Da Stonehenge all'isola di Pasqua per un viaggio in cerca di misteri di Sabatino Moscati

Da Stonehenge all'isola di Pasqua per un viaggio in cerca di misteri In un atlante geografia e storia di luoghi che da secoli nascondono leggendari enigmi e simboli Da Stonehenge all'isola di Pasqua per un viaggio in cerca di misteri ESISTE, nel fondo della nostra memoria, una serie dì misteri non chiariti, di enigmi non risolti, di domande alle quali non abbiamo saputo e non sappiamo dare risposta. Concernono luoghi e ambienti, tradizioni e leggende, invenzioni e scoperte che destano una suggestione particolare anche per il fatto che non se ne trova una spiegazione convincente e che, quando chiediamo axhì dovrebbe intendersene, la spiegazione di solito non viene o non è risolutiva. Nell'orizzonte delle nostre conoscenze sul mondo che ci circonda, queste sono altrettante zone d'ombra a cui, progressivamente, ci siamo rassegnati. Ma se qualcuno si propone di riconsiderarle e di gettare su esse la luce, o almeno quel tanto di luce che la scienza moderna consente, allora l'interesse si fa vivissimo: tanto e vero che l'Atlante dei luoghi misteriosi ideato da Jennifer Westwood, pubblicato in questi giorni da De Agostini, sta ottenendo un ampio e meritato successo. «Atlante»: in fondo è possibile prendere le carte geografiche dei continenti e segnarvi una serie di luoghi o di aree a cui corrispondono altrettanti misteri, fare insomma dei luoghi e delle aree i punti di riferimento per i temi e i problemi. Si consideri il caso di Stonehenge, nell'Inghilterra meridionale: il nome significa «pietre sospese»; e davvero sembrano librati nell'aria i grandi pilastri che si dispongono in circolo nell'aperta campagna, ponendo ai turisti l'enigma di chi, quando e perché li abbia costruiti. Certo si tratta di un grande edificio religioso. Ma non basta: i pilastri sono disposti in modo non casuale, bensì preordinato a un fine che gli astronomi hanno presto individuato, quello di calcolare i movimenti del sole, della luna e delle maggiori stelle. In particolare, servivano a prevedere le eclissi. Se si pensa che il santuario dì Stonehenge fu eretto quasi cinquemila anni fa, si vede com'erano sviluppate le conoscenze astronomiche e quanto tempo è occorso per tornare di nuovo a quel livello. Un paesaggio, più che un luogo, è il decerto di Nazca nel Peni meridionale. Con grande sorpresa i viaggiatori si sono accorti dà tempo che sul terreno furono tracciati anticamente dei giganteschi disegni, i quali riproducono figure geometriche, umane e animali stilizzate: un ragno, una scimmia, un serpente e altre ancora. Le figure vennero incise raschiando la roccia, fino a mettere a nudo la terra gialla sottostante. La lunghezza delle singole immagini può giungere fino a 275 metri! ^ ' Sul significato dei disegni si discute ancora: simboli religiosi? immagini di animali totemici protettori delle famiglie? Ma c'è un altro problema, il principale: oggi, la veduta d'insieme delle figure è facile, usando l'aereo; ma migliaia di anni fa (a quanto sembra le figurazioni si datano tra il 500 a.C. e il 500 d.C.) gli aerei non esistevano. La spiegazione più probabile, anche se audace, è che si usassero delle specie di mongolfiere, come conferma qualche volo sperimentale fatto mediante palloni lanciati accendendo un fuoco. Trasferiamoci nel cuore del Pacifico e raggiungiamo (almeno con il pensiero) l'Isola di Pasqua. E' una terra vulcanica lontana dalle correnti del commercio e della civiltà, nella quale si levano come d'incanto centinaia di statue gigantesche (fin oltre 20 metri dì altezza e 300 tonnellate di peso), caratteristiche per 11 copricapo a calotta, il volto stilizzato con lunghe orecchie, il corpo coperto di tatuaggi. Sono, secondo ogni verosimiglianza, immagini di antenati, a cui si dedicava un culto particolare. Ma chi le ha scolpite, e quando? Dobbiamo pensare a conquistatori venuti da lontano, qualcosa come mille anni fa, e poi scomparsi nel nulla. I più celebri e suggestivi misteri sono però quelli che concernono terre leggendarie e scomparse, specie dì Paradisi Terrestri nei quali si celavano inestimabili tesori. Una di queste terre è l'Atlantide, che Platone descrive come un continente più vasto dell'Africa e dell'Asia messe insieme, straordinariamente ricco di metalli preziosi, profumi, fiori e frutti: un continente che in un solo giorno s'inabissò e scomparve per un gigantesco maremoto. Non c'è da stupirsi che l'Atlantide sia stata oggetto in ogni tempo di ricerche e di presunte scoperte, sempre poi smentite dall'evidenza dei fatti. Ma è possibile davvero scoprirla? Basta leggere il racconto platonico per rendersi conto che si tratta dì una terra leggendaria, splendida creazione della fantasia; e dunque il problema non è dì trovarla tal quale, bensì dì trovare gli eventi da cui la leggenda nacque. Ebbene, tali eventi possono dirsi individuati da quando gli archeologi greci hanno messo in luce nell'Isola egea di Sant orino una fiorente civiltà, a cui pose fine intorno al 1400 a.C. un grandioso maremoto. Fu tale evento, secondo ogni verosimiglianza, a ispirare la fantasia di Platone. Un'altra leggenda celebre è quella dell'Eldorado: una terra fantastica nella quale l'oro si trovava ovunque, sicché era possibile raccoglierlo senza problema né limite alcuno. La leggenda nacque nel Cinquecento, a seguito delle conquiste spagnole in America. Ci resta il racconto delle parole con cui un banditore arruolava i soldati: «Volete oro, perle, diamanti? Iselvaggi li raccoglieranno per voi. Di gemme sono pavimentate le strade. Il loro capo se ne va in giro con una portantina foderata d'oro; e ornamenti d'oro tempestati di smeraldi gli pendono dalle labbra e dalle orecchie». , : v . $ ^ Involontariamente, queste parole aiutano 'a scoprire l'origine della leggenda dell'Eldorado: non una regione ma una persona, un sovrano indigeno che veniva cosparso di resina e poi di polvere d'oro. Ce lo descrive Oviedo, uno dei primi cronisti delle spedizioni in America, commentando che 'Coprirsi di polvere d'oro è un'usanza strana, insolita, nuova e più costosa, dacché quello che si mette indosso il mattino se lo toglie via lavandolo la sera, e va perduto per sempre». Eldorado, dunque, significa in origine «l'uomo d'oro», non «la terra d'oro». Ma come resistere alla trasposizione, quando era accertato che da quelle parti l'oro si trovava davvero, e con esso una tale quantità di smeraldi che se ne incrostavano gli occhi, le orecchie, il naso, la bocca e perfino l'ombelico dei defunti mummificati? Ecco un buon esempio di ciò che sempre più ci mostra la scienza moderna: le leggende non nascono dal nulla, hanno sempre un fondamento nella realtà. E' a tale fondamento che dobbiamo rivolgere le ricerche, se vogliamo progredire nella scoperta delle «civiltà del mistero». Sabatino Moscati «Atlante dei luoghi misteriosi», a cura di Jennifer Westwood, De Agostini, 240 pagine, 45.000 lire. Pellegrini al tempio dell'Imperatore di Giada sulla vetta del Tai Shan (Cina)

Persone citate: Jennifer Westwood, Oviedo, Paradisi, Platone

Luoghi citati: Africa, America, Asia, Cina, Inghilterra