Gli spagnoli ignorati di Angela Bianchini

Gli spagnoli ignorati Gli spagnoli ignorati (Segue da pag. 1) Afa nella conoscenza della Spagna rientrò anche la saggistica del Novantotto e quella più recente, opera di altri perseguitati (per esempio, di Enrique Tierno Galvàn, il sindaco di Madrid, ora scomparso) nonché il teatro. Fu, quella teatrale, una bandiera tenuta alta non soltanto da editori quali Feltrinelli e Einaudi, ma anche dalla Rai-Tv: valga, per tutti, il nome di Alfonso Sastre, presente in Italia anche in tempi per lui difficilissimi. E qui ci stiamo avvicinando al punto centrale, e cioè alla narrativa. Anche i narratori spagnoli degli Anni Sessanta, quelli cosiddetti della Nueva Ola, ebbero in Italia il loro momento magico, durato a lungo, e sei Goytisolo e i Semprùn vivevano in esilio a Parigi, abitavano poi tutti, con Sànchez Ferlosio, Ana Maria Matute e tanti altri, nelle collane di Feltrinelli, Einaudi, di editori minori, e perfino nella rivista Rai, Terzo Programma. Non solo: ma lo scambio editoriale tra l'Italia e la Spagna, non ancora libera dalla censura franchista, avveniva, oltre che ai tavolini di Rosati e di Canova, a Roma (tanto per ricordare quelli a me noti) anche durante le sessioni del Premio Formentor, in Spagna, o nella redazione della Seti Barrai di Barcellona. No: sorda alla letteratura spagnola l'Italia davvero non fu mai, neppure quando la valanga del boom latinoamericano (e esuli erano anche i Garcia Màrquez, i Vargas Uosa e i Puig), rovesciandosi sulle stesse case editrici, si insediò stabilmente nelle stesse collane, promossa, del resto, direttamente dalla Spagna. La sordità, il gap intellettuale è altrove e riguarda la grande narrativa spagnola dell'Ottocento, che, a differenza della narrativa più recente, possiede ancora la centralità e vitalità del personaggio. Quella è davvero, da noi, la grande sconosciuta, confinata com'è nella benemerita Bur (ma non ristampata), nei pochi, ottimi volumi della Utet e in alcuni altri luo¬ ghi, abbastanza inaccessibili. E' la grande assente, ma non per colpa dei pubblico, bensì degli editori, che non si aggiornano sulla attualità del romanzo galdosiano, oggi tradotto in Francia, da anni intensamente studiato negli Stati Uniti, della RaiTv che, non diversamente dalle reti private disdegna le serie televisive spagnole fra cui appunto. Fortunata y Jacinta di Galdós. Peccato: peccato per quella parte di pubblico che ama ancora leggere e ama anche i grandi personaggi romanzeschi. Sono questi che. am¬ pliando la nostra vita, ci comunicano, attraverso il passato, una diversa umanità. Peccato per i tanti potenziali lettori che si vedono così privati delle grandi figure di Ana de Ozores della Regenta, di Fortunata e Giacinta, di Benino di Misericordia, di Pepita Jiménez e di tante altre: tutte emblematiche di una narrativa che, pur radicata nella tradizione ottocentesca, raccoglie, come spesso accade in Spagna, umori diversi, che vanno dal nero al macabro all'illusionistico al visionario. Angela Bianchini