Diapason: il la a 440

Diapason: il la a 440 La voce di un musicista contro il rialzo dei periodi Diapason: il la a 440 SULLA traccia di una tesi insostenibile, che fu seppellita più di un secolo fa, l'Istituto Schiller ha avuto il merito di portare all'attenzione del mondo musicale la «normalizzazione del diapason». Come una malattia endemica, ricorre di nuovo l'intollerabile alzata del diapason, che oggi oscilla attorno ai 447 e 450 periodi. Il ritorno a un livello tollerabile è indispensabile: ma non si può parlare di «diapason scientifico» e dei 432 periodi, perché questa frequenza e un ipotetico DO di 256 Hz sono matematicamente incompatibili con la struttura della nostra scala musicale. Verdi, nel 1884, su «richiesta, per esigenze matematiche» (è lui stesso che 10 dice) fu sollecitato a dare 11 suo consenso alla suddetta frequenza e lo fece di buon grado, così come avrebbe ugualmente gradito i 435 periodi del «corista» francese, pur di combattere, molto giustamente,.la proposta tedesca di stabilire i 450 periodi, intollerabili soprattutto per i cantanti. La Conferenza di Vienna (1885) confermò 1435 Hz del diapason francese, però misurati alla temperatura ambiente di 15°. Sappiamo come e ih quale misura la temperatura influisca sull'altezza del suono. Per quanto riguarda gli strumenti a fiato, la cui sorgente sonora è un «gas», ossia la colonna d'aria contenuta nei tubi, se si passa dal 15° ai 20°, del tutto normali nei teatri e nelle sale da concerto, l'accordatura, considerata nell'ottava della «nota» di riferimento (LA3), sale senz'altro di tre o quattro periodi. Dall'inizio del secolo, con alti e bassi, il LA ha fluttuato attorno ai 440-442 Hz, ed è da allora che fabbricanti di strumenti e accordatori si sono orientati su questo valore. Nel 1936 una legge italiana riconfermò i 435 Hz, ma .essa non ebbe mai attuazione pratica, anche se i contratti di lavoro artistico, per esempio quelli delÌ'EIAR, la imponevano. Nel 1039, in sede internazionale ISO, un gruppo di esperti sancì per la prima volta i 440 periodi, ma l'inizio della seconda guerra mondiale ne rimandò l'attuazione. Nell'ottobre e nel. dicembre 1953, in vista della seconda convocazione ISO, l'Accademia di Santa Cecilia promosse uh referendum tra direttori di Conservatorio, cantanti lirici, concertisti, compositori, acustici: la grande maggioranza fu per i 440. La Conferenza ISO riconfermò esplicitamente questa frequenza. n persistere nei-vari Paesi del vuoto legislativo su questa materia indusse il Consi¬ glio d'Europa a interessarsi alla questione. Nel 1968 venne convocato a Salisburgo-il più vasto e competente gruppo di esperti che, dopo la Conferenza di Parigi, si sia mai riunito attorno a un tavolo per discutere sull'argomento e decidere sulla normalizzazione del diapason. Tre furono le riunioni; dopo Salisburgo, i delegati dei vari Paesi si ritrovarono a Firenze (1969) e a Toledo (1970). 10 feci parte di quel gruppo di lavoro e fui incaricato di fare una indagine conoscitiva a livello europeo sullo stato di fatto del diapason. Le ricerche dei vari gruppi operativi durarono tre anni e il risultato delle proposte consentì al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa di varare una «Risoluzione» (1971) con la quale la frequenza del diapason veniva stabilita in 440 periodi. 11 perdurare della carenza legislativa ridiede estro al «rialzo» del diapason, che in quésti ultimi tempi sta battendo nuovi record di stupidità tecnico-musicale. La caduta della K legislatura portò con sé quella delle proposte di legge. Oggi siamo alla vigilia di un nuovo «round»: alcuni senatori e deputati hanno presentato alla Camera uh disegno di legge basato sui 440 periodi. Slamò alla volta buona? Pietro Righini

Persone citate: Consi, Pietro Righini, Santa Cecilia, Verdi

Luoghi citati: Europa, Firenze, Parigi, Salisburgo, Salisburgo-il, Toledo, Vienna