegati in tutt'Italia con centinaia di ricercatori. . Pierluigi Ridotti