Aleksandr Borodin vita da chimico gloria da musicista

Aleksandr Borodin vita da chimico gloria da musicista Quasi ignorati i lavori scientifici Aleksandr Borodin vita da chimico gloria da musicista APisa, nell'atrio del palazzo di via Santa Maria 26 che da quasi cinquant'anni ospita la «Domus Galìlaeana», un'altisonante iscrizione latina ricorda che,'per volontà del Granduca Leopoldo II, li fu trasportato nel 1833 il laboratorio di chimica dell'università (che vi è rimasto fino all'ultima guerra). Accanto potrebbe figurarcene una molto più semplice, commemorativa delle ricerche compiute in tale laboratorio tra il finire del 1861 e i primi mesi del 1862 dal chimico russo Aleksandr Borodin: tanto semplice quanto sbalorditiva, perché si tratta proprio di lui, del celebre autore dell'opera Il prìncipe Igor dello schizzo sinfonico Nelle steppe dell'Asia centrale. Di Aleksandr Pornrievic Borodin si è celebrato l'anno scorso, in tutto il mondo, il centenario della morte, ma solo con qualche fugace accenno al suo intenso lavoro scientifico, che continua a essere pressoché ignorato dai più. Eppure egli considerò sempre sua professione quella del chimico e a essa dedicò la maggior parte del suo tempo e delle sue forze. Come musicista invece si ri-, teneva soltanto un buon dilettante. Nato a Pietroburgo (oggi Leningrado) il 12 novembre 1833 — figlio illegittimo del principe Luka Ghedeonov che lo fece registrare come figlio d'un tal Borodin suo servo — dimostrò fin da ragazzo una spiccata passione, oltre che per la musica, anche per la chimica, cominciando col produrre petardi rudimentali. A tredici anni, mentre componeva un trio per due violini e violoncello su un tema di Meyerbeer, si era già costruito un pìccolo laboratorio in casa, riempiendo di preoccupazione sua madre che temeva esplosioni e infastidendo un po' tutti con esalazioni acute e puzzolenti. A diciassette anni Borodin divenne studente di medicina, ma si appassionò soprattutto al corso tenuto dal professore di chimica. Questi, notate le attitudini dell'allievo, si diede a seguirlo con ammirazione ma insieme con preoccupazione per le sue «distrazioni» musicali. «Signor Borodin,» gli disse un giorno «sarebbe meglio che scrivesse meno canzoni. Lei perde troppo tempo: un uomo non può servire due padroni». Anche oggi negli ambienti accademici è frequente che chi si dedica ad altre attività intellettuali oltre alla ricerca venga considerato un personaggio strano e dispersivo. Diplomatosi eximia cum laude, il giovane Borodin fu assunto in un ospedale militare nel 1856. Non trovandosi a suo agio come medico (sveniva alla vista del sangue), preferi approfittare delle attrezzature dell'ospedale per dedicarsi a ricerche di chimica organica. Il 15 maggio 1858 si laureò con una tesi sulle proprietà chimiche e tossicologiche dell'Arsenio e del fosforo; fu ia. prima volta che l'acca- cademia di medicina, e chirurgia di Pietroburgo accettò una tesi scritta e discussa in russo anziché in latino. Nel 1859 Borodin fu inviato a fare esperienza in Germania, dove potè entrare in contatto con scienziati co¬ me Bunsen, Erlenmeyer, Helmoltz e Kirchhoff. L'anno seguente viaggiò fra Germania e Svizzera insieme al grande Mendeleev, uno dei padri della tavola periodica degli elementi. I due russi parteciparono al famoso congresso inter- naziorale di chimica di Karlsruhe e Borodin, sebbene avesse solo ventisette anni, fu nominato membro del comitato organizzatore. Nella primavera del 1861 era ancora in Germania, dove conobbe la giovane e brillante pianista russa Ekaterina Protopopova, di cui s'innamorò e che poi divenne sua moglie. Per la salute cagionevole di lei i due decisero di trasferirsi in Italia, scegliendo Pisa per il clima mite, che già aveva attratto Shelley e Byron. Qui trascorse diversi mesi, continuando la ricerca sperimentale; e pubblicò i risultati del lavoro svolto in tre articoli che figurano nel tomo sedicesimo del Nuovo Cimento, rivista scientifica dell'ateneo pisano fondata da Carlo Matteucci e Raffaele Piria. Quest'ultimo aveva combattuto come capitano a Curtatone nel 1848 ed era fra i più noti chimici d'allora (non per nulla gli è stato intitolato l'istituto di chimica generale dell'università di Pisa dal 1954 sino a tre anni fa, quando è stato assorbito dal dipartimento). In uno dei tre articoli, scritti in un italiano un po' imperfetto, Borodin ringrazia i professori De Luca e Tassinari, «che ebbero la gentilezza di mettere a disposizione il loro laboratorio». Da Pisa, nel 1862, Borodin fu richiamato a Pietroburgo e nominato prima assistente e poi professore, nell'accademia dove aveva studiato. Continuò le ricerche di chimica organica, entrando fra l'altro in lite con il tede¬ sco Friedrich August Kekulé, lo scopritore della struttura molecolare del benzene, che in quel tempo stava lavorando sul suo stesso tema, la condensazione delle aldeidi: i due s'accusarono reciprocamente e pubblicamente di apnropriazione del lavoro altrui. Nel 1872 Borodin divenne professore di chimica nell'ambito d'un corso libero di medicina per donne, il primo di tal genere in Russia, nato per iniziativa sua e di altri eminenti scienziati russi; vi si dedicò con ardore, lavorandovi gratis fuori dell'orario d'insegnamento all'accademia e dando anche concerti di beneficenza a favore delle studentesse bisognose. Ma anche allora, come in tutto il resto della sua vita, fu poco il tempo che potè dedicare alla musica; e per questo la sua produzione musicale, eccellente nella qualità, è limitata nella quantità. . Quando il corso cessò per decreto del governo zarista, che del resto l'aveva sempre osteggiato, Borodin fu visto piangere. Meno di due mesi dopo, il 27 febbraio 1887, mori nell'aula di chimica dell'accademia di Pietroburgo durante un ballo in maschera da lui preparato per le sue due figliole adottive. Causa della morte fu un attacco cardiaco, dovuto certamente.anche al troppo lavoro. La sua bara fu portata à spalla dagli studenti affezionatissimi. Non aveva che 53 anni. Gianni Fochi