Fino al termine della notte con 600 illustrazioni di Gabriella Bosco

Fino al termine della notte con 600 illustrazioni Fino al termine della notte con 600 illustrazioni PARIGI — Trentasei anni sono passati da quando, nell'ottobre del 1932, usciva da Denoel — non senza difficoltà — il primo romanzo di Celine, Voyage au bout de la nuit. Da allora il libro ha continuato ad essere attuale, e anche ad aggiornarsi: la versione odierna (edizioni Futuropolis, Gallimard, 330 pagine, 179 franchi) è nuova, diversa dalle precedenti, inusuale. Siamo certi che sarebbe piaciuta a Celine, perché ancora una volta è provocatoria: il testo è accompagnato da più di 600 illustrazioni del disegnatore Jacques Tardi, che ne propongono una lettura parallela, ne scandiscono e insistono il ritmo, sottolineano la cattiveria. Sono in bianco e nero, dure, il colore secondo Tardi avrebbe stonato; e sono quasi ossessive, per la loro abbondanza che rasenta l'indiscrezione. Ogni pagina alterna le parti scritte a tre, quattro, anche cinque illustrazioni, e sono frequenti anche quelle che occupano per intero la doppia pagina. Sarebbero piaciute a Celine, perché questi loro caratteri un po' irriguardosì, che fanno in qualche modo violenza alla lettura lineare del testo, gli cor¬ rispondono appieno. Se si conosce bene il Voyage, percorrendo le immagini di Tardi, lo si ritrova per intero, tanto le complicate vicende, i luoghi e i personaggi, quanto gli stati d'animo, le suggestioni, gli incubi. Esisteva già, in effetti, un altro Voyage illustrato: il celebre pittore e scultore Raymond Moretti aveva dipinto qualche anno fa una serie di tavole per le Opere complete di Celine (Ed. Du Club l'Honnète Homme, Gallimard, 1981). Ma quello di Moretti — le tavole inserite nel Voyage sono in tutto otto — è un lavoro completamente diverso: il suo è un commento al testo, ne resta in fondo staccato, indipendente. I colori cupi, i soggetti non specifici (la guerra, l'amore, l'introspezione, New York...) culminano nella tavola finale — una visione apocalittica rossosangue e nera in cui spiccano mani tese al cielo, denti, occhi — e privilegiano l'aspetto universale del dramma raccontato da Celine. Tardi invece va dentro al testo, le sue immagini fanno corpo con la narrazione e non tralasciano nulla: se, nell'insieme, quello che colpisce e resta più im¬ presso è lo sguardo allucinato dei personaggi — occhi tondi e cerchiati, come perennemente stupiti per il continuo rinnovarsi di miseria e sofferenze — non si deve credere che le illustrazioni siano tutte tristi. Il protagonista Bardamu, piccolo uomo antieroe che fa pensare tanto a Chaplin quanto a Kafka, sa anche sorridere e intenerirsi; è un testimone completo della realtà attraverso la quale viaggia nella speranza di trovare qualcosa di diverso dalla notte. Così, le immagini di Tardi rendono conto di tutte le sue visioni, anche di quelle momentaneamente gaie, le quali del resto non fanno che accrescere il buio, il nero della disillusione finale. Per la riedizione del '49 (data in cui aveva già pubblicato i suoi più tremendi e inaccettabili pamphlet antisemiti). Celine scrisse che il Voyage era l'unico dei suoi libri veramente «cattivo», per la presenza di quello che defini il «fond sensible» del suo doppio Bardamu: dopo, la sua collera spazzerà via tutto, la sua voce non esprimerà altro che dispetto, indignazione, rivolta; la sua memoria si trasformerà in tremito e le sue divagazioni in sussulti, emorragie verbali. Nel Voyage invece, è ancora trattenuto, lucido, e proprio per questo più cattivo, perché obiettivo e quindi impietoso. Quando prevarrà il delirio. Celine non sarà più in grado di raccontare l'umanità affamata di catastrofi, innamorata di massacri. Ed è proprio questo «fond sensible» ancora presente che anima le illustrazioni di Tardi, dalla prima all'ultima, e rende bruciante lo sguardo sull'inventario inverosimile che è il Voyage. Da tanti anni Tardi voleva rendere un omaggio a Celine, da quando ragazzo lesse Mori à crédit e ne rimase sconvolto. C'è In effetti qualche affinità tra Celine e questo disegnatore di fumetti anche lui sempre arrabbiato, sempre contro qualcuno, scomodo. Lungamente fedele a riviste di punta come Pilote, A suivre. Metal Hurlant, e feroce vignettista di Liberation, Tardi — che ha fatto i suoi studi all'Accademia delle Belle Arti di Lione e alla Scuola di Arti Decorative di Parigi — ha però cominciato ad amare 1 fumetti grazie al Tintin di Hergé. Solo in un secondo tempo si è appassionato a disegnatori come Gotlieb, Moebius, Lauzier, i maestri della nuova B.D. (bande dessinée). La fusione dei due elementi fa si che il suo disegno conserva sempre una buona leggibilità, si mantiene narrativo, pur coltivando il gusto della dismisura, una verve di tipo irriverente, l'innata tendenza all'introspezione e all'ossessione. Questi tratti hanno reso possibile, e riuscito, il connubio con il Voyage. Illustratore prima di fumetti altrui, poi dei propri (molto famosa è la sua Anele Blancsec), Tardi insiste sempre sull'esatta corrispondenza tra testo e immagine. Non è esagerato dire che le sue intrusioni nel testo del Voyage tengono in qualche modo il posto preso più tardi dai tre puntini ben noti della «petite musique» di Celine: i tre puntini serviranno a spaziare le urla di una scrittura in cui la sintassi non sarà più possibile; i disegni di Tardi ritmano e sondano ogni passaggio del Voyage, intonati alia stessa ossessione di mone. Gabriella Bosco

Luoghi citati: New York, Parigi