Niente pasta, solo carne così si stronca il ciclista di Vittorio Wyss

Niente pasta, solo carne così si stronca il ciclista Le ragioni dell'insuccesso a Seul della «dieta carenzata» Niente pasta, solo carne così si stronca il ciclista SU «La Stampa» di pochi giorni fa è comparsa la fotografia dei nostri quattro ciclisti della «cento chilometri» di Seul. Quattro ragazzi letteralmente esauriti, prostrati su un prato con accanto le biciclette su cui avevano pedalato le loro ultime energie. In un articolo accanto alla fotografia si parlava di dieta sbagliata. Si tratta della dieta «carenzata» secondo ia quale, a partire da sette-otto giorni prima della gara, l'atleta evita assolutamente di mangiare idrati di carbonio (pasta, rìso, pane, zucchero, dolci) e si nutre solamente di carne, latte, uova, con pochi grassi di condimento. Normalmente i muscoli di una persona contengono 1,5-2 grammi di glicogeno (che deriva appunto dagli idrati di carbonio ingeriti) e l'organismo vi fa ricorso quale combustibile essenziale per vivere e soprattutto per lavorare. Essenziale non solo per i muscoli, ma anche per il cuore e il cervello, per cui l'organismo spontaneamente se ne crea delle scorte apposite, soprattutto nel fegato. Anni fa alcuni studiosi svedesi hanno dimostrato che se una persona evita assolutamente di mangiare idrati di carbonio per 3-4 giorni, l'organismo consuma quello che ha nel propri depositi. Si viene così a creare un «vuoto», una «fame» di glicogeno nei tessuti, per cui non appena la dieta da priva di idrati di carbonio ne diventi ricca (cioè vengano somministrati di nuovo pane, pasta, riso, dolci) i tessuti che ne erano quasi privi se ne appropriano, e in quantità maggiori di quelle precedenti, sino a 3-4 grammi per 100 grammi di muscolo. Poiché il glicogeno è essenziale, tanto più i muscoli e il fegato ne sono provvisti, tanto più a lungo sopportano lo sforzo. Così questa aie- ta, dapprima «carenzata», poi arricchita di idrati di carbonio è sembrata un ottimo sistema per aumentare le scorte energetiche dell'organismo. Ma nella pratica ci sono sempre difficoltà che la teoria non prevede del tutto. La prima è che una dieta troppo ricca di carne e analoghi non sempre trova un apparato digerente in grado di elaborarla per cui la digestione diviene difficile, compaiono dolori di stomaco, acidità, a volte anche enterocoliti putrefattive. E questo, a parte il problema del gusto, per una sorta di rapida ripugnanza. Quando poi si passa bruscamente alla seconda parte della dieta — cioè si ricomincia con il pane e la pasta, anche in questo caso sorpassando i limiti dell'apporto usuale — sì ripetono, sia pure con caratteri diversi, i disturbi di digestione accennati. Secondo le cronache da Seul, questo tipo di dieta non sarebbe stato ben tollerato dai nostri ciclisti della 100 chilometri, che si sareb- bero trovati In crisi o prettamente digestiva o di combustibile muscolare non ancora sufficientemente abbondante. Il sospetto che nasce da anni di esperienza è che questi ragazzi siano stati perfettamente allenati dal punto di vista muscolare e, quindi, cardio-circolatorio, oltre che da quello tecnico (del darsi tempestivamente il cambio, nel «tirare» in prima posizione), ma non egualmente ben «saggiati» nelle loro capacità di adattamento alimentare e digestivo. In pratica il ciclista su strada, come il fondista di sci e il maratoneta, è un laboratorio chimico che trasforma in energia meccanica e termica l'energia chimica dei cibi che ingerisce. Per as- ' surdo, si potrebbe dire che il ciclista su strada pedala come il suo apparato digerente gli consente di fare. Ma finora non ho mai trovato né allenatori né atleti che in allenamento rispettivamente insegnino e imparino a mangiare e a bere così come dovranno poi fare nei giorni della vigilia e delle gare. Come se la digestione fosse un„ problema del tutto automa-; tico, che deve girare sempre: bene, senza mai creare in-_ convenientl. La realtà è quasi inversa. ; La maggior parte dei cali di: rendimento atletico non è; né cardiaco né muscolare,: ma dipende dall'alimentazione, dalla digestione dell'ingerito e — altro impor-; tantissimo problema che ha "; un'influenza enorme sul ren- ; dimento atletico — dalle condizioni climatiche ester- ; ne. « Ma modificare cosi a fondo un regime alimentare 'senza ripetute (ma prudenti, prudentissime) provo nel » corso degil allenamenti, con ' specifici esami della funzio- « nalìtà gastrica e intestinale, è veramente una manovrai troppo rischiosa. Vittorio Wyss * L'apparato digestivo ha difficoltà a elaborare un'alimentazione squilibrata Ma spesso il calo atletico dipende proprio da difficoltà di digestione